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Da: RonnaPaulina 
  Assassinio di un poeta tenores, P.Marott
[30-12-2007]  
Peppino Marotto, l'assassinio di un poeta tenores

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Scusate se vi sembrerà OT, ma secondo me si tratta di cultura immateriale, "seguendo il filone della musica tradizionale e culturale e dove la voglia di riscatto dei pastori si unisce alla lotta" !
Riceviamo e moltro volentieri inoltriamo il messaggio che segue.

L'Associazione la Conta si unisce nel cordoglio e nella solidarietà alla famiglia ed ai compagni di Orgosolo per l'assassinio del poeta, tenores e sidacalista Peppino Marotto.
Ciao Peppino, ci ha dato ed insegnato tanto!
................
La Lega di Cultura di Piadena esprime tutta la sua solidarietà ai familiari e ai compagni di Orgosolo per l'assassinio del poeta tenores e sindacalista Peppino Marotto.
Lo ricordiamo come compagno e educatore in Sardegna, per i suoi canti e le sue poesie, sempre alla ricerca di pace e di un vivere migliore per tutti i lavoratori.
I suoi canti li ha portati fuori di Orgosolo in altri paesi e città.
...Uccidere un poeta è un brutto segno dei tempi.
Peppino ci mancherai. Noi ci stringiamo nel tuo ricordo.

I compagni della Lega di Cultura di Piadena
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Poeta, sindacalista: ucciso a Orgosolo a 82 anni
Davide Madeddu (da l'Unità del 29/12/2007)

Era considerato un po’ “la voce della rivoluzione”. È stato ucciso con sei colpi di pistola sulla porta dell’edicola di Corso Garibaldi, nella sua Orgosolo, prima che comprasse il suo solito pacco di giornali. Peppino Marotto aveva 82 anni e in Sardegna era considerato una sorta di “istituzione” per il suo impegno politico, sindacale e culturale. Attività al servizio degli altri che continuava nonostante la pensione e la sua età avanzata. Come ogni mattina stava entrando nell’edicola di Orgosolo, il paese finito alla ribalta per gli episodi di cronaca nera e per i suoi murales che rivendicavano la voglia di riscatto.

Marotto è stato trovato riverso, ormai privo di vita, sulla strada davanti alla chiesa parrocchiale di Orgosolo. Il killer, pare passato inosservato nonostante l'omicidio sia avvenuto in pieno giorno e al centro del paese, è fuggito a piedi facendo perdere le tracce nei vicoli.
Peppino Marotto aveva iniziato sin da giovane a impegnarsi in politica, nel Pci e nel sindacato con la Cgil. Famose sono state le sue iniziative e campagne anche a sostegno dei pastori di Pratobello degli anni ’70, le lotte dei minatori, le rivolte degli operai di Ottana. Si batteva, come ricordano i dirigenti sindacali, «per cambiare la Barbagia e il suo paese» perché, sosteneva «la Barbagia ha anche un’altra faccia». Una lotta che non si è fermata alla sola attività sindacale, ma si è estesa anche a quella culturale e musicale. Marotto la sua voglia di riscatto e di rivoluzione l’aveva raccontata con numerose canzoni in sardo. Poesie che hanno fatto letteralmente “il giro del mondo”, soprattutto seguendo il filone della musica tradizionale e culturale e dove la voglia di riscatto dei pastori si unisce alla lotta di Antonio Gramsci, all’idea di rivoluzione che passa per la cultura e il riscatto dei popoli.



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Pagina 1

[1]   
Da: RonnaPaulina 
  Re: Assassinio di un poeta tenores, P.Marott
[30-12-2007]  
...Peppino Marotto era membro fondatore dei 'Tenores Supramonte di Orgosolo'.
Per chi volesse approfondire:


Marotto, Peppino
Su pianeta ’e Supramonte. Cantadas in sardu


Dim. 15x21 cm
Pagg. 192
Anno di edizione: 1996
ISBN 88-86229-25-9
Collana: Arcale
Prezzo: 13,94 Euro


La poesia di Peppino Marotto nasce dalla gente, dalle campagne e dal paese di Orgosolo e proprio dall’antico canto, a tenore o a poesia, viene la migliore ispirazione dei versi di Peppino Marotto: un dono della natura, come un terreno ricco e senza pietre, fresco ma al contempo soleggiato, capace di produrre prelibate leccornie se solo lo si riesce a maneggiare come egli riesce a fare.

