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      "origini e caratteristiche della chitarra battente" 
      		La 
            chitarra battente è già 
            presente nel territorio nazionale fin dal XIV secolo, lo strumento è 
    stato  
            adottato dalle popolazioni 
    del centro e sud Italia e rivisitato da queste nel corso dei secoli, fino ad 
    assumere delle caratteristiche e delle modalità d'uso autonome rispetto al 
    modello storico, di indubbia origine colta. Oggi 
    essa è detta anche chitarra italiana in contrapposizione alla 
    chitarra “classica” che, importata solo alcuni secoli fa dalla Francia,  viene indicata con il termine di chitarra 
    francese.  La chitarra battente ha una forma 
    simile ad un otto allungato, le spalle hanno infatti una larghezza prossima 
    a quella della pancia. 
			
            
             Le fasce laterali sono spesso di altezza 
    superiore a quelle della chitarra francese e possono essere sia dello stesso 
            legno del fondo che di altro tipo 
    (acero, noce, castagno, cipresso...).         
            Il fondo 
    dello strumento può essere sia piatto che bombato. Il fondo piatto è 
            costituito spesso da due tavole affiancate, quello bombato è 
            spesso costituito da una serie di doghe di due diversi legni, di colore 
            chiaro e scuro, incollate fra loro e alternate in modo da 
    creare un motivo cromatico. Lo spessore dei legni, dell'ordine di alcuni 
    millimetri,  è variabile e commisurato sia all'abilità del 
    liutaio-artigiano che alle esigenze del 
    committente, nonché alla destinazione dello 
    strumento.  
     
     
            
                
            La tavola armonica è quasi sempre in 
    abete, ma alcuni artigiani hanno usato anche legni diversi, ad esempio il 
    ciliegio e il gelso. La tavola presenta una spezzatura, ossia una inclinazione verso il 
    fondo, più o meno accentuata, che inizia al disotto della buca e all’altezza 
    circa del ponticello.  Il piano armonico può presentare sia una che tre 
    buche, in questo caso oltre alla buca centrale sono presenti due buche, più 
    piccole, contrapposte e situate in prossimità delle spalle. Sia nei modelli 
    con unica buca centrale, in questo caso molto ampia, che nei modelli 
    a tre buche,  vi è sempre inserita in esse una decorazione chiamata 
    rosa, al centro della quale spesso emergeva, per mezzo di uno stelo, un 
    piccolo fiore di carta. 
            
            
             La 
            rosa può 
            essere in legno, in cartoncino o pergamena. Non è chiaro se questa 
            decorazione sia stata adottata con l’intento di influire sulla 
            funzione acustica, mentre è evidente che serva comunque a nascondere 
            l’interno dello strumento, spesso poco rifinito o che presenta le 
            giunture rinforzate con carta o stracci. 
    
            Il manico, 
            in legno di noce, pero, pioppo, prugnolo,  è più corto di 
            quello della chitarra francese e può essere un tutt'uno con la 
            paletta oppure unito a questa mediante una giuntura a incastro a 
            forma di “V”.  
            La paletta, 
            di varia foggia e dimensione in funzione della quantità di corde 
            montate, presenta una inclinazione rispetto al manico di 15-18 °, di 
            solito è munita di 
            piroli 
            in legno duro (prugnolo, sorbo ecc…) posti in fori perpendicolari al 
            piano della paletta e più recentemente è dotata di moderne 
            chiavette ad ingranaggio metallico.  
			
            La tastiera  
            spesso è 
    assente o comunque, se presente, è posta allo stesso livello della tavola 
    armonica e reca un numero di tasti che varia da 9 a 12. 
            
