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Da: Edoardo Morello 
(Fiumicino)
  A. Sparagna contro il folk-lore
[20-08-2007]  
Copio e incollo questa mail giuntami da Daniele - Canzoniere G. Salentino -
A voi l'eventuale commento o la semplice adesione alla petizione

buona fine estate

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Caro Edoardo

ti mando questi 3 articoli con la preghiera di diffonderli (come una catena si S. Antonio) per fare conoscere il problema ed eventualmente aderire alla petizione.



Giorni fa mi hanno telefonato alcuni amici che vivono da tempo a Roma, ma negli anni ’70 facevano parte di quella .. di giovani che si erano occupati (solo per amore) della ricerca e riproposta della musica popolare salentina. Ora si ritrovano nella capitale a fare tutt’altro, ma non hanno perso la loro vecchia passione e seguono con interesse le vicende e i successi del folk-lore salentino. Con questa spinta sono andati ad ascoltare, a Roma, l’Orchestra della Notte della Taranta ed acquistare i Cd “La notte della taranta 2006”. Tornati a casa ascoltano il Cd e con sorpresa? Sgomento? Disgusto? Rabbia? Mi hanno telefonato con la precisa richiesta di un mio intervento. Ho ricevuto il Cd che mi hanno spedito e devo dire che anche in me si sono scatenate le loro stesse sensazioni e lontano da polemiche con il festival “La Notte Della Taranta” voglio precisare: non è possibile andare in un posto, prendere delle canzoni già fatte, privarle della loro melodia e metterci la propria. Immaginate cosa accadrebbe in Sicilia se si facesse questo con “sciu -ri sciuri” o con “vitti ‘na crozza”, in Campania con “o guarracino” o con“feneste ca lucive”, in Abbruzzo con “vola lu cardille”, a Cuba con “guantanamera”. Per non parlare poi delle canzoni d’autore; se il signor Sparagna avesse fatto queste operazioni con “Nel blù dipinto di blù (volare)” o con “Yesterday”, si troverebbe denunciato e costretto a ritirare dal mercato tutte le copie del CD. Ma i pezzi del folk-lore salentino sono di“anonimo”, per cui non avendo autore, il signor Sparagna si sente sicuro. Folk-lore è un termine inglese composto da due parole che possono essere tradotte in: popolo e sapere; per cui l’”anonimo” in questione non è il signor nessuno ma è tutto il “lore ” e il popolo del Salento. Chi mi conosce sa che non ho niente contro la manipolazione del repertorio folklorico, in fondo questo accade quotidianamente con il jazz e nessuno si scandalizza per questo. Però è importante che il tema di partenza sia riconoscibile prima che partano le proprie manipolazioni. D’altra parte, nelle precedenti edizioni della NdT con Sepe, Milesi, Zawinul, Cosma e Copeland non si era giunti a tanto, ed il paradosso è che, mentre gli altri maestri hanno avuto il giusto rispetto nei confronti del folk-lore salentino, l’”etnomusicologo” Sparagna non lo ha avuto affatto. Voglio, però, ricordare che l’etnomusicologia è una scienza abbastanza recente, nasce, infatti, sul finire dell’Ottocento, prima vi erano stati degli interventi sulle musiche “esotiche” riportate dai grandi viaggiatori (se avevano competenze musicali). Famoso, per quanto riguarda noi salentini è l’”Antidotum Tarantulae” riportato dal Kircher, ma erano sporadici e gli studiosi di folklore erano preparati soprattutto sugli aspetti