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(anche detta chitarra italiana, chitarra a baùglio, hitting guitar, knocking guitar, guitare a battre, guitare en bateau,

à dos bombé, à la capucine, slaggitaare, Italienische Gitarre, hitting guitar)

 
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origini e caratteristiche

 

 

   

interviste sull'argomento

"origini e caratteristiche della chitarra battente"

La chitarra battente è già presente nel territorio nazionale fin dal XIV secolo, lo strumento è stato adottato dalle popolazioni del centro e sud Italia e rivisitato da queste nel corso dei secoli, fino ad assumere delle caratteristiche e delle modalità d'uso autonome rispetto al modello storico, di indubbia origine colta. Oggi essa è detta anche chitarra italiana in contrapposizione alla chitarra “classica” che, importata solo alcuni secoli fa dalla Francia,  viene indicata con il termine di chitarra francese.  La chitarra battente ha una forma simile ad un otto allungato, le spalle hanno infatti una larghezza prossima a quella della pancia.

 Le fasce laterali sono spesso di altezza superiore a quelle della chitarra francese e possono essere sia dello stesso legno del fondo che di altro tipo (acero, noce, castagno, cipresso...).      Il fondo dello strumento può essere sia piatto che bombato. Il fondo piatto è costituito spesso da due tavole affiancate, quello bombato è spesso costituito da una serie di doghe di due diversi legni, di colore chiaro e scuro, incollate fra loro e alternate in modo da creare un motivo cromatico. Lo spessore dei legni, dell'ordine di alcuni millimetri,  è variabile e commisurato sia all'abilità del liutaio-artigiano che alle esigenze del committente, nonché alla destinazione dello strumento.

   La tavola armonica è quasi sempre in abete, ma alcuni artigiani hanno usato anche legni diversi, ad esempio il ciliegio e il gelso. La tavola presenta una spezzatura, ossia una inclinazione verso il fondo, più o meno accentuata, che inizia al disotto della buca e all’altezza circa del ponticello.  Il piano armonico può presentare sia una che tre buche, in questo caso oltre alla buca centrale sono presenti due buche, più piccole, contrapposte e situate in prossimità delle spalle. Sia nei modelli con unica buca centrale, in questo caso molto ampia, che nei modelli a tre buche,  vi è sempre inserita in esse una decorazione chiamata rosa, al centro della quale spesso emergeva, per mezzo di uno stelo, un piccolo fiore di carta.

 La rosa può essere in legno, in cartoncino o pergamena. Non è chiaro se questa decorazione sia stata adottata con l’intento di influire sulla funzione acustica, mentre è evidente che serva comunque a nascondere l’interno dello strumento, spesso poco rifinito o che presenta le giunture rinforzate con carta o stracci. Il manico, in legno di noce, pero, pioppo, prugnolo,  è più corto di quello della chitarra francese e può essere un tutt'uno con la paletta oppure unito a questa mediante una giuntura a incastro a forma di “V”.  La paletta, di varia foggia e dimensione in funzione della quantità di corde montate, presenta una inclinazione rispetto al manico di 15-18 °, di solito è munita di piroli in legno duro (prugnolo, sorbo ecc…) posti in fori perpendicolari al piano della paletta e più recentemente è dotata di moderne chiavette ad ingranaggio metallico.  La tastiera spesso è assente o comunque, se presente, è posta allo stesso livello della tavola armonica e reca un numero di tasti che varia da 9 a 12.

   Il ponticello, in osso o legno di noce,  è mobile e molto basso, in questo modo le corde sono poste a pochi millimetri dal piano armonico e questo permette di percuotere contemporaneamente, con una particolare tecnica,  sia le corde che la tavola armonica, ottenendo un caratteristico effetto. Il ponticello è sempre mobile, cioè non fissato al piano armonico. Poggia sulla parte inclinata del piano armonico, appena sotto la piegatura (1)  (alcuni dissentono decisamente). Il ponticello regge le corde sempre di metallo e tutte di uguale spessore (prossimo al mi cantino di una chitarra acustica).

Nel caso in cui le corde siano doppie, ed in taluni modelli triple, queste sono sempre accordate all'unisono e sono fissate a piccoli perni metallici (o chiodi) o in legno (canna) inseriti presso l’attaccatura delle fasce.  La chitarra battente può presentare un numero di corde che va da quattro a dodici, in ogni caso queste corde sono tutte del medesimo spessore, che va dai 20 a 25 centesimi di mm. 

