Forum: clicca qui per aprire un nuovo argomento |
|
musica etnica popolare tradizionale
[09-02-2010]
Ma si apriamolo questo topic chiarificatore! mi ricordo una bella discussione sul sito di Pizzicata (se la trovo ve la posto) che è stato veramente utile, fatto con i contributi di tutti.. anche qui una volta se ne parlava.. se il buon alfonso lo ripesca si può fare un riassuntino.. :)
|
Risposta Condividi
|
|
[17] |
|
Re: musica etnica popolare tradizionale
[22-03-2010]
M. hai ragione, il termine confronto piace di più anche a me, quando ho scritto litigio non pensavo agli amici della chiazza con i quali condivido una passione importante.
Racconto un episodio.
Premessa: nella val Caffaro non c’è mai stata interruzione delle musica e dei balli tradizionali, quindi i gruppi che suonano, rappresentano la tradizione.
Alcuni anni fa, durante i giovedì che precedono il carnevale, io e gli amici suonavamo come al solito nelle varie osterie del paese; tra la gente che ci ascoltava c’erano dei anche forestieri, tra questi un suonatore amico di alcuni di noi.
Come fanno ormai in tanti, hanno registrato delle sonate, tra queste una che in quell’occasione è anche stata cantata.
Dopo circa un anno, il Giornale di Brescia ha sostenuto una iniziativa musicale e ha pubblicato alcuni CD di musica tradizionale bresciana. In uno di questi c’era il nostro brano con la parte cantata, compresa una strofetta inedita, imparata da un vecchio bassista morto da anni; della strofa, nessuno conosce il significato.
Allo stupore iniziale è subentrata subito la rabbia nel vedere che il brano aveva un papà, un cantautore dialettale bresciano che se l’è attribuita.
Amicizie decennali compromesse, lettera al cianuro, al direttore del giornale, risposta del curatore dell’iniziativa, che si sente perfettamente a posto.
Domanda finale: se non fosse per i soldi qualcuno perderebbe tempo a depositare alla SIAE un brano non suo?
Da noi si dice: la cosciensa l’è come ‘ gatìgol, chi le sènt e chi le sènt mia. (trad: la coscienza è come il solletico, c’è chi lo sente e chi no.)
Lorenzo
|
Risposta Condividi
|
|
[18] |
|
Re: musica etnica popolare tradizionale
[22-03-2010]
Caro Maestro.
Premesso che non conosco in modo aprofondito il Carnevale della Val Caffaro, spero un giorno di poterlo vedere dal vivo. Sicuramente mi picerebbe seguire l'esecuzione di un brano nel corso della sua evoluzione.
Mi picerebbe scoprire lentamente quali leggi segue un brano del Carnevale...
Ho fatto questa premessa per dire cosa per me rappresenta una registrazione di questo tipo, poi mi dirai se anche tu la pensi così o meno alla luce della mia interpretazione...
Io immagino una coscienza collettiva (che puo' essere composta anche da poche persone) generatrice di nuove melodie basate su una conoscenza condivisa. La conoscenza condivisa sono le sei facce di un dado.
Ogni nuovo brano (o la modifica di uno giàesistente) è rappresentata dal lancio di un certo numero di volte del dado, a questo punto la registrazione sarà ad es.: 2,4,5,3,1,6,4,5,6,6
quindi esclusivamente la registrazione di quella sequenza e niene altro.
Nella vità della Val Cafffaro sulla stessa coscienza condivisa c'è già chi pensa ad un'altra sequenza
4,6,5,4,4,3,2,2,1,2. Poi magari ancora un'altra e così via
Quindi per me la sequenza incisa ha un "valore" cristallizzato cioè un valore di reperto se interpretato dal punto di vista tradizionale in un ambiente del genere.
Ad ogni modo l'esempio che hai fatto è uno dei tanti esempi della mancanza completa di tutela del patrimonio immateriale, l'unica cosa che ci aiuta sta nel fatto che i diritti durano solo 70 anni mi sembra.
