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concia delle pelli
[23-06-2007]
volevo avere, da chi ha esperienza, qualche indicazione sulla concia delle pelli, sul tipo di pelle da usare e sui vari procedimenti necessari per la fabbricazione di tamburelli , cupa cupa e quant'altro, ad esempio come fissare la pelle alla cornice dei tamburelli o al bordo del barattolo o bidone del cupa cupa, nel mio tentativo di fabbricazione del putipù o caccavella ho utilizzato la pelle di un vecchio tamburello, che opportunamente bagnata ho fissato al bordo del bidone utilizzato con dei rivetti metallici, il risultato è buono e da qualche anno tiene. Grazie per quanto vorrete comunicarmi e a presto!
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Re: concia delle pelli
[07-02-2013]
Salute a tutti.
Da anni mi diletto a portare avanti la tradizione siciliana tramandatami dai miei avi, costruisco friscaletti e tamburellinon a scopo di lucro ma solo per passione.
Indico come si effettua la concia di una pelle di capra, equivalente a quattro pelli di capretti circa.
*Procurarsi la pelle di capra e meglio di capretto, appena scuoiate dall'animale, togliere ogni residuo di grasso o carne, un bravo macellaio, la tira via dall'animale, non lasciando residui.Lavarla in abbondante detersivo per piatti e un po di soda, attenti agli occhi.
* preparare prima un recipiente contenente circa 8-9 litri di acqua e disciogliere 1,5 kg di sale da cucina. In un recipientea parte mediante mezzo litro di acqua, disciogliere 300 gr di allume di rocca, non comprarlo in farmacia, costa troppo, ma nei negozzi che vendono detersivi lo vendono 100 gr circa 1 euro.Lasciare raffreddare l'acqua e l'allume disciolta e mescolarla con la precedente salamoia.
*Immergere la pelle di capra o di 4 capretti, mescolarla ogni 6 ore circa e larsciarla a bagno per 48 ore.
*In qualche maniera costruitevi dei telai, o in legno o con delle canne al fine di tendere la pelle alla fine della concia. Trascorsi le 48 ore, , pulire la pelle con acqua fresca, lasciare sgocciolare e mediante delle piccole pietre di mare "arrotondate", e del filo tipo spago, fate delle legature nelle estremità della pelle e poi tirata il più possibile e legatela al telaio che precedentemente avete costruito.
*lasciate la pelle o le pelli a stagionare in luogo ventilato e riparato dalla pioggia per 30 giorni circa.
*Trascorsi i 30-35 giorni, tirare via le pelli dai telai, e metterle nuovamente a bagno e rinvenirle.
preparate in un recipiente un miscuglio di acqua e calce in polvere, sino ad ottenere una soluzione tipo "jogurt", in questa aggiungete un po' di soda comprata alla ferramenta, circa 1/2 bicchiere di plastica per 5 litri di acqua e calce. Immergete in questa soluzione la pelle rinvenuta e lasciatela per circa 48 60 ore.(il tempo varia, basta provare con cautela e vedere quando viene via il pelo con le mani).Trascorso il tempo, in un tavolino piano e mediante un rascietto in plastica, con santa poazienza asportare il pelo, lavare la pelle e stenderla nuovamente nel telaio per circa altri 5 o 6 giorni, il tempo di asciugatura e stiratura della stessa. nel contempo con la pietra pomice , levigare dalla parte carne della pelle, per togliere ogni residuo di piccole pellicine che si trovano prima del cuoio della stessa pelle. A quasto punto la pelle è pronta per essere tagliata a misura e fare il tamburello, ovviamente dopo averla rinvenuta e con la giusta tensione porla nel cerchio precedentemente lavorato e forato e rinforzato che ospiterà la pelle .


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Re: concia delle pelli
[08-02-2013]
Ciao Pino
L'uovo e la farina, viene utilizzata, per ammorbidire la pelle conciata a pelo, quindi per fare un bel tappeto o altro senza togliere il pelo alla pelle. Nel caso dei nostri tamburelli, la calce è l'unico rimedio efficace, ma bisogna far attenzione agli occhi ed usare guanti e per evitare che la stessa poi venga buttata inultilmente, la calce può essere usata e strofinata nei tronchi degli alberi di pesco o altro frutto, come disinfettante e antinsettco da terra, quindi non si inquina.