I modelli a quattro corde vengono per lo più usati nell’area calabro-campana, nell’area calabrese questo modello può presentare una quinta corda, detta di bordone, fissata con una estremità all’attaccatura delle fasce e con l’altra ad una chiavetta (piruozzo, piruozzulu) situata sul manico di solito all’altezza fra il 6° del 7° tasto.  In questo modo questa corda non viene tastata dalla mano sinistra e viene accordata di volta in volta dal suonatore sulla nota dominante del pezzo da eseguire. La presenza di questa corda accomuna questo strumento alla zampogna, che presenta anch'essa una canna con funzione di bordone.

   Alcuni modelli possono avere quattro corde doppie, la maggior parte dei modelli, diffusi anche nell’area lucano-pugliese, presentano cinque corde singole e più spesso cinque corde doppie. In alcune ristrette località della Puglia sono diffusi dei modelli a dodici corde, suddivise in cinque cori, la seconda e quarta corda triple, le altre doppie.  Le corde, doppie o triple, non sono sempre accordate all’unisono e sono ancorate in coppia ad un unico punto all’attaccatura delle fasce.  La costruzione della chitarra battente, sia pure con diverse caratteristiche, era diffusa presso artigiani e falegnami in diverse regioni ma sopratutto nell'Italia centro-eridionale, raggiungendo la massima diffusione negli anni dal 1800 al 1950. Di recente ho avuto modo di verificare la presenza dell'uso radicato di questo strumento nelle valli bresciane, nonchè negli Abruzzi e Marche, qui giunte probabilmente a seguito di quel grande fenomeno socio-culturale che fu la transumanza.

La costruzione di questo strumento fu poi esportata anche nelle Americhe del Sud e del Nord dagli stessi falegnami, artigiani e liutai che non si sottrassero al flusso migratorio che caratterizzò l’epoca.   In Calabria è tuttora viva la tradizione della costruzione della chitarra battente, tradizione sostenuta da 200 anni oltre che dalla famiglia De Bonis anche da numerosi artigiani-falegnami.  Nell' area del Cilento la tradizione è stata ripresa dal liutaio Campitiello, che da alcuni anni ha ripreso l’arte che nell’area fu della famiglia De Luccia, liutai dal 1800 fino al 1970 in Italia e negli Stati Uniti. In Puglia e Basilicata diversi ottimi artigiani costruiscono modelli di vario tipo.

    E’ opinione diffusa che il declino di questo caratteristico strumento popolare inizia con il rientro degli emigranti dagli Stati Uniti che riportavano a casa, con orgoglio, i primi apparecchi fonografici,  che resero superflua l’esistenza di suonatori dal vivo e dei loro strumenti (organetto, chitarra battente, fruscarùlo, tamburello), la cui presenza era indispensabile nelle numerose occasioni ludiche legate ai ritmi ed ai riti della cultura contadina (feste civili e religiose, matrimoni ecc…).  Il fenomeno si è poi accentuato nel dopoguerra con la diffusione dell'organetto, strumento più stabile e pratico in quanto non abbisognevole di accordatura, e con l'avvento degli apparecchi di radiodiffusione, che hanno dato il colpo di grazia ai musicanti già in via di estinzione.

oggi (2011) posso dire non senza orgoglio che ho potuto rilevare negli ultimi anni un deciso incremento dei costruttori (oltre che dei fruitori di questo strumento) e ciò anche a causa del mio quotidiano impegno nell'opera di diffusione e rivalutazione di questo strumento.

Alfonso Toscano

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nota dell'autore:

Ho potuto constatare come molti improvvisati webmaster, nel realizzare i loro siti, allorchè hanno l'esigenza di spiegare cos'è una chitarra battente, saccheggiano questo testo aggiungendo o sottraendo qualcosa qui e là per dare l'impressione che il tutto sia farina del proprio sacco anzichè del sacco altrui.

A queste persone suggerisco che prendendo un articolo completo ed esaustivo e spezzettandolo, inframezzandolo, modificandolo o tagliandolo non rendono un buon servizio alla causa e non compiono un buon lavoro.

In molti casi, se non si hanno le competenze specifiche per scrivere di un argomento, è molto meglio utilizzare integralmente le competenze altrui avendo la correttezza e l'onestà di citarne autore e fonte, magari chiedendo all'autore l'autorizzazione.

Ne gioveremo certamente tutti.