Le poesie qui raccolte tracciano un percorso attraverso la vita e gli ideali di questo moderno cantastorie. Completano il volume una presentazione di Paolo Pillonca, un contributo di Pietro Sassu e delle note biografiche di Giuseppe Fiori e un’intervista di Tonino Cau.

http://www.condaghes.com/scheda.asp?id=88-86229-25-9



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[2]   
Da: giullare2002 
(na-bn-av-bo)
  Re: Assassinio di un poeta tenores, P.Ma
[30-12-2007]  
per Peppino Marotto la cui splendida voce ho avuto la fortuna di ascoltare 3 anni fa nella sua terra:

"Sei ancora qui,
com'eri allora,
vivo,
la stessa voce limpida e d'oro,
come se Lei fossi Tu,
anzi ancora più Tu
perchè somiglia al tuo ricordo immenso!"

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[3]   
Da: giullare2002 
(na-bn-av-bo)
  Re: Assassinio di un poeta tenores, P.Ma
[30-12-2007]  
ronnapaulina aggiungo la modifica all'articolo già inoltrato da te:


(Davide Maddeddu, sempre da L'Unità Modificato il: 29.12.07 alle ore 20.58)
Il popolo sardo «fatto di gente che studia e lavora», che rispetta le regole. Una Sardegna diversa da quella dei luoghi comuni fatti di banditi e sequestratori (soprattutto negli anni ´70 e ´80) o di pastori, ma una Sardegna fatta «di cultura, di intellettuali e di gente che lavora duramente». Tanto in fabbrica quanto in miniera. Eppoi, alla fine, l´impegno anche contro la guerra: il poeta ha anche dedicato un canto alla Brigata Sassari al ritorno dalla Grande Guerra: con «Sa brigada sassaresa» ha narrato la presa di coscienza dei Sassarini, al ritorno dalla I guerra mondiale e prima dell'avvento del fascismo.

Una volta andato in pensione non ha smesso di collaborare quotidianamente con la sede di Orgosolo del sindacato pensionati. Fra le sue opere più importanti "Su pianeta 'e Supramonte" (1996), "Testimonianze poetiche in onore di Emilio Lussu", (1983), "Cantones Politicas Sardas", (1978). La sua ultima apparizione pubblica risale allo scorso aprile quando ha partecipato a una serie di convegni sulla figura di Gramsci e ha stupito il pubblico intonando un canto sull'intellettuale comunista. Erano i sogni di quello che continuava a definirsi un comunista. Sogni distrutti, dopo 82 anni di battaglie in prima fila, da sei colpi di pistola.

ed ecco i versi della poesia a cui si fa riferimento nell'articolo di Davide Maddeddu

Sa Brigata Sassaresa

"Cussos de sa brigata sassaresa
c'hana vattu sa gherra europea
còntana ancora s'intrepida impresa;

Comente vin trattàdoso in trincea,
sena iscarpas, bestìrese, aliméntoso
affrantos de sa bellicosa idae;
furibùndoso in sos cumbattiméntoso,
sena connoscher bene sa resòne
d'inumanos massacros, tradiméntoso;
e Lenìn, cun sa Rivoluzione,
c'haìad fattu sa gherra vinire
in d'una gherradore Nazione.

Si domandaini: a chie obedire?
comente si devìan cumportare?
cale vin sos nemigos de bocchire?
It'est su chi podìan balanzare
sos pòveros pastores de Sardigna
da cussu orrendu iscuntru militare?

Lis han finas promissu sa cunsigna
de sas terra c'haìana tancadu
chent'annos prima sa zente maligna;
ma cand0hana sa gherra terminadu
cun s'isconfitta 'e sos Astros-Ungàroso,
nen tribagliu nen terra lis gan dadu;
sos riccos fin prus riccos prus avàroso,
ca bendìana s'anzenu sudore
-male pagadu- a prezios càroso;

naràini a su sordadu pastore
chi sa curpa 'e sa sua povertade
vi s'isciopero 'e su tribagliadore;
e lon hana mandàdoso in cittade
pro vagher gherra a sos iscioperantes
chi pedìana paghe e libertade.

Ma Gramsci narada a soso militantes
de sa classe operaia: sos sordados
sardos s'annan cun sos tribagliantes;
cand'ischin chie sus sos isfruttàdoso
e chie sune sos isfruttadòrese,
si pentin cussos chi los han mandàdoso.

