www.alfonsotoscano.it la musica degli ignoranti
 

Calendario   |   Corsi, seminari e stage   |   Libri, cd, demo   |   archivio audiovideo   |   la chitarra battente   |   mostra   |   annunci   |   la chiazza    |   proposte artistiche     artigiani & hobbisti    |   i portatori della tradizione    |    eventi trascorsi   |   le feste da non perdere   |   articoli   |   Cilento   | nonSoloMusica   |   home   |   la battente vista da..

 

in questa piazza puoi dire quello che vuoi senza bisogno di registrazione/iscrizione, qui ci si incontra per fare quattro chiacchiere oppure per spaccare il pelo in quattro, come preferisci...

resta inteso che se ti metti a rompere le scatole i tuoi interventi verranno cancellati senza pietà, e questo vale in particolar modo per coloro che scelgono di rimanere anonimi pur usando uno pseudonimo    

 
Torna all'elenco argomenti | Lunedi 17 Febbraio 2025

Forum: clicca qui per aprire un nuovo argomento   
Da: betsabea 
  Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
Non sono una studiosa ma si è capito che mi interessano le cose che stanno ai margini dell’etno-antropologia e se vogliamo dell’etnomusicologia.
Mi ha illuminato un giorno Celati, che ironicamente (?) scrive: “ormai gli antropologi non hanno più molto da fare con le popolazioni primitive, qualche rara équipe insegue gli ultimi gruppi nelle foreste dell’amazzonia. Dunque perché non farla finita e non scegliersi un oggetto di studio meno deperibile come sono appunto i turisti? I turisti sono in crescita vertiginosa, hanno sviluppato un loro sistema di credenze, una mitologia molto complessa e, la cosa importante è che sono ormai un vero popolo”.
Nei miei interventi in questo forum cerco sempre di stimolare la discussione perché mi interessa capire l’impatto, la necessità, l’importanza e le conseguenze di tutti i fenomeni di spettacolarizzazione della tradizione coreutica musicale, che si fanno oggi al sud ad uso e consumo di una nuova “popolazione” di turisti: il turismo etnico è ormai una appetibile realtà economica.
Gli etnoturisti si muovono su e giù per lo stivale, secondo un calendario prestabilito, si riversano in massa a feste tradizionali, o a feste create appositamente per loro, tentando in buona fede il salto dalla dimensione dello svago a quella dell’esperienza, della riscoperta, dell’incontro.
Peccato che molto spesso questo incontro non c’è: troppo occupati a ballare, suonare, fotografare, registrare, troppo occupati a cogliere “l’esotico’ per accorgersi del vero, entrare realmente in contatto con identità locale. Colpa dei grandi numeri? Fatto sta che se da un lato si assiste ad un maggiore apprezzamento della nostra diversità culturale di “Terroni”, dall’altro non possiamo evitare che la breve e superficiale presentazione del nostro patrimonio culturale attraverso eventi organizzati porti alla fine a nuovi malintesi e stereotipizzazioni.
Secondo Marco Aime questo tipo di turismo è attraversato da almeno due paradossi: “l’impossibile ricerca dell’autenticità e lo spazio vuoto dell’incontro, la cosiddetta bolla ambientale”. Questa bolla è data dall’insieme di tutti gli sforzi che i mediatori (quelli che ci accolgono, quelli che organizzano, nonché le politiche delle ammistrazioni locali) operano “all’incontro”.

Insomma questo per dire che con questo topic non voglio “sparare addosso all’etnoturista" di cui peraltro spesso faccio anche parte, anzi spesso quello che mi interessa è capire le responsabilità di chi sta dall’altra parte, le comunità locali in quanto istituzioni, ma soprattutto gli umori delle persone che abitano stabilmente il territorio in relazione a questo “fiorire” di festival e rassegne varie.. Però, in vista dell’estate, anche tra gli etnoturisti varrebbe la pena di diffondere il famoso decalogo sul turismo responsabile dell’AITR (proprio come per chi si mette in viaggio verso altri continenti)… Si chiama Bel paese-Bel turismo e si scarica dall’area download di www.aitr.org


Ref.
Aime M., L’incontro mancato-turisti, nativi, immagini. Bollati Boringhieri, Torino, 2005.
AITR, Carta del “Bel Paese Buon Turismo”, 2002.
Celati G. Avventure in Africa, Feltrinelli, Milano, 1988.