Alfonso Toscano

 

 

 

 

 

per leggere l'intervista di Barbara Polacchi ad Alfonso Toscano:

clicca qui

 

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dall'intervista "Alla scoperta della battente" di Valentina Locchi ad Alfonso Toscano

Domanda: Mi descriva, innanzitutto, la chitarra battente nelle sue caratteristiche principali, enunciando anche le maggiori differenze tra le varianti regionali.

Risposta: Pur essendo la chitarra battente uno strumento non codificato esso presenta dei caratteri che lo contraddistinguono: le corde tutte uguali, la spezzatura del piano armonico, il ponticello mobile, l’assenza di tastiera e la presenza di 9-10 tasti, ma questi caratteri non sono rigidi, difatti in diverse aree (Gargano e Calabria) è diffusa e radicata la pratica di adattare a battente vecchie chitarre acustiche (o classiche), sostituendone le corde ed eliminandone alcune. Questi strumenti ibridi vengono poi usati esclusivamente per un repertorio “a battente”. Possono essere quindi considerate chitarre battenti a tutti gli effetti ma questo porta anche ad una considerazione: la caratteristica principale della battente è di avere un repertorio proprio, imprescindibile e irripetibile senza questo strumento.
Gli anziani chiamano questo strumento semplicemente “la chitarra” e indicano invece la chitarra classica con il termine di “chitarra francese”.
L’espediente di trasformare una chitarra “francese” in “battente” è adottato a causa della scarsa mobilità e disponibilità economica dei suonatori anziani, che non avendo alternative nel procurarsi uno strumento allorché gli venga a mancare, ed essendo altissimi i costi dello stesso rispetto alle possibilità economiche di un anziano del sud, ricorrono a questo semplice espediente pur di continuare a cantare le loro tradizioni.
Anche per questo motivo, quando decisi anni fa di dare il via al mio progetto di rivalorizzazione e ridiffusione della chitarra battente nel centro-sud, ritenni essenziale includere fra le iniziative utili, oltre la realizzazione di incontri, conferenze, laboratori, stage ed eventi, anche e soprattutto la realizzazione di chitarre battenti a costo “politico”, appunto per favorire la riattivazione di anziani suonatori nonché favorire l’approccio dei giovani, che altrimenti non potrebbero permettersi di entrare in possesso di uno strumento.
Altre iniziative importanti incluse nel mio progetto e realizzate sono: la realizzazione di seminari sull’argomento nelle scuole di ogni ordine e grado e, non ultima, la guida all’autocostruzione della chitarra battente per chi volesse costruirsela da solo. Tengo a precisare che anche quest’ultima iniziativa è stata realizzata nel solco della tradizione essendo questo fenomeno diffuso e radicato in tutto il territorio nazionale.
La chitarra battente presenta senza dubbio differenze fra le varie aree del centro-sud, differenze mantenute anche a causa dello scarso sviluppo di questi territori. Per quanto riguarda il Lazio per ora sono sulle tracce di alcuni strumenti rilevati nella zona di Viterbo. Nelle Marche, Abruzzi e Molise il modello appare simile (ma non uguale) a quello in uso nel Gargano. Nel Gargano la battente presenta due modelli ben distinti: uno con il corpo molto affusolato e con spalle e cassa di medesima ampiezza e vita poco accentuata, a fondo bombato, l’altro invece con la pancia più pronunciata delle spalle, fondo piatto, vita molto stretta ma soprattutto la presenza di tre buche sul piano armonico, di cui una centrale e due di dimensioni ridotte e posizionate prossime alle spalle. Il primo modello presenta da 5 o 6 corde singole fino a 14 (3+3+3+3+2) in cori multipli e spesso tripli, il secondo presenta da 10 corde (2+2+2+2+2) a cori doppi fino a 12 a cori doppi e tripli (2+3+2+3+2). In alcuni casi sono presenti alcune corde non accordate all’unisono.
Nel Salento (patria della Pizzica) lo strumento, fino ad alcuni anni fa, era assolutamente inusato e sconosciuto.
In Basilicata sono sulle tracce di alcuni esemplari. Nel Cilento è diffuso un modello con pancia più pronunciata delle spalle, che monta 4 corde, con accordatura LA RE SI MI, a fondo sia piatto che bombato. Tale modello si diffonde fino al nord della Calabria dove però, spesso, troviamo aggiunto uno scordino, ossia una corda che termina al 7° tasto, e che quindi, non venendo tastata, svolge la funzione di bordone. (la corda esegue sempre lo stesso suono).
In altre zone della Calabria è diffusa la battente a 5 corde doppie e fondo bombato, questo a causa della presenza nel territorio di una famiglia di liutai che, operando da diversi secoli, ha portato ad una standardizzazione e alla diffusione generalizzata di questo modello, che oggi viene a mio giudizio erroneamente indicato come “la chitarra battente”, e ciò anche a causa dell’adozione di questo modello da alcuni musicisti assurti alla notorietà. Questo modello, prediletto dai “musicisti” (rispetto ai “suonatori”), permette a questi ultimi di essere utilizzato sia per la cosiddetta “musica popolare” che, forse più appropriatamente, per la “musica barocca”.
In Sicilia non sembra esistere un modello autoctono ed in Sardegna non ne abbiamo traccia.
Una notizia in anteprima: grazie ad un musicista e ricercatore del luogo siamo sulle tracce di un modello “bresciano” che sembra fosse, fino al dopoguerra, radicato e diffuso in alcune valli bresciane, e la presenza di questo modello è suffragata anche dalla presenza di un repertorio documentato.