    
               
	
             
      
      Il 
      ponticello, in osso o legno di noce,  è mobile e molto basso, in questo 
    modo le corde sono poste a pochi millimetri dal piano armonico e questo 
    permette di percuotere contemporaneamente, con una particolare tecnica,  sia 
    le corde che la tavola armonica, ottenendo un caratteristico effetto. Il 
    ponticello è sempre mobile, cioè non fissato al piano armonico. Poggia sulla 
            parte inclinata del piano armonico, appena sotto la piegatura 
            
            
      
      (1)  (alcuni dissentono decisamente). Il ponticello regge 
    le corde 
            sempre di metallo e tutte di uguale spessore (prossimo al mi cantino 
            di una chitarra acustica). 
      
      
            
      
            
    
    Nel caso 
    in cui le corde siano doppie, ed in taluni modelli triple, queste sono 
    sempre accordate all'unisono e sono fissate a piccoli perni metallici (o 
    chiodi) o in legno (canna) inseriti presso l’attaccatura delle fasce.  
    La chitarra battente può presentare un numero di corde che va da quattro a 
    dodici, in ogni caso queste corde sono tutte del medesimo spessore, che va 
    dai 20 a 25 centesimi di mm.  
    		 
    
    I 
    modelli a quattro corde vengono per lo 
    più usati nell’area calabro-campana, nell’area calabrese questo modello può presentare una 
    quinta corda, detta di bordone, fissata con una estremità all’attaccatura 
    delle fasce e con l’altra ad una chiavetta (piruozzo, piruozzulu) situata 
    sul manico di solito all’altezza fra il 6° del 7° tasto.  In questo modo questa corda 
    non viene tastata dalla mano sinistra e viene accordata di volta in volta 
    dal suonatore sulla nota dominante del pezzo da eseguire. La presenza di 
    questa corda accomuna questo strumento alla zampogna, che presenta anch'essa 
    una canna con funzione di bordone.
      
       
    
       
      
       Alcuni modelli 
    possono avere quattro corde doppie, la maggior parte dei modelli, diffusi 
    anche nell’area lucano-pugliese, presentano cinque corde singole e più 
    spesso cinque corde doppie. In alcune ristrette località della Puglia sono 
    diffusi dei modelli a dodici corde, suddivise in cinque cori, la seconda e 
    quarta corda triple, le altre doppie.  
    Le corde, doppie o triple, non sono sempre accordate all’unisono e sono ancorate 
    in coppia ad un unico punto all’attaccatura delle fasce.  La costruzione della 
    chitarra battente, sia pure con diverse caratteristiche, era diffusa presso 
    artigiani e falegnami in diverse regioni ma sopratutto nell'Italia 
	centro-eridionale, raggiungendo 
    la massima diffusione negli anni dal 1800 al 1950. Di recente ho avuto modo 
	di verificare la presenza dell'uso radicato di questo strumento nelle valli 
	bresciane, nonchè negli Abruzzi e Marche, qui giunte probabilmente a seguito 
	di 
    quel grande fenomeno socio-culturale che fu la transumanza.  
     
    
    
      
    	La 
      costruzione di questo strumento fu poi esportata anche nelle Americhe del 
      Sud e del Nord dagli stessi falegnami, artigiani e liutai che non si 
      sottrassero al flusso migratorio che caratterizzò l’epoca.   In 
      Calabria è tuttora viva la tradizione della costruzione della chitarra 
      battente, tradizione sostenuta da 200 anni oltre che dalla famiglia De Bonis 
	anche da numerosi artigiani-falegnami.  Nell' 
    area del Cilento la tradizione è stata ripresa dal liutaio Campitiello, che 
    da alcuni anni ha ripreso l’arte che nell’area fu della famiglia De Luccia, 
    liutai dal 1800 fino al 1970 in Italia e negli Stati Uniti. In Puglia e 
      Basilicata diversi ottimi artigiani costruiscono modelli di vario tipo. 
    