poetici. L’etnomusicologia voleva occuparsi, invece, degli aspetti musicali ed il problema (mai risolto) fu quello della trascrizione, soprattutto in presenza di scale non temperate. Il sistema più famoso fu quello dell’inglese John Ellis, che consisteva nella divisione del semitono in 100 cents, per cui i suoni potevano essere misurati su base matematica e non in riferimento ad un modello (scale) precostituito. La chiave di volta, però, fu l’invenzione, nel 1877, del fonografo di Edison che, sviluppandosi fino ai moderni registratori, permise all’etnomusicologia di essere sempre più precisa. L’”etnomusicologo” Sparagna, invece, inventa una nuova formula: prende le canzoni, toglie la musica, eliminando perciò il problema, e ne fa una Lui. Attenzione signori,è un Lui con la elle maiuscola, è “Lui” perché leggendo le note presenti sul libretto del CD apprendiamo: ...”Si tratta di un repertorio di canti provenienti dal cuore della cultura di tradizione orale salentina, le cui musiche sono state elaborate e composte direttamente da Ambrogio Sparagna,”... inchiniamoci al cospetto di Lui, il Deus ex machina della tradizione musicale salentina; ed ancora ...”riemerge uno dei tratti distintivi della musica di tradizione orale: l’essere strettamente legata al concreto svolgersi della vita, un universo esistenziale scandito dai cicli stagionali e dal calendario liturgico in cui la musica aveva una funzione sociale, riconosciuta dalla comunità di appartenenza.” ... Quindi ne deduciamo che Lui, il signor Sparagna, svolge questa funzione sociale e non lo sapevamo. Riconosciamogliela! Ed il signor Sparagna (a dispetto del suo cognome) non si risparmia affatto nello svolgere la sua funzione, diventa, infatti, il musicista ufficiale della malavita salentina, come si legge nelle note di “su ‘rrivatu a San Franciscu”...”(canto tipico della malavita salentina, musica di A. Sparagna) e tutto ciò ignorandola bellissima versione cantata da Uccio Bandello in “buona sera a quista casa” ed. Aramirè, così come per “suspiri de core” eseguita dal Canzoniere Grecanico Salentino col titolo “pizzeca caddhripulina” in “ballati tutti quanti ballati forte (ca la taranta è viva e nun è morta)” ed. Felmay, oppure “la fontanella” presente nelle raccolte dell’Albatross sul Salento. Cito solo questi esempi perchè sono certo che sono presenti nella mediateca di Melpignanoe che quindi sono stati messi a disposizione del signor Sparagna (che ha volutamente ignorato). Per quanto sopra scritto chiedo che i responsabili della “Notte della taranta” prendano le dovute distanze da questo prodotto, visto che erano presenti (in buona fede, credo) alla presentazione e vendita fatta a Roma; che sia (se legalmente possibile) ritirato il prodotto dal mercato o, in alternativa, evitare che sia commercializzato. Invito perciò gli amici distributori del Salento a non presentarlo al pubblico, per dimostrare che i salentini “non vendono la loro primogenitura per un piatto di lenticchie”. Avendo saputo che il signor Sparagna è stato nominato, nel dicembre del 2006 dal Ministro Rutelli, componente della commissione ministeriale per la tutela e la diffusione della musica popolare, mi faccio promotore di una petizione, indirizzata allo stesso ministro, affinché ne sia escluso. Per adesioni: Daniele Durante e-mail dandura@libero.it