Domanda: Quando è nata la chitarra battente e quali sono gli effettivi rapporti tra la battente attuale e la chitarra barocca.

Risposta: Io sono solo un suonatore, testimone del mio tempo, quello che so è frutto di pratica ed esperienza quotidiana, o di ricordi, non sono né organologo né un musicista e quindi non so dirti nulla sulle origini dello strumento e sui rapporti con la chitarra barocca. Lascio a studiosi ed accademici lo studio dei documenti limitandomi a illustrare e trasmettere la cronaca del mio tempo.
Con il termine “suonatore” si suole indicare l’esecutore di tradizione che ha acquisito tecnica e repertorio attraverso l’ascolto degli anziani, ossia per trasmissione orale, al contrario del termine “musicista”, con il quale si suole indicare un esecutore che abbia seguito un corso di studi, istituzionali o meno, e che esegua musiche codificate e trasmesse per trasmissione scritta.
Chi volesse approfondire l’argomento battente/barocca può farlo leggendo le pagine del forum dove è stato ampiamente trattato l’argomento, non senza polemiche, da parte di musicisti di fama e di esperti di indubbia autorità. Questo è l’indirizzo del topic in oggetto: http://www.alfonsotoscano.it/forum/Subject.asp?S_ID=444&H_ID=36&seekword=barocca&pageid=2&show=1
 

Domanda: Parlando ora del suo suono, tenti di descriverlo e di spiegare l'uso che se ne fa tradizionalmente, anche qui evidenziando, eventualmente, differenze tra le varie zone di utilizzo.

Risposta: il suono è assolutamente particolare, l’abilità del suonatore è nel produrre una grande quantità di armonici mediante una tecnica che prevede la percussione repentina delle corde, così che il complesso di armonici sostenga e avvolga la voce del suonatore creando un canto armonico unico e suggestivo.
Pur fra una miriade di diversità, variazioni e stili differenti, in tutte le aree dove essa è in uso la battente viene usata immancabilmente per accompagnare il canto, sia esso d’amore, di sdegno o di lontananza.
Un “suonatore” di chitarra battente non può dirsi “completo” se non canta. Si noti che nella musica di tradizione orale il cantore deve necessariamente accompagnarsi da solo, non può essere accompagnato da altri in quanto gli attacchi e i tempi del canto sono estremamente personalizzati, in funzione dell’abilità espressiva del cantore e delle esigenze del momento, insomma il canto è influenzato da una infinità di variabili irripetibili, che spesso mutano ad ogni esecuzione, rendendo appunto impossibile l’accompagnamento musicale se non effettuato personalmente.

Domanda: Provi a spiegare cosa è cambiato nel modo di suonare lo strumento negli ultimi anni, dagli anni 70 ad oggi, ossia da quando la musica popolare è suonata anche da musicisti professionisti o comunque con formazioni non più propriamente tradizionali.

Risposta: E' cambiato sia lo strumento che la sua funzione. Al contrario dei suonatori tradizionali, i musicisti ne hanno sperimentato, spesso con eccellenti risultati, le vaste possibilità espressive e interpretative. In questo sono stati incoraggiati anche dalle modifiche apportate allo strumento originale dai liutai, come per esempio l’aggiunta dell’undicesimo e dodicesimo tasto, che non sono presenti nei modelli tradizionali.
Al di là dei cambiamenti ed evoluzioni dello strumento ritengo opportuno sottolineare l’importanza di trasmettere ai giovani la tradizione nel modo più rigoroso possibile in quanto essa è parte di un patrimonio da salvaguardare ed è espressione della propria identità culturale, al pari dei Bronzi di Riace o della poesia del Carducci.
Salvaguardata e trasmessa la tradizione nulla vieta ai giovani musicisti di cimentarsi nella composizione, contaminazione o sperimentazione di nuovi impieghi dello strumento, ma invitando sempre la gente a distinguere fra innovazione e tradizione, in modo da perpetrarne l’opera di trasmissione.

