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per coloro che scelgono di rimanere anonimi pur usando uno
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Convegno internazionale sulle danze trad
[02-08-2007]
In occasione del X anniversario del Festival de "La Notte della Taranta" e della rassegna di Estadanza, l'Ass. