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LE REGOLE SOCIALI
[19-05-2008]
non tutti sanno che anche nella musica popolare che era ed è ancora eseguita in un vasto pubblico ed è sentita come rito e necessità sociale, esistevano delle "regole sociali" a volte tacite altre volte manifestate dal mastro di festa, faccio alcuni esempi:
a Montemarano il pulcinella regola la sfilata di carnevale
nel reggitano il mastro di ballo regola la danza
da parte mia porto queste regole tradizionali:
mai cantare dietro le spalle di uno zampognaro (potresti bucargli l'otre con un coltello.
lasciare sempre finire di cantare l'altro
al sud anteporre sempre "zì" al nome di un anziano
cari saluti
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Re: LE REGOLE SOCIALI
[08-03-2011]
Salve a tutti.
Di regole sociali qui in Puglia ve ne posso dire a bizzeffe, nel galateo
cosiddetto "popolare", nel tarantismo, nel ballo della pizzica-pizzica (secondo
contesti TRADIZIONALI), nelle serenate, nell'uso del dialetto.... ma mi limito
a un argomento che mi sta a cuore e che qui su alfonsotoscano.it è trattato
poco e niente: la scherma. E nella fattispecie (perchè l'argomento è a sua
volta vastissimo) la scherma a Torrepaduli alla festa di Santu Roccu.
A suo tempo con Pizzicata.it si fece tutta una campagna di sensibilizzazione,
e devo dire che dopo anni di frequentazione di Santu Roccu ci sono meno djembè
e più ronde disciplinate.... scrivo giusto qualche spigolatura su cosa fare e
non fare durante una ronda di scherma a Torrepaduli (di quelle decenti, l'anno
scorso ce n'erano solo due). Questo giusto da ciò che ho visto e sperimentato
con i miei occhi nella ronda dov'ero io.
Prima di tutto: si comincia a schermare dopo i fuochi, che vengono sparati da
mezzanotte all'una, e si smette alle sei di mattina, alla prima messa, per
rispetto ai devoti.
Secondo: quando si decide, dopo aver suonato a pizzica "normale", di girare a
scherma, si deve abbassare il ritmo dei tamburelli a una velocità più lenta,
diciamo "cardiaca" (da 80 a 120 battiti al minuto). Niente sincopi, niente
accellerazioni, tutti a tempo, altrimenti volano le mani e qualcos'altro.
Terzo: comincia a schermare chi "sa" schermare. Che sia scherma zingara,
leccese, brindisina o tarantina, se ci si conosce ci si dà il saluto d'amicizia
e poi si procede con l'apertura. Si conclude (a meno che non subentri
qualcun'altro) sempre col saluto. Se poi avete qualche conto da regolare, si
entra in campi che non sono più di competenza dell'etnomusicologo ma della casa
circondariale.
Quarto (ma forse andrebbe al primo posto): non ci si improvvisa schermidori.
Personalmente ho cominciato a schermare a Santu Roccu dopo cinque anni di
frequentazione della festa e dopo innumerevoli ricerche ed osservazioni sul
campo.
Quinto: gli strumenti devono essere tamburelli e armonica a bocca. Niente
fisarmoniche che vanno in minore, nè organetti, banditissimi i djembè. C'è
gente che quando la festa era ancora fuori dai circuiti di massa (anni '80) ha
rischiato di prendere mazzate per aver osato suonare una darabouka. Ammesso il
canto solo in dialetto salentino.
Sesto: se sai schermare, fallo con chi sai che è al tuo livello. Personalmente
non mi metterei mai, tranne se avessi il permesso, a schermare con chi ne sa
più di me perchè ha effettivamente imparato nei contesti "giusti". Altrimenti
rischi una figura di merda colossale, se non una bella scotolata di botte
appena fuori dalla ronda. Massimo riserbo nelle mosse da eseguire, nel non
voltare la schiena (almeno in certi tipi di scherma), nel non colpire in
faccia, nel tirare i calci.
C'è tanto da dire, rimando al libro di Davide Monaco "La scherma salentina a
memoria d'uomo - dalla pazziata alla danza scherma", edizioni Aramirè, oppure
al suo sito www.danzascherma.it.
Ci tengo a ribadire: questo post giusto per introdurre su www.alfonsotoscano.it il discorso della "scherma", dato che su pizzicata l'abbiamo sviscerato a
sufficienza.
Saluti "tagghiati",
Damiano
............................ .......................
nota dell'amminsitratore: mi raccomando a chi fosse interessato d approfondir l'argomento scherma di aprire eventualmente un topic apposito
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Re: LE REGOLE SOCIALI
[05-04-2011]
“Ospitalità e cultura popolare”
L’anno scorso di questi tempi insieme con altri ormai accreditati ospiti a vari livelli nell’ambito delle più importanti manifestazioni a livello nazionale che trattano il tema della cultura popolare, (tra cui Pino Pontuali, Pier Filippo Melchiorre, Gianluca Zammarelli e Giuseppe Dicello) , fummo invitati a Cellino Attanasio (Te) nell’ambito dell’evento “lu giuveddì Sante” per allestire una mostra di strumenti musicali popolari artigianali.
Per quanto ci riguarda, la manifestazione si rivelò un vero fiasco sia dal punto di vista dell’accoglienza sia dal punto di vista dell’organizzazione in quanto fummo relegati nell’antro di un portone, al freddo, senza un minimo di attenzioni da parte degli organizzatori. Unico ristoro un panino con salsiccia consumato tardi e al freddo e in mezzo alla strada e un bicchiere di vino il tutto a prezzi da ristorante.