        
      
    E’ 
    opinione diffusa che il declino
    di questo caratteristico strumento popolare inizia con 
    il rientro degli emigranti dagli Stati Uniti che riportavano a casa, con 
    orgoglio, i primi apparecchi fonografici,  che 
    resero superflua l’esistenza di suonatori dal vivo e dei loro strumenti 
    (organetto, chitarra battente, fruscarùlo, tamburello), la cui presenza era 
    indispensabile nelle numerose occasioni ludiche legate ai ritmi ed ai riti 
    della cultura contadina (feste civili e religiose, matrimoni ecc…).  Il 
    fenomeno si è poi accentuato nel dopoguerra con la diffusione 
      dell'organetto, strumento più stabile e pratico in quanto non 
      abbisognevole di accordatura, e con l'avvento degli 
    apparecchi di radiodiffusione, che hanno dato il colpo di grazia ai 
    musicanti già in via di estinzione. 
      
            
    o ggi (2011) posso dire non senza 
	orgoglio che ho potuto rilevare negli ultimi anni un deciso incremento dei 
	costruttori (oltre che dei fruitori di questo strumento) 
      
            
      e ciò anche a causa del mio quotidiano 
	impegno nell'opera di diffusione e rivalutazione di questo strumento. 
    	
    
            
    
    Alfonso Toscano 
			
             © 
			tutti i diritti riservati - non è consentito l'utilizzo anche 
			parziale senza l'autorizzazione dell'autore 
			
              
      
      		nota dell'autore: 
			Ho potuto constatare come molti improvvisati 
			webmaster, nel realizzare i loro siti, allorchè hanno l'esigenza di 
			spiegare cos'è una chitarra battente, saccheggiano questo testo 
			aggiungendo o sottraendo qualcosa qui e là per dare l'impressione 
			che il tutto sia farina del proprio sacco anzichè del sacco altrui. 
			A queste persone suggerisco che prendendo un 
			articolo completo ed esaustivo e spezzettandolo, inframezzandolo, 
			modificandolo o tagliandolo non rendono un buon servizio alla causa 
			e non compiono un buon lavoro. 
			In molti casi, se non si hanno le competenze 
			specifiche per scrivere di un argomento, è molto meglio utilizzare 
			integralmente le competenze altrui avendo la correttezza e l'onestà 
			di citarne autore e fonte, magari chiedendo all'autore 
			l'autorizzazione. 
			Ne gioveremo certamente tutti. 
			Alfonso Toscano 
      		
      
			  
      		
      		
              
			
              
      		   | 
			
      
            
            
              | 
			
        per leggere 
		l'intervista di Barbara Polacchi ad Alfonso Toscano: 
		