Di questi casi in Italia se ne contano a migliaia non esclusa "Ronna Paulina" o "Mena la funa" ;-) e di tanti altri brani a partire dagli anni venti, potrei fare un elenco lunghissimo per quanto riguarda le registrazioni moderne... Altro analogo discorso si potrebbe fare da 600 al ai Primi del 900 es. il primo corale di Bach è ispirato a ... Cari Saluti
|
Risposta Condividi
|
|
[19] |
|
Re: musica etnica popolare tradizionale
[26-03-2010]
Caro M
Mi chiami maestro ma non lo sono, mi sento ancora uno scolaro che ha ancora tante cose da imparare.
Quando si parla, come fai tu, delle leggi che regolano un’esecuzione e l’evoluzione di un brano, secondo il mio parere, si entra nel vivo della trasmissione della tradizione orale.
Un patrimonio tradizionale non è mai completo e questo suo modificarsi può avvenire in tanti modi.
Prendiamo in considerazione un brano arrivato completo a noi, e per facilità parliamo solo dei violini che suonano in situazioni rituali.
1. L’esecuzione varia con il variare dei suonatori, cambia il primo violino oppure il secondo, ci sono più primi e più secondi o sono combinati in maniera diversa.
2. Alcuni abbellimenti, che un singolo suonatore apporta alla linea melodica o alla seconda voce, modificano al momento l’esecuzione ma possono assestarsi e modificare la sonata in futuro. Qui entrano in gioco la sensibilità (coscienza?) e la “cultura musicale” individuale. In un luogo di tradizione radicata anche chi ascolta non apprezza le modifiche, da noi se aumenti o diminuisci la velocità la gente si accorge e te lo fa osservare; in questo caso c’è una coscienza collettiva che non è solo di competenza dei suonatori.
3. La tecnica del suonatore è più ricca, esegue il vibrato e suona sul secondo manico, impugna arco e violino in maniera classica, ha studiato la musica, cose non conosciute dai vecchi.
Ora prendiamo in considerazione un brano arrivato a noi solo con la linea melodica, senza seconda o terza voce.
1. La seconda voce viene trovata ed eseguita da un suonatore che ha suonato con i vecchi e da sempre esegue i secondi o le terze voci; quindi si può presumere che, avendo imparato lo stile, rimanga nella scia della tradizione (eseguo questa voce alla maniera di…). Questo potrebbe essere la conoscenza condivisa che dici tu?
2. La seconda voce viene trovata ed eseguita da un suonatore di seconda generazione, la fedeltà del suo secondo dipenderà, oltre dalla sua cultura musicale, anche dalla fedeltà esecutiva del suo informatore rispetto ai vecchi, all’origine. Quando ho raccolto i canti, ho notato che, in una ballata, un vecchio usava più parole dialettali rispetto alla generazione successiva. Se riascolto un vecchio violinista sento che dà espressione alla sonata non con il vibrato ma con arzigogoli musicali.
Le variabili, che ho esposto, sono solo un piccolo esempio e sono applicabili anche al canto; nel momento stesso in cui viene registrato, un brano documenta il cammino che sta percorrendo.
La musica popolare reale purtroppo non avrà queste attenzioni proprio perché il musicista popolare, nella maggior parte dei casi, non si pone questi problemi.
Saluti Lorenzo
|
Risposta Condividi
|
|
[22] |
|
Re: musica etnica popolare tradizionale
[07-04-2010]
La prima proposta la feci io, comunque... u cippu d'alivera o di ruvulu?
Era tanto che non leggevo Betsabea, che non perde mai il suo efficace ed ammirevole smalto provocatorveritieroantibuonistattoallareplica. Premetto che il mio post puo non essere capito, e ha parole di dubbio significato e qualche parolaccia.
Le parole hanno solo il significato che gli attribuiamo. Popolare: Folk? Etnico: World music?
E' sempre imbarazzante per me affrontare questo discorso, ho usato tanti termini in modo approssimativo, e, sicuramente, continuerò a farlo, concentrandomi sul contenuto piuttosto che alla sua descrizione. Il problema, piuttosto che nella definizione, sta nei contenuti, e, aimè, nelle fonti da cui questi contenuti provengono.
La tradizione orale rimane tale fino a quando nessuno registra o appunta niente: siamo tutti bravi con lo zoom a registrare e interpretare a modo nostro no...? La cosa che però da vivacità e continuità è il dialogo musicale, il confronto educato e costruttivo tra musicanti e cantori. Mi spiego.