L’evento ci era stato descritto come una situazione da “bagno di folla”: affluenza 5 visitatori in tutto! Nonostante tutto, anche perché riteniamo che la nostra opera è più che altro culturale e ludica, tentammo di rianimare la penosa situazione con canti e musica con zampogne, organetti, rebbecò, lira calabra, flauti ecc.
Nell’androne che ospitava l’esposizione dei nostri strumenti a un certo punto si allestì una conferenza relegandoci in spazi ancora più angusti di quelli che già ci ospitavano e quindi arrivò il momento dei discorsi (autocelebrativi e di scarso spessore culturale e divulgativo) degli organizzatori e amministratori locali in cui si parlò di tutto, perfino di ravioli.., senza un solo misero cenno alla stoica presenza di noi ospiti, invitati e giunti appositamente, nel più puro spirito di collaborazione, dal Lazio, dalle Marche, dal Cilento e dalla Calabria, ma cosa ancora più grave senza nemmeno un solo cenno ad uno solo degli oggetti che venimmo ad esporre, ognuno unico nel suo genere, dietro ognuno dei quali si celano anni di fatiche, passione, ricerca.
Ce ne andammo stremati e delusi verso mezzanotte, insalutati ospiti.
Si aspettava, come normalmente fanno tutti gli organizzatori, che a evento concluso almeno ci fossero dei ringraziamenti per la partecipazione e soprattutto per la sofferenza inferta, ma nulla di tutto ciò.
Probabilmente i giovani “ricercatori di tradizioni di Cellino Attanasio” non soro arrivati ancora alla fase della ricerca che riguarda le “regole”.
Questo è l’antefatto e quindi qualche giorno fa, ricevuto dagli organizzatori (tramite Facebook) l’invito a ripetere l’esperienza, alcuni di noi (ed io per primo) hanno pensato bene di esternare (con la massima civiltà) il proprio rammarico e la propria delusione per il trattamento subito nella precedente edizione soprattutto per focalizzare l’attenzione dei “giovani ricercatori” sul tema delle “regole”, fiduciosi del fatto che almeno la nostra l’età e la nostra esperienza potessero indurre a una ragionevole ammissione ed a ripristinare un rapporto di collaborazione che non avevamo nessuna intenzione di interrompere.
Ma alle nostre osservazioni sono seguite offese, derisioni, tentativi di discredito, sproloqui, ingiurie e, forse dopo essersi resi conto di avere dato vita ad uno spettacolo spregevole e indecoroso, gli amministratori della pagina di FB sulla quale è avvenuta la discussione hanno ritenuto opportuno CANCELLARE OGNI TRACCIA DELLA MEDESIMA, forse in un tardivo sprazzo di vergogna.
Quindi, successivamente, ho tenuto a ribadire, sempre sulla stessa pagina dove è stata cancellata la discussione, e cioè sulla pagina “lu giuviddì Sande” pubblicata su FB , che la CENSURA è quanto di più odioso, incivile, violento e puerile si possa perpetrare da chiunque, ancor di più da chi ritiene di organizzare eventi a sfondo “culturale”
Ma a questa ulteriore puntualizzazione sono seguite altre offese, derisioni e tentativi di discredito, insomma uno spettacolo assolutamente penoso ma soprattutto che non fa altro che avvalorare la nostra denuncia, poiché era palese che il comportamento di queste persone è quanto di più lontano possa associarsi a quei valori di accoglienza e rispetto per l’ospite che dovrebbero essere parte essenziale di quella “cultura” che si cerca maldestramente di rievocare con l’evento in questione.
Un totale fallimento quindi, nell’organizzazione e nello spirito, di questa manifestazione, ridotta a mera spettacolarizzazione del nulla e perpetrato nella sola prospettiva di consumare risorse economiche altrimenti inutilizzate.
Tutti i tentativi di intervenire successivamente nel forum dell’evento sono risultati vani: i miei interventi sono stati tutti cancellati in tempo reale; probabilmente i “giovani ricercatori” hanno organizzato dei turni di guardia per cancellare repentinamente tutto ciò che non incensa l’evento.
Rilancio la palla quindi, invitando di nuovo chi lo voglia a controbattere alle critiche discutendo con civiltà e garbo, nonché con finalità costruttive.
Le critiche non devono spaventare nessuno e vanno prese come uno stimolo a migliorare. La diffusione di questo documento ha l’unico scopo di contrastare civilmente la censura, atto odioso e inaccettabile a tutti i livelli.
5 aprile 2011 Alfonso Toscano
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Re: LE REGOLE SOCIALI
[05-04-2011]
Ricordo di essere andato a Cellino Attanasio di mia iniziativa e di ritorno a casa, insieme a mia moglie, giudicammo che, per il tenore della manifestazione, non ne era valsa la pena; mentre era invece valsa la pena passare un po di tempo con gli amici (PierFilippo Melchiorre, Alfonso Toscano, Gianluca Zammarelli e Giuseppe Dicello (purtroppo quest'ultimo relegato in un androne da solo).
Una certa conferenza, fatta incautamente nell'unico spazio dedicato alle esposizioni ed alla musica spontanea ed a cui non ho voluto assistere, e della quale pertanto ignoro il contenuto, ha ridotto drasticamente il piacere della compagnia.
Ignoravo che su facebook si fosse tentato di dibattere l'accaduto, ma, leggendo lo "sfogo" di Alfonso, non posso che sostenere le sue argomentazioni.
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