Poi magari ne posto un po’..


Risposta Condividi


[1]   
Da: betsabea 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
LE RESPONSABILITA' DEL VIAGGIATORE

-Si interroga sulle aspettative e sulle motivazioni del proprio viaggio in modo da effettuare scelte consapevoli e coerenti. Per esempio: si tratta di un viaggio di svago, di riposo, per soddisfare esigenze di evasione o di conoscenza? In ogni caso, il viaggio avverrà nel rispetto della natura e delle persone incontrate;

-Chiede e cerca informazioni non soltanto sugli aspetti logistici del viaggio ma anche sul contesto, sulla storia, sulla società civile, sulla natura, sulle energie umane, sulle peculiarità e sullo spirito del luogo che intende visitare.

-Condivide i vari aspetti della vita quotidiana locale, senza chiedere privilegi o pratiche che possano causare, a breve o a lungo termine, ripercussioni negative;

-Prima di scattare foto o di girare video chiede il consenso delle persone che intende ritrarre;

-Non assume comportamenti offensivi verso gli usi e i costumi locali;

-Rispetta il patrimonio storico-monumentale e naturale;

-Usa in modo responsabile le risorse (acqua, energia) evitando gli sprechi, limita la produzione di rifiuti e non li abbandona in giro;

-Cerca prodotti e manifestazioni che siano espressione autentica della cultura locale (artigianato, gastronomia, arte, ecc.);

Dopo il viaggio
-Verifica se è riuscito a stabilire una relazione soddisfacente con la gente e la località visitata. Non fosse accaduto, si chiede perché;

-Valuta come far seguito ai rapporti stabiliti durante il viaggio;

-Non diffonde tra amici e conoscenti banalità sui luoghi che ha visitato;

...
Giù com'era la lista di Torrepaduli??



Risposta Condividi


[2]   
Da: Luca 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
Al di là della festa io ci metterei di non sentirsi in dovere di agire una parecipazione attiva del tipo:
1)mettersi a cantare "Bella Figliola" con accento toscano
2)Spiegare agli anziani" come si fà cosa"
3)Suonare la pizzica al Materdomini
4)Suonare la tammurriata a Torrepaduli(le ultime due hanno delle eccezioni)
5)Mettersi ad eseguire rischiosi numeri di bassa giocoleria:
a)Agitare una mazza che scappa continuamente di mano e che è sempre lì lì per tramortire qualcuno
b)Far ruotare certe immancabili clave moscie o funi a volte pure infuocate
c)Agitare tre noiosissime palle senza fantasia alcuna anch'esse che cadono continuamente in terra
d)Palleggiare con il super santos
6)Cadere da obesi al grido di "Festa!! Festa!!"addosso al tammurraro provocandogli duraturi danni e svariate serate annullate.
7)Chiedere sempre le stesse cazzate esotistiche che vuoi o non vuoi siamo sempre italiani anche noi
8)Se proprio vi scappa la cazzata chiedetela nella lingua vostra che in dialetto non vi si sopporta e non ci crederete ma... "Parliamo italiano"
9)Ubriacarsi schifosamente fuori ad un santuario
e vado avanti dopo...



Risposta Condividi


[3]   
Da: Nino Zumba 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
Al mio paese abbiamo fatto una cosa:

una bella finta festa, addebitamente pubblicizzata, ove convogliare le orde barbariche.

Tutto il paese si veste a festa con cioce ciociare, pellicci di montone cilentano, pantaloni in fustagno casertano, e chi più ne ha più ne dismetta.

Montiamo vere finte bancarelle di leccorne finto locali: nduja bergamasca, peperoncino lucano/cinese, cesti in vimini del mekong, tamburelli taiuanesi, zampogne scozzesi, ecc...

Triplichiamo i prezzi di tutti i negozi: es. un caffe 18 €.