		
		clicca qui 
		  
		°°°---°°° 
		  
		
            dall'intervista 
	
    
      		"Alla 
	scoperta della battente" 
	di Valentina Locchi ad Alfonso Toscano 
		
      
      Domanda: Mi descriva, innanzitutto, la chitarra battente nelle sue 
	caratteristiche principali, enunciando anche le maggiori differenze tra le 
	varianti regionali. Risposta: Pur 
	essendo la chitarra battente uno strumento non codificato esso presenta dei 
	caratteri che lo contraddistinguono: le corde tutte uguali, la spezzatura 
	del piano armonico, il ponticello mobile, l’assenza di tastiera e la 
	presenza di 9-10 tasti, ma questi caratteri non sono rigidi, difatti in 
	diverse aree (Gargano e Calabria) è diffusa e radicata la pratica di 
	adattare a battente vecchie chitarre acustiche (o classiche), sostituendone 
	le corde ed eliminandone alcune. Questi strumenti ibridi vengono poi usati 
	esclusivamente per un repertorio “a battente”. Possono essere quindi 
	considerate chitarre battenti a tutti gli effetti ma questo porta anche ad 
	una considerazione: la caratteristica principale della battente è di avere 
	un repertorio proprio, imprescindibile e irripetibile senza questo 
	strumento. 
	Gli anziani chiamano questo strumento semplicemente “la chitarra” e indicano 
	invece la chitarra classica con il termine di “chitarra francese”. 
	L’espediente di trasformare una chitarra “francese” in “battente” è adottato 
	a causa della scarsa mobilità e disponibilità economica dei suonatori 
	anziani, che non avendo alternative nel procurarsi uno strumento allorché 
	gli venga a mancare, ed essendo altissimi i costi dello stesso rispetto alle 
	possibilità economiche di un anziano del sud, ricorrono a questo semplice 
	espediente pur di continuare a cantare le loro tradizioni.  
	Anche per questo motivo, quando decisi anni fa di dare il via al mio 
	progetto di rivalorizzazione e ridiffusione della chitarra battente nel 
	centro-sud, ritenni essenziale includere fra le iniziative utili, oltre la 
	realizzazione di incontri, conferenze, laboratori, stage ed eventi, anche e 
	soprattutto la realizzazione di chitarre battenti a costo “politico”, 
	appunto per favorire la riattivazione di anziani suonatori nonché favorire 
	l’approccio dei giovani, che altrimenti non potrebbero permettersi di 
	entrare in possesso di uno strumento.  
	Altre iniziative importanti incluse nel mio progetto e realizzate sono: la 
	realizzazione di seminari sull’argomento nelle scuole di ogni ordine e grado 
	e, non ultima, la guida all’autocostruzione della chitarra battente per chi 
	volesse costruirsela da solo. Tengo a precisare che anche quest’ultima 
	iniziativa è stata realizzata nel solco della tradizione essendo questo 
	fenomeno diffuso e radicato in tutto il territorio nazionale.  
	La chitarra battente presenta senza dubbio differenze fra le varie aree del 
	centro-sud, differenze mantenute anche a causa dello scarso sviluppo di 
	questi territori. Per quanto riguarda il Lazio per ora sono sulle tracce di 
	alcuni strumenti rilevati nella zona di Viterbo. Nelle Marche, Abruzzi e 
	Molise il modello appare simile (ma non uguale) a quello in uso nel Gargano. 
	Nel Gargano la battente presenta due modelli ben distinti: uno con il corpo 
	molto affusolato e con spalle e cassa di medesima ampiezza e vita poco 
	accentuata, a fondo bombato, l’altro invece con la pancia più pronunciata 
	delle spalle, fondo piatto, vita molto stretta ma soprattutto la presenza di 
	tre buche sul piano armonico, di cui una centrale e due di dimensioni 
	ridotte e posizionate prossime alle spalle. Il primo modello presenta da 5 o 
	6 corde singole fino a 14 (3+3+3+3+2) in cori multipli e spesso tripli, il 
	secondo presenta da 10 corde (2+2+2+2+2) a cori doppi fino a 12 a cori doppi 
	e tripli (2+3+2+3+2). In alcuni casi sono presenti alcune corde non 
	accordate all’unisono. 
	Nel Salento (patria della Pizzica) lo strumento, fino ad alcuni anni fa, era 
	assolutamente inusato e sconosciuto. 
	In Basilicata sono sulle tracce di alcuni esemplari. Nel Cilento è diffuso 
	un modello con pancia più pronunciata delle spalle, che monta 4 corde, con 
	accordatura LA RE SI MI, a fondo sia piatto che bombato. Tale modello si 
	diffonde fino al nord della Calabria dove però, spesso, troviamo aggiunto 
	uno scordino, ossia una corda che termina al 7° tasto, e che quindi, non 
	venendo tastata, svolge la funzione di bordone. (la corda esegue sempre lo 
	stesso suono). 
	In altre zone della Calabria è diffusa la battente a 5 corde doppie e fondo 
	bombato, questo a causa della presenza nel territorio di una famiglia di 
	liutai che, operando da diversi secoli, ha portato ad una standardizzazione 
	e alla diffusione generalizzata di questo modello, che oggi viene a mio 
	giudizio erroneamente indicato come “la chitarra battente”, e ciò anche a 
	causa dell’adozione di questo modello da alcuni musicisti assurti alla 
	notorietà. Questo modello, prediletto dai “musicisti” (rispetto ai 
	“suonatori”), permette a questi ultimi di essere utilizzato sia per la 
	cosiddetta “musica popolare” che, forse più appropriatamente, per la “musica 
	barocca”. 
	In Sicilia non sembra esistere un modello autoctono ed in Sardegna non ne 
	abbiamo traccia. 
	Una notizia in anteprima: grazie ad un musicista e ricercatore del luogo 
	siamo sulle tracce di un modello “bresciano” che sembra fosse, fino al 
	dopoguerra, radicato e diffuso in alcune valli bresciane, e la presenza di 
	questo modello è suffragata anche dalla presenza di un repertorio 
	documentato. 
	Domanda: Quando è nata la 
	chitarra battente e quali sono gli effettivi rapporti tra la battente 
	attuale e la chitarra barocca. 
	Risposta: Io sono solo un 
	suonatore, testimone del mio tempo, quello che so è frutto di pratica ed 
	esperienza quotidiana, o di ricordi, non sono né organologo né un musicista 
	e quindi non so dirti nulla sulle origini dello strumento e sui rapporti con 
	la chitarra barocca. Lascio a studiosi ed accademici lo studio dei documenti 
	limitandomi a illustrare e trasmettere la cronaca del mio tempo. 
	Con il termine “suonatore” si suole indicare l’esecutore di tradizione che 
	ha acquisito tecnica e repertorio attraverso l’ascolto degli anziani, ossia 
	per trasmissione orale, al contrario del termine “musicista”, con il quale 
	si suole indicare un esecutore che abbia seguito un corso di studi, 
	istituzionali o meno, e che esegua musiche codificate e trasmesse per 
	trasmissione scritta. 
	Chi volesse approfondire l’argomento battente/barocca può farlo leggendo le 
	pagine del forum dove è stato ampiamente trattato l’argomento, non senza 
	polemiche, da parte di musicisti di fama e di esperti di indubbia autorità. 
	Questo è l’indirizzo del topic in oggetto: 
      
