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Stai rispondendo al messaggio di: Giancarlo
[10-02-2011, a  23:14]
Re: L'armonica a bocca...è lecito usarla
Caro Pino,
...come darti torto?
Anche io sono molto legato all'armonica a bocca!
Anche per me, come per te e per tanti, è stato il primo strumento.
Dopo averla desiderata a lungo, riuscii a mettere da parte le 35 lire necessarie ad acquistarla.
Vederla esposta nella vetrina dell'unico negozio del paese, che non fosse di soli generi alimentari, suscitava infinite fantasie.
Le poche volte che avevo avuto modo di vederlo e, soprattutto, sentirlo “dal vivo”, era in mano ad un anziano vicino di casa che, ogni tanto eseguiva brani legati alla vita militare, alla sua prigionia in Jugoslavia, oppure in mano ad un vecchio e caro parente che però non amava prenderlo spesso: era sempre in uno stato di “lutto ingiustificato” ai miei occhi di bambino.
Solo dopo anni capii che non amava suonare in pubblico perchè “il pensiero” del figlio emigrato in Germania gli negava la serenità necessaria per farlo.
..Erano brani tristi, malinconici, ma che ogni tanti scivolavano in allegri saltarelli e tarantelle, senza tralasciare i classici della tradizione paesana: “lu Capedanne” “La pasquètte” “Lu Sant'andune”...
...Il pensiero volava anche ai personaggi dei film western in cui l'armonica aveva un ruolo importante: erano le colonne sonore di Ennio Morricone ed i film di Sergio Leone;
...“Armonica” era il soprannome del protagonista di “C'era una volta il west”.
...Mi piacevano maledettamente alcuni pezzi di musica country, con l'armonica regina indiscussa.
Più tardi l'apprezzai, come protagonista della storia del blues dei neri americani.
Poi la vidi usata insieme alla chitarra da tanti musicisti famosi, come Bob Dylan, Edoardo Bennato, Bruce Springsteen , ma anche tanti umili e bravi artisti di strada.
...La curiosità di bambino mi spinse a verificare l'origine della “magia” di quell'oggetto misterioso, che si concretizzava nel duplice suono emesso dallo stesso foro: come potevano essere due note diverse, soffiando o aspirando?
La smontai quasi subito: quattro piccole viti tenevano, i gusci metallici esterni, attaccati al corpo centrale di legno.
Il suono era prodotto dalla vibrazione provocata alle ance dell'aria.
Le sottili lamine d'ottone fissate sotto e sopra una piccola placca di metallo, il tutto montato su un “telaio” con una doppia fila di scanalature rettangolari, atte a convogliare l'aria sulle ance.
Capii che, forse, si chiamava armonica, perchè era quasi impossibile suonare note singole!
Mi resi conto che “genialità” fosse quella di far emettere due suoni allo stesso foro e che il principio era quello base, poi ripreso negli “organetti”.

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