Inscieniamo tammurriate montemaranesi cantate da veri finti anziani prelevati dallo spizio di gioia del colle. Ecc...

Un successone, provare per credere.


P.S.
E non ridete, perché tanto ci arriveremo.

Risposta Condividi


[4]   
Da: Nino Zumba 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
Dimenticavo: "L'etnoturista è come il maiale, non si butta niente."

Non so cosa significa (temo niente di buono), ma è quello che dice il sindaco del mio paese e i sindaci di molti altri paesi di mia conoscenza.

Risposta Condividi


[5]   
Da: Nino Zumba 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
Mi sono arricordato puro che questa robba si chiama: MARKETING TERRITORIALE

Risposta Condividi


[6]   
Da: Luca 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
Che il turista è come il maiale me ne sono accorto anche io ,perchè magnia e beve da fare schifo e poi dice : "Eh Voi a sud mangiate parecchio,da quando sono quì in tre giorni ho preso 5 chili nè"...e pensare che il sud è uno degli ultimi avanposti delle malattie da denutrizione in occidente....però ci servono...ci serve davvero tantissimo che vengano.


Risposta Condividi


[7]   
Da: betsabea 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
ah! ah! si è vero non si butta niente!
eppure è proprio questo rapporto doppio (svalutante) tra le amministrazioni e i visitatori a fare si che poi ci si lamenti di come vanno le cose..
Avremmo in merito aneddoti su aneddoti sulle richieste dei turisti e sulle risposte dei locali..

Tempo fa discutevo con un amico anche di questo.. non è importante porsi in maniera adeguata, spiegare chiaramente che il turismo (per es. calabrese) non è e non vuole essere come quello riminese? non si tratta di rixcettività o di strutture carenti o meno, non si mtratta di chiedere uno spirito di adattamento.. si tratta di ribadire la propria diversità di trattamento e di offerta.. si eviterebbero tanti malintesi.. io per esempio sono convinta che l'idea di "ospitalità" del sud sia un falso mito (o se c'è è l'espressione di un complesso...) e come tale va distrutto nell'immaginario della gente... per il bene di tutti!

Comunque.. tempo fa parlavamo (altrove) di stilare una "carta dei idritti e dei doveri".. che fine ha fatto?


Risposta Condividi


[8]   
Da: Avvocatista 
(Lucania)
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
Capita di rado ma non condivido pienamente il pensiero di Luca, mentre trovo interessante quanto riportato dall'amico Nino.

Il problema, come sottolinea Bet, non è tanto il povero etnoturista, ma cosa si dà in pasto a queste degnissime persone alla ricerca dell'autenticità, delle radici, dell'identità culturale e sociale perduta nelle pieghe della TV spazzatura, della globalizzazione, della world music, ecc....

La vera calamità non è rappresentata da queste orde di cavallette affamate di "cose vere"/non commerciali, ma è costituita da quella crescente massa di amministratori che si illudono di rimediare un po' di voti ripescando tradizioni ormai estinte o inventandone di nuove di sana pianta.

E come non ricordare le centinaia di "insegnanti" improvvisati di danze popolari, strumenti tradizionali, canti a stisa, che impreversano nelle grandi metropoli formando eserciti di EtnoVampiri.

Sono questi soggetti che creano una domanda distorta. Sono questi i responsabili delle distorsioni descritte da Luca.

Io personalmente mi regolo così: sto sistematicamente disertando i luoghi in cui si fa scempio della cultura popolare; non acquisto più CD e libri "marketing oriented"; boicotto (nel mio piccolo) i "corsi" di pizzica montemaranese.

Risposta Condividi


[9]   
Da: Luca 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[11-06-2007]  
Sì Avvocatista hai pienamente ragione,ma io ravvedo in questa spericolata gestione, da parte degli enti locali,dei beni culturali immateriali. Proprio il goffo tentativo di uniformarsi ad alcuni clichè che muovono alcuni, fortunatamente non tutti,degli etnoturisti....

