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COSA ci costringe ad amplificare ?
[25-08-2010]
cari amici,
agli sgoccioli di una stagione che ci ha ammannito volenti o nolenti spettacoli di ogni genere mi risale dal profondo come un rflusso gastrico una domanda:
COSA, qual'è l'esigenza, che ci costringe ad amplificare ?
due risposte mi vengono facili:
a) soddisfare le richieste dei "direttori artistici"
b) soddisfare l'esigenza che la nostra musica arrivi a più persone
in tutti e due i casi mi chiedo: è giusto ? siamo sicuri che ci conviene ?
ps: vi faccio notare che nemmeno al più becero musicista verrà mai in mente che possa sussistere una terza opzione:
c) per soddisfare l'esigenza di migliorare la nostra esecuzione"..
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Re: COSA ci costringe ad amplificare ?
[28-07-2012]
caro Edo, il segreto è tutto lì, decidere cosa si vuole fare, è chiaro che se si organizza un "concertone finale" mi sembra logico che si prendano quei provvedimenti tecnologici atti a farlo scoltare a tutti
e come ho detto, per me, e sottolineo per me, è lì l'errore, se fossi stato io l'organizzatore non avrei organizzato il "concertone finale", mi spiego ?
io la penso così:
quando si organizza una manifestazione con lo scopo DICHIARATO di voler perpretare/trasmettere/farconoscere la tradizione, bisognerebbe EVITARE tutti ciò che può SNATURARE la faccenda,
per esempio, quando organizzo "Stornelli & Vino" lo faccio in una bettola del 1600, dove si distribuisce per pochi spiccioli (a piacere) caciotta tiburtina e vino locale, e chiamo stornellatori da tutte le province del lazio e oltre, e quando i suonatori mi chiedono se possono venire a suonare io dico: sì, ma solo se il tuo strumento è acustico e in linea con l'evento, non ultimo non facciamo pagare l'ingresso, anche perchè cerchiamo di decentrare l'evento coinvolgendo anche la piazza pubblica antistante, e diamo spazio agli anziani che vogliono cantare anche un solo verso
ma questo è solo come la penso io, se volessi potrei: mettere un bell'impiano di amplificazione (e ce l'abbiamo, ma non lo usiamo) a tutto volume che diffonda in tutto il paese quello che succede nella cantina, e ti assicuro che accorrerebbero più dei 3-400 che vengono di solito, e se ci mettessimo a vendere panini con la salsiccia, faremmo un bell'incasso, non ti dico poi se ci mettessimo a vendere birra, e potrei anche far partecipare la Compagnia Folkloristica di Sant'Angelo Romano (che si è più volte offerta gratis di partecipare) che in"costume tradizionale" potrebbe ballare in piazza per ore e ore, e giù altre birre e panini e porchetta,
ma preferisco fare altro, e questo nonostante ti scriva dal mio supernotebook connesso wifi alla mia rete familiare,
riassumendo, non disdegno il progresso, la sperimentazione, e nemmeno l'irriverenza nè la provocazione (altrimenti non avrei costruito la battente che vedi qui http://www.alfonsotoscano.it/forum/Subject.asp?S_ID=146&H_ID=36&pagei d=2&show=1 )
ma se mi ripropongo di far conoscere la Divina Commedia non ne stravolgo le rime, per renderle più fruibili, ma le ripropongo pari pari, e poi a chi non le capisce le spiego, no ?
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Re: COSA ci costringe ad amplificare ?
[28-07-2012]
Concordo con quanto esposto da Pier Filippo anche se condivido i principi ispiratori di Alfonso (che però non sono sempre applicabili).
Quando ero piccolo (c'era una volta...., circa sessanta anni fa), ricordo che sulla piazza antistante il castello di Bracciano (RM), in occasione della festa del santo patrono (S. Sebastiano), veniva posizionato un carretto da carico (di quelli trainati dai buoi) dove sopra veniva posto un tavolo con un fiasco di vino ed alcuni bicchieri; quello era il "palco" dove far esibire i "poeti a braccio" in modo da farli sentire ad un pubblico più vasto. Anche in quella occasione, se vogliamo essere pignoli, si snaturava l'essenza dell'esibizione, in considerazione del fatto che il luogo deputato alla poesia in ottava rima era sempre e solo l'osteria, dove i poeti battagliavano tra loro guardandosi in faccia senza curarsi dei presenti che non poetavano.
Data la particolarità del mio repertorio, che ho sempre esibito all'insegna del "Peppino blu", sempre più persone si accalcano in circolo attorno a me e coloro che arrivano per ultimi, pur sentendo il suono dell'organetto, non percepiscono la mia voce, che, data l'età e se sforzata, si esaurisce in breve tempo.
Proprio per arrivare a tutti quelli che "vogliono sentire", ho maturato la necessità di utilizzare una amplificazione portatile e di minimo impatto visivo.
Caro Alfonso, anche se la cosa, ne ero sicuro, ti fa inorridire e proprio perché, come te, amo la musica popolare, userò mezzi diversi, a seconda delle situazioni, per poterla divulgare nel "modo più fedele alla realtà", intendendo, come realtà, quella di oggi e non quella di ieri.
D'altra parte mi piace quando mi si dà l'appellativo di portatore della tradizione, e per questo non intendo fare, con le mie esibizioni, una "esposizione museale" di ciò che era una volta, ma cerco di continuare una tradizione.
Quando canto stornelli che hanno per argomento la vita sociale di oggi, mi sento in linea coi tempi da cui non posso e non voglio estraniarmi.
Riguardo il Festival dell'Improvvisazione Contadina di Bracciano, per tutta la giornata continuerà sempre all'insegna del Peppino Blu, mentre la rassegna dei gruppi partecipanti, che si esibiranno solo dieci minuti ciascuno in un diverso contesto appositamente attrezzato con microfoni panoramici assolutamente invisibili e ben lontano dal porchettaro che, purtroppo per lui e per quelli che si attarderanno al suo banco, non potranno ascoltare, non ostante l'amplificazione, e che per tale motivo non mi pagherà (AIME') la percentuale sulle vendite.
Infine, Alfo', non mi paragonare alla "notte della Taranta" se vuoi che ti voglia sempre bene.
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