Risposta di Sparagna





Osservo da lontano che, come ogni anno, con il sopraggiungere del Festival della Notte della Taranta, si surriscalda il clima fra gli “addetti ai lavori” che operano nell’ambito del recupero delle tradizioni popolari locali. Questo è un segnale importante, evidenzia la grande attenzione che il territorio pone a questo evento e costituisce un’occasione utile, se applicata con garbo e intelligenza, per affrontare alcune questioni culturali che da sempre caratterizzano il dibattito sull’uso appropriato delle fonti nell’ambito dei processi di recupero delle tradizioni popolari.

Approfitto perciò dell’occasione della pubblicazione dell’articolo del M°Durante pubblicato nei giorni scorsi per portare anch’io un contributo a questa “querelle ” che da anni infiamma tutta la scena culturale della riproposta delle tradizioni popolari. Nel suo articolo il M° Durante solleva una questione importante che ha implicazioni sia di carattere etnomusicologico che artistico: è lecito trasformare la linea melodica di un canto popolare applicando un’altra melodia al testo originario? La domanda è complessa e proverò ad illustrare brevemente il mio punto di vista a riguardo. Voglio partire dalla mia esperienza di ricercatore. Mi è capitato molte volte di sentire tante versioni melodiche di un identico canto, vale a dire dello stesso testo poetico. Ho osservato questo fenomeno sia nei repertori di canti narrativi che in quelli religiosi. Cito come esempio: la versione melodica di Sia benedetto ci fici lu munnu (che ho elaborato per l’edizione della Notte della Taranta del 2005) è profondamente diversa dalle tante ancora largamente in uso in Sicilia e in tante altri parti d’Italia, in particolare nel Lazio, dove addirittura è presente in raccolte antologiche storiche come quelle di Gigi Zanazzo e di Eugenio Cirese.
Uno dei procedimenti tipici della creatività popolare è proprio quello di caratterizzare con proprie melodie il testo di un canto. La versione di “Donna lombarda ” di Spongano, ad esempio, ha lo stesso testo tipico delle tante ballate diffuse in tutto il territorio nazionale ma possiede una melodia propria. Questo a sottolineare come in ambito popolare si verifichi spesso che ad un testo di un canto si applichino diverse linee melodiche, a seconda dei luoghi in cui quel brano si diffonde. La ricchezza del patrimonio sonoro etnomusicologico, conservata sia negli archivi che pubblicata nelle varie raccolte discografiche, manifesta la varietà di queste versioni, rivela l’appartenenza identitaria di un canto e rappresenta uno straordinario strumento di comparazione culturale.
La pubblicazione delle tante raccolte antologiche di canti popolari eseguite direttamente dalla viva voce di “alberi di canto” rappresenta perciò uno strumento di grande valore, non solo documentale ma favorisce anche l’ispirazione poetica di chi vuole, partendo da questo repertorio, creare un proprio percorso artistico e costruire una poetica musicale personale. La varietà delle fonti etnomusicali realizzate nel Salento, grazie all’opera di valenti ricercatori e all’attenzione degli Enti locali, è molto ricca e ha consentito il proliferare di numerose elaborazioni di canti popolari, alcune delle quali realizzate dallo stesso M°Durante. La rielaborazione dei canti salentini, e colgo qui l’occasione per ricordare come la nozione di «rielaborazione popolare» sia centrale negli studi demologici ed etnomusicolgici, ha trovato nella Notte della Taranta il fulcro centrale di questo grande movimento e il filo rosso che ha unito tanti Maestri concertatori che si sono avvicendati sul palco a Melpignano. Nel mio caso ho realizzato durante i tre anni della mia permanenza nel Salento una serie di elaborazioni per una grande Orchestra di strumenti popolari. La tipologia dell’organico impiegato ha condizionato la modalità del mio intervento. In particolare nella scrittura dell’orchestrazione dell’elaborazione. In alcuni casi ho utilizzato alcune linee melodiche tradizionali in modo integrale, in altri ho conservato solo una parte della linea originale del canto arricchendo il brano con interludi strumentali, in altri ancora ho utilizzato del brano solo il testo poetico e ho composto una melodia originale specifica. Questa modalità l’ho applicata non solo per testi privi di una versione melodica, ma anche per alcuni canti dove si ha la testimonianza di una serie di trascrizioni musicali che confermano la fonte originaria.
Dato che il mio intervento su questi brani non è stato solo di rielaborazione ma anche di profonda riscrittura melodica, in quanto partendo dal testo originario ho trasformato sensibilmente la melodia da cui avevo tratto ispirazione (cambiandola per esempio da un modo maggiore ad un modo minore), ho voluto evidenziare, per rispetto delle fonti tradizionali di riferimento, l’originalità e la differenza del mio lavoro artistico. Tutto questo è stato fatto nel rispetto della “tradizione”.
Ho potuto infatti realizzare la mia versione del canto dei carcerati di Lecce proprio in quanto quella del grande Uccio Bandello è “tutelata” negli archivi e dalle numerose pubblicazioni largamente diffuse. Il canto tradizionale salentino di San Franciscu è quello di Uccio, mentre la mia è
una versione personale, originale, che si ispira liberamente a quella tradizionale ascoltata dalla viva voce del grande cantore salentino. E questo va chiarito per non generare confusioni fra quello che è il prodotto “autentico” della cultura popolare e quello che è invece il frutto della sensibilità creativa di un artista. Questo è stato il mio proponimento che, se necessario, potrà essere ulteriormente esplicitato anche con altre modalità. Ho grande rispetto per i cantori popolari: sono i miei maestri. Sono un musicista in cerca di un proprio linguaggio creativo autonomo che durante questo entusiasmante cammino incontra rischi e difficoltà ma che affronta il rapporto con la “Tradizione” con rispetto, entusiasmo e passione.



