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Iconografia della zampogna (2)
[14-02-2007]
vogliamo tentare una ricerca iconografica sulla zampogna ?
 Zampogna gigante a chiave di Monreale (Sicilia) cartolina del 1900
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Re: Iconografia della zampogna (2)
[03-09-2008]
Buongiorno Silvia!
Credo che per cercare di dare una risposta al tuo interrogativo, sia utile leggere i post che vanno dal n. 24 al n. 34, con particolare attenzione a quanto detto in quest'ultimo (n.34) dall'illustre maestro Mauro Gioielli.
In sintesi, credo, si tratta di un "ibrido" tra zampogna e piva: si notano il bordone, senza fori digitabili, che va verso l'alto (caratteristica delle pive) e le due canne (Chanter) che partendo da un'unico blocco d'impianto vanno verso il basso (caratteristiche delle zampogne).
Uno dei due chanter ha la campana ben definita, l'altro appena appena accennata.
Si vede bene anche l'insufflatore.
In particolare considerazione è da tenere la parte in cui Gioielli dice:
" Evidenzio che non pochi artisti realizzavano i propri lavori rifacendosi ad opere di altri pittori. E' probabile che Conca ( e nel caso in questione il Picchi)) abbia tenuto conto della zampogna meridionale in quanto tale, ma si sia anche ispirato ad altrui quadri nei quali, forse, c'erano scene della Natività con suonatori di pive (o affini aerofoni-ad-otre con impianti multipli) e ne abbia ricalcato in parte (per il solo bordone staccato) le caratteristiche estetiche e strutturali. Questi "errori" si rilevano anche in altri documenti iconografici, di più artisti.
In non rari casi, l’immaginazione pittorica ci ha tramandato modelli di zampogne che, in realtà, non sono mai esistiti"
Saluti, Giancarlo Petti
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Re: Iconografia della zampogna (2)
[13-09-2008]
Caro Tiziano, ho girato la tua richiesta a Mauro Gioielli (che ringrazio pubblicamente) ed ecco la sua risposta:
Si tratta d'una Musette francese d'epoca barocca (Baroque Musette), meglio conosciuta come Musette de Cour, strumento usato quasi esclusivamente in ambito aristocratico, nelle corti di Francia.
E' un tipo di cornamusa piuttosto elaborato, che mostra dei caratteri che l'avvicinano alla Sordellina Napoletana del XVI-XVII secolo.
La MdC è alimentata a soffietto (infatti, nell'incisione che hai allegato alla tua mail, se ne intravede parte, insieme al laccio che collega il soffietto all'avambraccio del suonatore).
«Quell'aggeggio» - come tu lo definisci - è un cilindro che funziona da polibordone; ossia contiene delle corte camerature di bordone, ad ancia doppia, che possono cambiare la nota pedale spostando le tacche che si vedono intorno al cilindro stesso.
L'immagine che m'hai inviato ricalca l'iconografia più nota di questo strumento, in gran parte prodotta fra XVII e XVIII secolo (Van Dyck, Vignon, Rigaud e, soprattutto, Watteau). Il chanter (ancia doppia), però, per com'è raffigurato, non mi sembra quello effettivo della MdC; è un po' irregolare rispetto ai modelli standard (almeno per quel che riesco ad osservare). La MdC poteva avere sia lo chalumeau singolo sia due canne (fornite di più chiavi) monoimpiantate e di diversa dimensione (grand e petit). Una particolarità estetica era la copertura dell'otre, sovente realizzata con tessuti colorati e vistosamente disegnati.
Della Musette de Cour ci hanno lasciato, già nel Seicento, notizie e immagini noti studiosi, fra cui Praetorius (Syntagma Musicum), Mersenne (Harmonie Universelle) e Borjon de Scellery (Traité de la Musette).
Mauro Gioielli
www.maurogioielli.net
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