	
	
	http://www.alfonsotoscano.it/forum/Subject.asp?S_ID=444&H_ID=36&seekword=barocca&pageid=2&show=1 
  
      
	Domanda: Parlando ora del suo suono, tenti di 
	descriverlo e di spiegare l'uso che se ne fa tradizionalmente, anche qui 
	evidenziando, eventualmente, differenze tra le varie zone di utilizzo. 
	Risposta: il suono è assolutamente particolare, 
	l’abilità del suonatore è nel produrre una grande quantità di armonici 
	mediante una tecnica che prevede la percussione repentina delle corde, così 
	che il complesso di armonici sostenga e avvolga la voce del suonatore 
	creando un canto armonico unico e suggestivo. 
	Pur fra una miriade di diversità, variazioni e stili differenti, in tutte le 
	aree dove essa è in uso la battente viene usata immancabilmente per 
	accompagnare il canto, sia esso d’amore, di sdegno o di lontananza. 
	Un “suonatore” di chitarra battente non può dirsi “completo” se non canta. 
	Si noti che nella musica di tradizione orale il cantore deve necessariamente 
	accompagnarsi da solo, non può essere accompagnato da altri in quanto gli 
	attacchi e i tempi del canto sono estremamente personalizzati, in funzione 
	dell’abilità espressiva del cantore e delle esigenze del momento, insomma il 
	canto è influenzato da una infinità di variabili irripetibili, che spesso 
	mutano ad ogni esecuzione, rendendo appunto impossibile l’accompagnamento 
	musicale se non effettuato personalmente.  
	Domanda: Provi a spiegare cosa è cambiato nel modo 
	di suonare lo strumento negli ultimi anni, dagli anni 70 ad oggi, ossia da 
	quando la musica popolare è suonata anche da musicisti professionisti o 
	comunque con formazioni non più propriamente tradizionali.  
	Risposta: E' cambiato sia lo strumento che la sua 
	funzione. Al contrario dei suonatori tradizionali, i musicisti ne hanno 
	sperimentato, spesso con eccellenti risultati, le vaste possibilità 
	espressive e interpretative. In questo sono stati incoraggiati anche dalle 
	modifiche apportate allo strumento originale dai liutai, come per esempio 
	l’aggiunta dell’undicesimo e dodicesimo tasto, che non sono presenti nei 
	modelli tradizionali. 
	Al di là dei cambiamenti ed evoluzioni dello strumento ritengo opportuno 
	sottolineare l’importanza di trasmettere ai giovani la tradizione nel modo 
	più rigoroso possibile in quanto essa è parte di un patrimonio da 
	salvaguardare ed è espressione della propria identità culturale, al pari dei 
	Bronzi di Riace o della poesia del Carducci. 
	Salvaguardata e trasmessa la tradizione nulla vieta ai giovani musicisti di 
	cimentarsi nella composizione, contaminazione o sperimentazione di nuovi 
	impieghi dello strumento, ma invitando sempre la gente a distinguere fra 
	innovazione e tradizione, in modo da perpetrarne l’opera di trasmissione.
	 
