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Torna all'elenco argomenti | Messaggi | Domenica 5 Maggio 2024

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Stai rispondendo al messaggio di: Maruko The Original
[07-04-2010, a  11:11]
Re: musica etnica popolare tradizionale
La prima proposta la feci io, comunque... u cippu d'alivera o di ruvulu?

Era tanto che non leggevo Betsabea, che non perde mai il suo efficace ed ammirevole smalto provocatorveritieroantibuonistattoallareplica. Premetto che il mio post puo non essere capito, e ha parole di dubbio significato e qualche parolaccia.

Le parole hanno solo il significato che gli attribuiamo. Popolare: Folk? Etnico: World music?

E' sempre imbarazzante per me affrontare questo discorso, ho usato tanti termini in modo approssimativo, e, sicuramente, continuerò a farlo, concentrandomi sul contenuto piuttosto che alla sua descrizione. Il problema, piuttosto che nella definizione, sta nei contenuti, e, aimè, nelle fonti da cui questi contenuti provengono.

La tradizione orale rimane tale fino a quando nessuno registra o appunta niente: siamo tutti bravi con lo zoom a registrare e interpretare a modo nostro no...? La cosa che però da vivacità e continuità è il dialogo musicale, il confronto educato e costruttivo tra musicanti e cantori. Mi spiego.

"La trilogia del Tamburello: Il Signore dei Tamburelli: la compagnia del Tamburello"

La Contea di Tropea era in festa, Bilbo Cricket piangeva per le famose cipolle rosse. Per la sua festa aveva organizzato una Marmellata a Sessione prendendo i contributi della regione Calabria e, invitando i Saltafosso, i Troppipiedi, e altre famiglie della zona, si era risparmiato di pagare altri gruppi folk per il ballo attorno al fuoco. Io, AraCorn, con la mia sacca di Erbapipa, andai alla festa e, dopo aver sparato un, hem, fuoco a forma di Dragone mi unìi alla cricca dei suonatori col mio liuto: disatro. Ognuno suonava per se! Niente dialogo, niente botte e risposte, niente mettersi con un tappeto armonico a disposizione, niente dinamica spontanea per far sentire tutti, niente "patata bollente" con le strofe, niente incastri ritmici, niente scambio di tecniche per posizionare gli accenti in modo diverso... solo una stupida gara a chi "fa arte" meglio alternata ad una insulsa gara a chi suona il tamburello più forte, e, in fondo ad una tenda, giuro di aver visto una gara a chi c'haveva la Minchia più lunga!
La compagnia del tamburello, fiacca metafora "istituzionale sulle istituzioni", aveva fallito, padron Frocio era stato ucciso dagli spettri della Lega-MPA. Ecco... magari Vinicio Capossela, di Mordor, fa Arte, scrivendo il ballo di San Svito... Ma chi suona una tarantella per un matrimonio, o una serenata per la propria zita non fa Arte, nonono, troppo poco, troppo comodo "Io sono AFtista, intefpfeto la musica con il mio cuofe e con il mio spifito fibelle...". Il rispetto per un brano passa dalla storia secolare che ha portato il brano ad essere tale. Mica stiamo parlando di Nacchinon Even Dors... L'interpretazione del bravo esecutore lascerà un segno che contribuirà a cambiare, sfoltire o arricchire il brano. Nel tempo. L'arte non giustifica lo scempio.
"Basta, me ne vado". Alla saltarella della Contea d'Abruzzo fatta male esclamai la mia voglia di errare e scappare.
"Ma è una tarantella della contea di Calabria!!!" Alla sonora minchiata di Cricket indossai il tamburello magico e scomparìi nell'invisibbilo, ricomparendo nel pullman che mi avrebbe condotto verso le due Terri... ma questa è la prossima puntata...



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