Alfonso Toscano

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io e la chitarra battente..

io e la Chitarra Battente

Avevo sempre avuto in mente di procurarmi una chitarra battente, che da ragazzino ricordavo di avere visto qui e là nelle case del Cilento, appesa al muro accanto al setaccio o al falcetto, o sopra un armadio, e allora cominciai a chiedere un pò in giro ma rimasi molto perplesso quando constatai che i liutai chiedevano per questo strumento alcuni milioni (di lire).

E mi chiesi: "ma come ? uno strumento popolare viene venduto a fior di milioni !?!" e “ma allora quei poveri contadini cilentani hanno sempre posseduto oggetti preziosi senza saperlo ?!?”.

Dopo un po’ di ricerche dedussi che una battente costava così tanto perchè lo strumento era scomparso, praticamente sconosciuto ai giovani e caduto in disuso fra la popolazione, ed era usato ormai quasi esclusivamente dai musicisti e quindi era costruito dai liutai (e non anche da falegnami-ebanisti come accadeva una volta) che, per per giunta lo avevano impreziosito di legni pregiati e ornamenti, “riducendolo” ad uno strumento prezioso, colto, leggiadro e, per il costo, destinato a musicisti di professione o a giovani con discrete disponibilità economiche.

Mi resi anche conto che, assieme alla chitarra battente, era scomparsa fra la popolazione e soprattutto fra i giovani anche tutto ciò che ruotava attorno alla chitarra battente, i canti, i cunti, le danze, le circostanze, le storie, i riti, le musiche, le tradizioni, insomma tutto il prezioso patrimonio che rappresenta l’identità di un popolo e quindi dell’individuo.

Pensai che dovevo fare qualcosa, che forse avrei potuto fare qualcosa, che forse sarebbe bastato poco, come accendere una miccia.. ..e forse la parte recuperabile di quello che si era perso sarebbe tornato a galla. Decisi così, come i miei tanti amici ognuno dei quali ha un hobby e un passatempo diverso, che avrei dedicato il mio futuro e le mie energie a questo scopo: ridiffondere e rivalutare la chitarra battente nel Cilento e in tutti i territori di origine, e soprattutto fra i giovani.

Dopo aver constatato che il primo ostacolo alla ridiffusione era rappresentato dal significativo costo dello strumento cercai di convincere diversi liutai a sdoppiare la produzione: cioè a continuare a costruire uno strumento con legni e materiali di pregio ma anche a realizzarne una versione economica, più abbordabile, per favorire il riavvicinamento dei giovani allo strumento, ma i liutai interpellati mi spiegarono, e con indubbia ragione, che questo non era possibile perché non era economicamente conveniente in quanto i due diversi strumenti avrebbero richiesto pressapoco lo stesso tempo di realizzazione, ed oggi è il tempo, ossia la mano d’opera, quello che in massima parte stabilisce il costo di uno strumento. 

Pensai allora che un’altra soluzione sarebbe stata quella di stimolare falegnami, ebanisti e semplici amanti del fai da te, alla realizzazione dello strumento, proprio come accadeva una volta e quindi nel solco della tradizione. Questo avrebbe senz’altro riavvicinato la battente alla popolazione e contribuito notevolmente a ridiffonderne la cultura e l’uso fra i giovani, restituendo questo strumento al popolo. Nello stesso momento decisi di stendere un progetto, annotandomi idee e soluzioni, finalizzato agli scopi che mi proponevo: “ridiffusione e rivalutazione”.

Nel corso delle ricerche che ho dovuto necessariamente intraprendere poi ho scoperto qualcosa che mi è sembrato un segno del destino, e che mi ha spronato ancora di più: ho scoperto infatti di essere il discendente di una famiglia di falegnami/ebanisti e liutai, costruttori di chitarre battenti dalla metà del 1800, il cui capostipite, Matteo De Luccia, era il mio trisavolo.