	Alfonso Toscano  
	
      
            
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			tutti i diritti riservati - non è consentito l'utilizzo anche 
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											io e la Chitarra Battente
											
											Avevo sempre avuto in mente di 
											procurarmi una chitarra battente, 
											che da ragazzino ricordavo di avere 
											visto qui e là nelle case del 
											Cilento, appesa al muro accanto al 
											setaccio o al falcetto, o sopra un 
											armadio, e allora cominciai a 
											chiedere un pò in giro ma rimasi 
											molto perplesso quando constatai che 
											i liutai chiedevano per questo 
											strumento alcuni milioni (di lire). 
											
											
											E mi chiesi: "ma come ? uno 
											strumento popolare viene venduto a 
											fior di milioni !?!" e “ma allora 
											quei poveri contadini cilentani 
											hanno sempre posseduto oggetti 
											preziosi senza saperlo ?!?”. 
											
											
											Dopo un po’ di ricerche dedussi che 
											una battente costava così tanto 
											perchè lo strumento era scomparso, 
											praticamente sconosciuto ai giovani 
											e caduto in disuso fra la 
											popolazione, ed era usato ormai 
											quasi esclusivamente dai musicisti e 
											quindi era costruito dai liutai (e 
											non anche da falegnami-ebanisti come 
											accadeva una volta) che, per per 
											giunta lo avevano impreziosito di 
											legni pregiati e ornamenti, 
											“riducendolo” ad uno strumento 
											prezioso, colto, leggiadro e, per il 
											costo, destinato a musicisti di 
											professione o a giovani con discrete 
											disponibilità economiche. 
											
											
											Mi resi anche conto che, assieme 
											alla chitarra battente, era 
											scomparsa fra la popolazione e 
											soprattutto fra i giovani anche 
											tutto ciò che ruotava attorno alla 
											chitarra battente, i canti, i cunti, 
											le danze, le circostanze, le storie, 
											i riti, le musiche, le tradizioni, 
											insomma tutto il prezioso patrimonio 
											che rappresenta l’identità di un 
											popolo e quindi dell’individuo. 
											
											
											Pensai che dovevo fare qualcosa, che 
											forse avrei potuto fare qualcosa, 
											che forse sarebbe bastato poco, come 
											accendere una miccia.. ..e forse la 
											parte recuperabile di quello che si 
											era perso sarebbe tornato a galla. 
											Decisi così, come i miei tanti amici 
											ognuno dei quali ha un hobby e un 
											passatempo diverso, che avrei 
											dedicato il mio futuro e le mie 
											energie a questo scopo: ridiffondere 
											e rivalutare la chitarra battente 
											nel Cilento e in tutti i territori 
											di origine, e soprattutto fra i 
											giovani. 
											