"La trilogia del Tamburello: Il Signore dei Tamburelli: la compagnia del Tamburello"
La Contea di Tropea era in festa, Bilbo Cricket piangeva per le famose cipolle rosse. Per la sua festa aveva organizzato una Marmellata a Sessione prendendo i contributi della regione Calabria e, invitando i Saltafosso, i Troppipiedi, e altre famiglie della zona, si era risparmiato di pagare altri gruppi folk per il ballo attorno al fuoco. Io, AraCorn, con la mia sacca di Erbapipa, andai alla festa e, dopo aver sparato un, hem, fuoco a forma di Dragone mi unìi alla cricca dei suonatori col mio liuto: disatro. Ognuno suonava per se! Niente dialogo, niente botte e risposte, niente mettersi con un tappeto armonico a disposizione, niente dinamica spontanea per far sentire tutti, niente "patata bollente" con le strofe, niente incastri ritmici, niente scambio di tecniche per posizionare gli accenti in modo diverso... solo una stupida gara a chi "fa arte" meglio alternata ad una insulsa gara a chi suona il tamburello più forte, e, in fondo ad una tenda, giuro di aver visto una gara a chi c'haveva la Minchia più lunga!
La compagnia del tamburello, fiacca metafora "istituzionale sulle istituzioni", aveva fallito, padron Frocio era stato ucciso dagli spettri della Lega-MPA. Ecco... magari Vinicio Capossela, di Mordor, fa Arte, scrivendo il ballo di San Svito... Ma chi suona una tarantella per un matrimonio, o una serenata per la propria zita non fa Arte, nonono, troppo poco, troppo comodo "Io sono AFtista, intefpfeto la musica con il mio cuofe e con il mio spifito fibelle...". Il rispetto per un brano passa dalla storia secolare che ha portato il brano ad essere tale. Mica stiamo parlando di Nacchinon Even Dors... L'interpretazione del bravo esecutore lascerà un segno che contribuirà a cambiare, sfoltire o arricchire il brano. Nel tempo. L'arte non giustifica lo scempio.
"Basta, me ne vado". Alla saltarella della Contea d'Abruzzo fatta male esclamai la mia voglia di errare e scappare.
"Ma è una tarantella della contea di Calabria!!!" Alla sonora minchiata di Cricket indossai il tamburello magico e scomparìi nell'invisibbilo, ricomparendo nel pullman che mi avrebbe condotto verso le due Terri... ma questa è la prossima puntata...
|
Risposta Condividi
|
|
[29] |
|
Re: musica etnica popolare tradizionale
[14-01-2011]
Pino.... "Quello che mi preoccupa è l'interesse delle istituzioni per la musica da noi tanto amata in concomitanza con il disinteresse (a volte generato da gelosie di protagonismo) che sempre più si manifesta tra gli stessi gruppi di folk-revival".
Hai dato voce a quel tarlo che noncapivomancoio che era! io noto da una parte la "stanchezza" dei "vecchi" esecutori, e quindi.. il proliferare di giovani senza arte ne parte, perchè appunto la richiesta da parte delle istituzioni c'è! loro arrivano tardi arraffano e cavalcano l'onda.. e in questo momento i sidaci e i politici pensano tutti che se due lire ci sono in cassa vanno spese in folk-festival per carità! (questa estate la calabria brulicava di PipiePatati folk festival almeno quanto il salento degli ultimi anni..)
Ma tornando al discorso.. una sintesi la si può fare? provo..
In origine la definizione di "musica popolare" potreva tranquillamente coincidere con quella di "musica tradizionale". Ma da quando la musica popolare è uscita al di fuori da certi contesti tradizionali (festività e riti religiosi, occasioni pubbliche e private proprie della comunità) secondo me vi è l’obbligo di fare dei distinguo tra le due.
Oggi la musica di tradizione orale ha perso molte delle sue funzioni e appare ormai condannata all’estinzione dalla scomparsa stessa della cultura contadina e pastorale che la ospitava, soprattutto di quelle che erano le sue regole e i suoi linguaggi. Sopravvive in pochi contesti ed isole sonore.
Mentre la musica popolare è stata destinata a diventare una cosa differente, un fenomeno (artistico, commerciale, promozionale, ecc) che, comunque ispirandosi alla precedente, subisce nuove e continue rielaborazioni e contaminazioni, sia dal punto di vista musicale che funzionale.
|
Risposta Condividi
|
|
|