Risposta Condividi


[10]   
Da: Pino Pontuali  
( )
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[12-06-2007]  
Concordo con Avvocatista.
Non prendiamocela con i turisti che, proprio perché portano ricchezza (che ormai è lo scopo delle feste di paese), non si meritano l'appellativo di "etnomusicogastroturisti".
Quale che sia la curiosità che lo sostiene, il turista ha fondamentalmente la necessità di uscire dal tam-tram quotidiano, e quindi gli sta bene qualsiasi cosa che non sia per lui usuale.
Naturalmente condivido il fatto che debba tenere un comportamento rispettosamente responsabile, ma principalmente vuole divertirsi.
Il problema quindi, e quì credo che siamo tutti concordi, non è la domanda ad essere sotto analisi ma la qualità dell'offerta e come viene confezionata.

Alcuni anni fa venni contattato dal Comitato per i festeggiamenti della popolarissima "Festa de Noantri" che, con cadenza annuale, si tiene nel quartiere di Trastevere a Roma. Volevano, per la serata del sabato, uno spettacolo di canti e musiche della tradizione di Roma e della campagna romana.
Dal momento che potevamo soddisfare la richiesta, concordammo il compenso e consegnammo la scheda delle necessità logistiche.
A dieci giorni dallo spettacolo ci arrivò la disdetta dell'ingaggio con la motivazione che il nostro repertorio non era sufficientemente tradizionale per quella festa.
Fummo sostituiti con un gruppo di musica salsa con tanto di ballerine a culo scoperto.

La responsabilità quindi è di chi ha il potere e perciò gestisce i soldi da destinare a queste cose.
E siccome tutto è gestito dalla politica....................

Pino

Risposta Condividi


[11]   
Da: Nino Zumba 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possib
[12-06-2007]  
AAAAAAAA mo te ne vieni.

Quando io ho lanciato la moda del tamburellista in ciabatte e canottiera con decorazioni al ragù e olio di mpeperonata tutti li a criticare.

Quest'hanno salirò sul palco della Notte della Paranza a torsolo nudo e pantaloncini con sfiati posteriori per mettere in bella mostra il culo.

Pino, se vuoi te ne mando un paio disegnati da me medesimo, staresti benissimo colla tua armonica.

E pure tu Arfonzo, colla tua chitarrina.

E poi vediamo se alla festa de voiantri fanno venire nantra vorta le bagascione.

Risposta Condividi


[12]   
Da: betsabea 
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[12-06-2007]  
Il discordo è tutto lì: gli amministratori.. ma siamo sicuri che si tratti solo di questioni di consensi e di voti? non sarà forse solo e semplicemente ignoranza, disinteresse, leggerezza?
Non è la festa in se il problema ma il modo in cui viene gestita.. e questo dipende secondo me da una ignoranza di fondo. Quando non esistono nel territorio delle realtà (culturali) forti, in grado di imporsi e indirizzare, le cose vanno alla deriva.. ecco perchè insisto sempre sull'importanza che piccole realtà localizzate hanno rispetto ai grossi movimenti e associazioni varie..

Il caso del Salento andrebbe veramente trattato a parte, lì ormai gli interessi in gioco sono tali che veramente l'unica cosa saggia da fare sarebbe di "costruire" degli spettacoli apposta per i turisti e spostarsi le proprie feste in date più tranquille..
Ma vi voglio raccontare un'altra realtà, un aneddoto sull mio paese: l'anno scorso giuovani entusiasti mi hanno detto di essere diventati appassionati di pizzica.. a queste parole già una spada trafiggeva il mio cuore "ma come la pizzica e la nostra tarantella?" ma non era quello il colpo di grazia: parlando e riparlando mi sono accorta che per loro la pizzica, la tammorriata e la calabrese erano un tutt'uno, non distinguevano musicalmente nè l'una nè l'altra.. a questo punto la richiesta era di trovare un gruppo per la solita festa di paese sovvenzionata da pro-loco e non so chi.. "ma c'è un gruppo bravissimo a pochi km di distanza!" "e poi ne conosco un altro.. che dite?" no.. sia per i giovani sia per gli amministratori il gruppo doveva venire quantomeno dal di fuori dei confini regionali per essere credibile..
Ero anche venuta a sapere che un signore aveva fatto una ricerca sul brigantaggio e doveva esserci anche un incontro per la presentazione del suo libro. La mia idea era di invitare Valentino Santagati e un altro po' di gente per il pomeriggio, di fare insieme un piccolo stage di danza di due giorni sulla tarantella calabrese e un bel concerto la sera con il suddetto gruppo vicino di casa.. no!!! ma che sei pazza? non interessa a nessuno! tutto sto trambusto! lascia stare dai..