											
											Dopo aver constatato che il primo 
											ostacolo alla ridiffusione era 
											rappresentato dal significativo 
											costo dello strumento cercai di 
											convincere diversi liutai a 
											sdoppiare la produzione: cioè a 
											continuare a costruire uno strumento 
											con legni e materiali di pregio ma 
											anche a realizzarne una versione 
											economica, più abbordabile, per 
											favorire il riavvicinamento dei 
											giovani allo strumento, ma i liutai 
											interpellati mi spiegarono, e con 
											indubbia ragione, che questo non era 
											possibile perché non era 
											economicamente conveniente in quanto 
											i due diversi strumenti avrebbero 
											richiesto pressapoco lo stesso tempo 
											di realizzazione, ed oggi è il 
											tempo, ossia la mano d’opera, quello 
											che in massima parte stabilisce il 
											costo di uno strumento.  
											
											
											Pensai allora che un’altra soluzione 
											sarebbe stata quella di stimolare 
											falegnami, ebanisti e semplici 
											amanti del fai da te, alla 
											realizzazione dello strumento, 
											proprio come accadeva una volta e 
											quindi nel solco della tradizione. 
											Questo avrebbe senz’altro 
											riavvicinato la battente alla 
											popolazione e contribuito 
											notevolmente a ridiffonderne la 
											cultura e l’uso fra i giovani, 
											restituendo questo strumento al 
											popolo. Nello stesso momento decisi 
											di stendere un progetto, annotandomi 
											idee e soluzioni, finalizzato agli 
											scopi che mi proponevo: 
											“ridiffusione e rivalutazione”. 
											
											
											Nel corso delle ricerche che ho 
											dovuto necessariamente intraprendere 
											poi ho scoperto qualcosa che mi è 
											sembrato un segno del destino, e che 
											mi ha spronato ancora di più: ho 
											scoperto infatti di essere il 
											discendente di una famiglia di 
											falegnami/ebanisti e liutai, 
											costruttori di chitarre battenti 
											dalla metà del 1800, il cui 
											capostipite, Matteo De Luccia, era 
											il mio trisavolo.  
											
											
											Essi oltre a tavoli, sedie, madie 
											ecc. costruivano chitarre battenti e 
											mandolini che vendevano poi sulla 
											bancarelle in occasione delle 
											tradizionali fiere paesane, che 
											duravano più giorni. Le cronache 
											dell’epoca dicono che già al primo 
											giorno le chitarre battenti andavano 
											esaurite.. Alcuni discendenti 
											costruivano anche ottimi violini, 
											emigrarono in America all’inizio del 
											1900 e la loro perizia era tale che 
											gli fu affidata la manutenzione 
											degli strumenti della Filarmonica di 
											Philadelphia. Un discendente della 
											famiglia, Eugenio De Luccia, da me 
											rintracciato a Torino, partecipò al 
											2° raduno dei Suonatori di Chitarra 
											Battente che organizzai a 
											Montecorice (SA) il 26 luglio 2005, 
											“caparàuto” (al quale parteciparono 
											ben 7 (sette) suonatori di chitarra 
											battente). Egli partecipò al raduno 
											su mio invito per sorteggiare e 
											consegnare una chitarra battente da 
											me appositamente costruita e messa 
											in palio per l’occasione, per 
											racimolare il necessario per pagare 
											il rimborso delle spese ai suonatori 
											convenuti al raduno. Naturalmente 
											l’evento segnò un vivo e inaspettato 
											interesse fra la popolazione. 
											