Replica





Osservo da vicino che, come l’anno scorso, con il sopraggiungere del Festival della Notte della Taranta, si pubblicano dischi di musica popolare salentina (con il preciso intento di venderne più copie), ed è stata unicamente la data di pubblicazione del CD “LA NOTTE DELLA TARANTA 2006” a stimolare il mio intervento, non il desiderio di “surriscaldare il clima” visto che in agosto di caldo ne fa abbastanza. Per quanto riguarda le polemiche fra gli addetti ai lavori sul Festival NdT, devo dire che non mi entusiasmano granché, tanto che i miei interventi sono stati solo 2: uno nel ’98 e questo! E sono stati entrambi in difesa del Festival NdT. Nell’articolo del sig. Sparagna si legge che il suo rapporto con la “Tradizione” è affrontato con rispetto, entusiasmo e passione; non discuto l’entusiasmo e la passione ma il “rispetto”, quello il sig. Sparagna non lo ha avuto affatto e dico che non solo la NdT ma, tutta la musica popolare italiana va difesa dalla visione Sparagna-centrico del folklore. È un’offesa alla nostra intelligenza, sostenere che i canti originali sono presenti nelle “numerose raccolte largamente diffuse” quindi nulla viene tolto alla versione originale allorquando il sig. chicchessia sostituisce la melodia con una propria, ma, si vuole scherzare? È come proporre una battaglia fra cannoni e fionde, come può essere paragonato il potere di una pubblicazione di poche centinaia di copie destinate per lo più ad un target di specialisti con la forza d’urto che ha la NdT; e poi se si aveva tanto amore e rispetto per dei canti salentini, perché sentire questa necessità creativa di modificarli? Nasce un sospetto: dipenderà dai diritti d’autore? Il sig. Sparagna scive: “ uno dei procedimenti tipici della creatività popolare è proprio quello di caratterizzare con proprie melodie il testo di un canto. La versione di ”Donna Lombarda” di Spongano, ad esempio, ha lo stesso testo tipico delle tante ballate diffuse in tutto il territorio nazionale ma possiede una melodia propria. Questo a sottolineare come in ambito popolare si verifichi spesso che ad un testo di un canto si applichino diverse linee melodiche, seconda dei luoghi in cui quel brano si diffonde. La ricchezza del patrimonio sonoro etnomusicologico, conservata sia negli archivi che pubblicata nelle varie raccolte discografiche, manifesta la varietà di queste versioni, rivela l’appartenenza identitaria di un canto e rappresenta uno straordinario strumento di comparazione culturale. E allora sig. Sparagna! Le Sue versioni da quale luogo provengono e quale la loro appartenenza identitaria? Non c’è nessuna giustificazione a quello che lei ha fatto con la sostituzione delle melodie, se avesse voluto fare quello da lei descritto, avrebbe dovuto trasferirsi in un paese, a sua scelta, del salento e cantare e suonare le Sue versioni dei canti per innescare un meccanismo che preveda: ascolto, gradimento, affiliazione e riproposta, e questo senza dover pretendere nessun diritto d’autore.

Il rischio che il sig. Sparagna fa correre ai canti salentini di cui ha brutalmente sostituito le melodie, è che imponendo, con la forza mediatica della NdT che le Sue versioni si diffondano, il grosso pubblico conosca più le Sue che quelle originali. Ed è proprio a questo che mi oppongo non, certamente, alla sua “creatività artistica”, prova ne sia che non ho avuto niente da dire su il CD “ LA NOTTE DELLA TARANTA 2005”. Il mio intento, in qualche maniera, è stato raggiunto, avendo ricevuto una telefonata da Sergio Blasi, che dichiarava di essere concorde con le mie osservazioni e che avrebbe studiato una forma di intervento. Credo che ciò possa servire da monito ai futuri orchestratori! Insisto invece nel voler portare avanti la petizione al Ministro Rutelli perché il sig. Sparagna sia escluso dalla commissione per la tutela e la diffusione della musica popolare in Italia e, con il garbo e l’intelligenza di cui sono capace, cercherò di portare avanti questa mia idea non solo fra i “locali” ma anche fra gli amici musicisti, intellettuali ed operatori culturali italiani e stranieri.

Daniele Durante



Per adesioni

dandura@libero.it

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