Insomma, siccome le tradizioni musicali al mio paese non ci sono più (neanche l'ombra) e dovendo scegliere tra quelle degli altri allora meglio importare qualcosa di veramente figo e alla moda no? qualcosa di veramente esotico come la pizzica salentina..





Risposta Condividi


[13]   
Da: Pino Pontuali  
( )
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[13-06-2007]  
Ringrazio Nino Zumba del pensiero, ma non credo che il mio culo abbia un'estetica accattivante.

Con molta amarezza, credo che per gli amministratori sia veramente solo un bilancio di consensi condito con gigantesche dosi di presupponenza, disinteresse, ignoranza, egoismo, cinismo, malafede, ecc., ecc. (la politica è anche tutto questo).

Ed è anche vero che, se costretti ad organizzare spettacoli folk o bifolk, chiameranno sicuramente gruppi musicali provenienti da siti lontani.
D'altra parte, ripescando un detto vecchio di oltre duemila anni, è vero che "nessuno è profeta in patria sua".

E' mia convinzione che tutto questo ci riconduca a discorsi già fatti: ancora oggi è in atto un appiattimento ed un imbrigliamento della cultura popolare iniziato con la costituzione dell'unità d'Italia.

Noi (pochi e male armati) resisteremo ma cosa succederà dopo la nostra morte?
Che possiamo fare?
L'unica speranza è il coinvolgimento dei giovani.

Pino

Risposta Condividi


[14]   
Da: Avvocatista 
(Lucania)
  Re: Un etnoturismo responsabile è possibile?
[13-06-2007]  
Riporto qui una provocazione già fatta altrove senza molto successo (sigh):

Per il contribuente/elettore moderno (e materialista) le "feste popolari" sono manifestazioni (ormai quasi escusivamente ludiche) che portano allegria, casino, notorietà ad un certo posto, qualche turista, recupero di "certe strane tradizioni", ecc...

Per i policy maker le "feste popolari" portano (a dire di molti di questi soggetti) sviluppo, crescita, recupero delle tradizioni, ... e (a dire di nessuno di questi), voti, consensi, notorietà, ecc...

Infine, ci sono gli operatori economici (albergatori, ristoratori, ecc....) che vedono incrementare il fatturato per effetto diretto o indiretto delle "feste popolari".

(Ci sarebbero pure gli studiosi e gli accademici, ma questi, fino ad oggi, non si vedono moltissimo)

Poi ci sono dei gruppuscoli di strani figuri che amano visceralmente queste cose e che si deprimono al suono delle pizziche tammurriate e alla visione dello sputtanamento costante di "Feste" con millenni di storia.

La mia domanda è:

"Cosa possono fare questi strani figuri per non fare la fine degli Indiani d'America o degli Aborigeni Australiani?"

e soprattutto

"Cosa si può fare per scongiurare lo sputtanamento delle poche "Feste" sopravvissute allo sterminio?"

Per rispondere occorre ricordare che "le cose funzionano se e solo se tutti i portatori di interesse (contribuenti, policy maker, operatori economici, ecc...) ne traggono un utile".

Risposta Condividi


[15]   
Da: kukurni 
(mberlaterra)
  Re: Un etnoturismo responsabile è possib
[13-06-2007]  
ed il vecchio guardava, seduto sull'uscio, forse un pochino dondolandosi con la sedia, all'ombra a gustarsi l'andirivieni......................
e alla domanda, ma cosa fai?...........................STO!




STOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO OOOOO!

forse così qualcosa si salva?




Risposta Condividi