											
											E fu così che decisi che c’era 
											bisogno di agire a 360 gradi e 
											buttai giù un progetto che prevedeva 
											tutta una serie di iniziative che 
											andavano dalla ricerca, 
											realizzazione di eventi, seminari, 
											corsi, sponsorizzazioni, studi, 
											pubblicizzazione, realizzazione di 
											siti web, ma sopratutto alla 
											stimolazione, di chiunque fosse in 
											grado ed avesse un minimo di volontà 
											e capacità, alla realizzazione di 
											strumenti dal costo più popolare 
											possibile, in modo da attrarre, 
											interessare e coinvolgere i giovani, 
											molti dei quali non possono 
											permettersi strumenti del costo di 
											migliaia di euro, e mi presi anche 
											l'impegno di realizzare io stesso la 
											mia chitarra battente, anche per 
											rendermi conto delle tecniche e 
											delle risorse necessarie, e magari 
											trasmetterle a chiunque fosse 
											interessato. Mi dedicai quindi anche 
											alla ricerche delle tecniche 
											costruttive e dopo circa un anno 
											realizzai la mia chitarra battente. 
											Naturalmente non ne fui soddisfatto 
											e decisi di costruirmene una seconda 
											e poi una terza e una quarta, e così 
											cominciai a cederne qualcuna ad 
											amici e conoscenti, cosa che faccio 
											tutt’ora anche se in maniera assai 
											sporadica e saltuaria. 
											
											
											Naturalmente per precisa scelta 
											queste battenti le ho costruite come 
											le ricordo, "povere", ossia seguendo 
											i canoni di artigiani e falegnami, 
											proprio come quelle che, fino ad 
											alcuni decenni fa, potevi vedere 
											nelle case del Cilento appese al 
											muro, accanto alla falce e al 
											setaccio per il grano, cosa ancora 
											viva nei miei ricordi, e come 
											immagino che succedeva in molte 
											altre realtà agro-pastorali del 
											nostro sud. Mi raccontava appunto un 
											anziano suonatore che, quando si 
											sposava una figlia, si andava dal 
											falegname-ebanista del paese: 
											"compà, fammi i mobili per mia 
											figlia, li voglio così e così, ..e 
											poi fammi pure 'na battente ! " .. 
											che magari serviva pure per 
											rallegrare la giornata del 
											matrimonio.. 
											
											Oggi, anche a 
											seguito delle numerosissime 
											manifestazioni di ringraziamento, 
											riconoscenza e incoraggiamento a 
											proseguire che ho ricevuto e che 
											ricevo quotidianamente per questa 
											mia attività, mi sento di dire non 
											senza orgoglio, di avere contribuito 
											in maniera significativa alla 
											ridiffusione e rivalutazione della 
											chitarra battente in Italia e nel 
											mondo. Di questa mia attività alla 
											fin fine ne hanno beneficiato anche 
											i liutai in quanto è spesso accaduto 
											che gli acquirenti di chitarre 
											battenti di tipo “economico”, una 
											volta acquisita la padronanza dello 
											strumento, si sono poi rivolti ai 
											liutai per acquistare uno strumento 
											più pregiato o magari indicato per 
											attività concertistica. Senza 
											sminuire l’importanza e i risultati 
											molto incoraggianti delle diverse 
											iniziative, oggi la parte più 
											“visibile” di questo mio progetto è 
											senz’altro il sito web 
											
											
											www.alfonsotoscano.it 
											, dedicato a tutti gli aspetti della 
											chitarra battente e visitato 
											quotidianamente da centinaia di 
											appassionati di ogni continente, un 
											punto di forza della “ridiffusione” 
											dello strumento, dove oltre a tutte 
											le notizie in merito c’è anche un 
											forum che ad oggi è stato consultato 
											da oltre 100.000 visitatori. 
											
											
											Vorrei anche segnalare che, a 
											seguito di questa attività di 
											divulgazione, altri appassionati 
											hanno a loro volta “sposato la 
											causa” e si stanno cimentando in 
											analoghe iniziative di costruzione e 
											ridivulgazione, moltiplicando così 
											gli effetti del mio impegno. 
											
											
											Colgo l’occasione per ringraziare la 
											miriade di amici ed appassionati il 
											cui sostegno morale mi è 
											indispensabile per proseguire nel 
											progetto che comunque richiede un 
											impegno non indifferente.  
											
											
											Alfonso Toscano  
									 
								 
							 
						 
					 
				 
			 
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