Essi oltre a tavoli, sedie, madie ecc. costruivano chitarre battenti e mandolini che vendevano poi sulla bancarelle in occasione delle tradizionali fiere paesane, che duravano più giorni. Le cronache dell’epoca dicono che già al primo giorno le chitarre battenti andavano esaurite.. Alcuni discendenti costruivano anche ottimi violini, emigrarono in America all’inizio del 1900 e la loro perizia era tale che gli fu affidata la manutenzione degli strumenti della Filarmonica di Philadelphia. Un discendente della famiglia, Eugenio De Luccia, da me rintracciato a Torino, partecipò al 2° raduno dei Suonatori di Chitarra Battente che organizzai a Montecorice (SA) il 26 luglio 2005, “caparàuto” (al quale parteciparono ben 7 (sette) suonatori di chitarra battente). Egli partecipò al raduno su mio invito per sorteggiare e consegnare una chitarra battente da me appositamente costruita e messa in palio per l’occasione, per racimolare il necessario per pagare il rimborso delle spese ai suonatori convenuti al raduno. Naturalmente l’evento segnò un vivo e inaspettato interesse fra la popolazione.

E fu così che decisi che c’era bisogno di agire a 360 gradi e buttai giù un progetto che prevedeva tutta una serie di iniziative che andavano dalla ricerca, realizzazione di eventi, seminari, corsi, sponsorizzazioni, studi, pubblicizzazione, realizzazione di siti web, ma sopratutto alla stimolazione, di chiunque fosse in grado ed avesse un minimo di volontà e capacità, alla realizzazione di strumenti dal costo più popolare possibile, in modo da attrarre, interessare e coinvolgere i giovani, molti dei quali non possono permettersi strumenti del costo di migliaia di euro, e mi presi anche l'impegno di realizzare io stesso la mia chitarra battente, anche per rendermi conto delle tecniche e delle risorse necessarie, e magari trasmetterle a chiunque fosse interessato. Mi dedicai quindi anche alla ricerche delle tecniche costruttive e dopo circa un anno realizzai la mia chitarra battente. Naturalmente non ne fui soddisfatto e decisi di costruirmene una seconda e poi una terza e una quarta, e così cominciai a cederne qualcuna ad amici e conoscenti, cosa che faccio tutt’ora anche se in maniera assai sporadica e saltuaria.

Naturalmente per precisa scelta queste battenti le ho costruite come le ricordo, "povere", ossia seguendo i canoni di artigiani e falegnami, proprio come quelle che, fino ad alcuni decenni fa, potevi vedere nelle case del Cilento appese al muro, accanto alla falce e al setaccio per il grano, cosa ancora viva nei miei ricordi, e come immagino che succedeva in molte altre realtà agro-pastorali del nostro sud. Mi raccontava appunto un anziano suonatore che, quando si sposava una figlia, si andava dal falegname-ebanista del paese: "compà, fammi i mobili per mia figlia, li voglio così e così, ..e poi fammi pure 'na battente ! " .. che magari serviva pure per rallegrare la giornata del matrimonio..

Oggi, anche a seguito delle numerosissime manifestazioni di ringraziamento, riconoscenza e incoraggiamento a proseguire che ho ricevuto e che ricevo quotidianamente per questa mia attività, mi sento di dire non senza orgoglio, di avere contribuito in maniera significativa alla ridiffusione e rivalutazione della chitarra battente in Italia e nel mondo. Di questa mia attività alla fin fine ne hanno beneficiato anche i liutai in quanto è spesso accaduto che gli acquirenti di chitarre battenti di tipo “economico”, una volta acquisita la padronanza dello strumento, si sono poi rivolti ai liutai per acquistare uno strumento più pregiato o magari indicato per attività concertistica. Senza sminuire l’importanza e i risultati molto incoraggianti delle diverse iniziative, oggi la parte più “visibile” di questo mio progetto è senz’altro il sito web www.alfonsotoscano.it , dedicato a tutti gli aspetti della chitarra battente e visitato quotidianamente da centinaia di appassionati di ogni continente, un punto di forza della “ridiffusione” dello strumento, dove oltre a tutte le notizie in merito c’è anche un forum che ad oggi è stato consultato da oltre 100.000 visitatori.

Vorrei anche segnalare che, a seguito di questa attività di divulgazione, altri appassionati hanno a loro volta “sposato la causa” e si stanno cimentando in analoghe iniziative di costruzione e ridivulgazione, moltiplicando così gli effetti del mio impegno.

Colgo l’occasione per ringraziare la miriade di amici ed appassionati il cui sostegno morale mi è indispensabile per proseguire nel progetto che comunque richiede un impegno non indifferente. 

Alfonso Toscano