Infattis, chene gloria e onores,
dae Torinu los han trasferidos,
ca no hanu obbedidu a sos signores.
Sos operaios tantu agguerridos
su noighentosvinti hana occupadu
sas fàbbricas, cumpattòso e unìdos;

Torinu viada su puntu avanzadu
in sa lotta de s'occupazione,
ca vi da Gramsci bene organizzadu;
ma pro sa vera liberazione
dae s'insfruttamentu padronale
bi gherìad sa rivoluzione;
e no han decretadu in generale
s'isciopero, sos capos riformistas,
pr'imponner sa giustizia sociale.

Dae Torinu sos Ordinovistas
naraina: Custu est su monumentu
de abbolire sos capitalistas,
sinono ha a leare supravventu
su capitale cun sa prepotenzia,
seminende terrore e ispaventu;

unu sistema de delinquenzia
pro tantu tempu hada a cancellare
de su socialismu s'esistenzia.
E Gramsci non podìada isbagliare".

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[4]   
Da: giullare2002 
(na-bn-av-bo)
  Re: Assassinio di un poeta tenores, P.Ma
[01-01-2008]  

In memoria di Peppino Marotto
di Giovanna Marini
da il manifesto di domenica 30 dicembre 2007

«Peppino Marotto ucciso nel suo paese Orgosolo», così mi arriva la notizia. Peppino Marotto era un poeta, quando in un paese si uccidono i poeti vuol dire che quel paese è malato. L’Italia è sensibilmente malata dal 1975, quando fu ucciso Pasolini. Peppino era un poeta popolare, cantava le sue rime in ottava con il suo coro, non era un uomo qualsiasi, per me Peppino era un profeta, era un grande. La sua vita dedicata all’impegno politico, ancora ieri, ottantenne, saliva ogni giorno alla Camera del Lavoro di Orgosolo che possiamo proprio definire «la sua camera del Lavoro» e la teneva aperta, lì, tutto solo, per essere disponibile ai lavoratori che avessero qualche problema da esporgli, qualche denuncia da fare al proprio sindacato, qualche padrone prepotente e inadempiente. Peppino non si era mai tirato indietro di fronte alle lotte per la sua terra, per il lavoro, cantava la vita di Gramsci e al popolo insegnava i sentimenti. «Peppino non era il cantore di una Sardegna passata, ha sempre cantato per la Sardegna del futuro» così mi dice Ivan Della Mea anche lui distrutto dalla notizia che ci è appena giunta, e per questo mondo del futuro era abituato Peppino, come tanti altri, a lottare. Insegnava ai giovani attraverso la sua poesia come si devono amare i grandi, come si deve riconoscere il valore di chi combatte per una vita giusta, contro la sopraffazione dell’uomo sull’uomo. Peppino non è mai invecchiato nella sua testa, oggi seguiva i fatti politici del nostro paese e parlava dello stato del mondo con termini illuminati, fedeli al suo credo di vecchio comunista, che aveva subito riconosciuto l’importanza della nascita della democrazia in Italia, della costruzione del paese fatta a partire dalla Costituzione.
L’importanza del sacrosanto valore della Resistenza in cui abbiamo tutti creduto educati proprio da persone come Peppino e gli altri grandi combattenti che stanno scomparendo purtroppo uno ad uno nel nostro malato paese. Malato perché è malata la vita dappertutto, per come nel mondo hanno vinto gli interessi delle multinazionali e quindi per come ha vinto, dovunque, lo sfacciato egoismo del singolo contro l’interesse dell’umanità . Peppino Marotto ha sempre lottato, l’hanno mandato al confino durante il fascismo e in carcere durante il governo di Scelba, sempre perché proclamava il suo credo e la sua ferma volontà nell’impedire che nel paese accadesse quello che accade adesso. La disgregazione degli ideali naturali dell’uomo, il lento progredire del male cioè dell’irreale contro il bene cioè la realtà. Con Peppino ho passato momenti magnifici, e mi ha insegnato sempre tanto. Abbiamo viaggiato e cantato insieme in Europa, era un fratello maggiore per me e un grande Maestro.
Quando Peppino tornava verso casa, la sera, anche adesso, dopo una brutta bronchite che lo lasciava senza respiro, dalla sua Camera del Lavoro, lui ogni volta si fermava prima della salita verso casa dove un terrazzino, sorta di piccolo promontorio, permette di guardare tutta la valle su Ogliena, si fermava lì per ammirare la sua valle. Peppino aveva ottantadue anni, ottantadue anni di una vita militante, ricca di tanta sapienza e generosità, ma chi ha potuto anche solo pensare di uccidere un uomo simile? Ma dove stiamo vivendo? Ma che paese è l’Italia?
I giovani non conoscono Peppino Marotto, da ora in poi sarà nostro dovere, di noi vecchi, dovere morale di farlo conoscere.







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