Anticamente i miei avi, non reperendo facilmente l'allume di rocca o meglio per risparmiare, usavano la cenere pura di legna di camino o stufa. Quest'ultima, se si conciava la pelle in salamoia, dopo la prima concia, si prendeva la cenere e la si stendeva uniformente sul lato carne della pelle e poi si intelaiava per 30 giorni. Invece per certi casi, si salava la pelle lato carne con sale grosso e fino, poi sempre lato carne, si prendeva la cenere e si cospargeva uniformemente ed abbontante dopo si piegava a mo di salsicciotto e si adaggiava in una bacinella, ogni tanto, si scolava eventuale liquido che fuoriusciva dalla pelle fresca per 30-40 giorni, poi, si lavava per bene, e seguiva la procedura con calce per togliere il pelo, o viceversa se la pelle è con pelo, la si lascia a bagno per circa 12 ore in salamoia e allume di rocca, poi si prepara per 5 litri di acqua 150 gr di rossi d'uovo, e 150 gr di farina di grano, impastarla sino ad ottenere una pappetta tipo jogurt e versarla nella soluzione conciante ove era rimasta la pelle per 12 ore, tenerla per 12 ore altre e poi stenderla all'ombra stirandola ogni tanto sino ad ammorbidirla e farla dinventare bella bianca e morbita, dopo la stagionatura, con la p. pomice si tolgono eventuali residui lato carne, la si lava per bene e nuovamente ad asciugarla ed avete realizzato un bel tappeto, un bel paio di scarpe da notte Ha Ha ha!!!! Se andiamo indietro come per ora, vedrete che queste nozioni serviranno. saluti a tutti i lettori. Quando ho tempo, illustrerò per bene come faccio io i tamburelli.. Piero Tusa (Me)
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Re: concia delle pelli
[27-03-2013]
ciao Aldo, ti premetto che non sono un esperto nella concia, ma posso tentare di fare alcune considerazioni:
dal nostro tirrenico punto di visto consideriamo il leccese "la terra dei tamburelli", immagino quindi che in quei luoghi gli artigiani abbiano svilluppato e adottato una tecnica di concia che almeno in parte tenesse conto ed affrontasse e risolvesse quantomeno parzialmente il problema della sensibilità alla umidità, essendo noto agli "indigeni" il problema del tragico ammosciamento del tamburello nelle sere sciroccose. Devo quindi pensare che per conoscere il "segreto" dovresti interrogare gli artigiani del luogo..
se parliamo del Cilento per la concia in generale cioè quella fatta per ogni uso delle pelli nei tempi passati prevedeva anche un passaggio della pelle in una soluzione di semplice cenere di brace, se poi consideraimo che per quanto riguarda i tamburelli, come noto, il Cilento era, fino a pochi anni fa, ZONA DETAMBURELLIZZATA, possiamo accettare che non vi era una grande tradizione di concia, ti basti sapere che per esempio al FESTIVALANTICHISUONI di Novi Velia, la manifestazione cilentana più esplicitamente dedicata alla musica di tradizione che fino a qualche anno fa era considerata il momento di raduno di tutti i suonatori dell'area nonchè del Vallo di Diano e zone limitrofe, vi conveniva 1 (uno) solo suonatore di tamburello !!!
riguardo allo specifico problema dell'assorbimento della umidità pensandoci bene sembra essere un problema solo salentino.. difatti nell'area napoletana ho visto suonare (e ballare) le tammurriate anche con tammorre "mosce" senza che questo presentasse un grosso problema, fors'anche perchè le tecniche della tammurriata sembrano contare più sulla "violenza" dell'impatto mano-membrana rispetto al rimbalzo-veloce usato nel Salento
se poi diciamo che nell'ampia area del Pollino usano spesso, prima sella suonata, umidificare la parte interna della pelle del tamburello con spruzzate di acqua o vino, sembra davvero che il problema dell'umidità sia "molto sentito" solo dalle vostre parti, quindi solo lì potrai trovare la soluzione..
ultima considerazione: ho l'impressione che il problema sia esasperato dal recente uso forzatamente parossistico dello strumento.. ma non voglio sollevare polemiche.. anche se questo mi sembra il posto adatto !
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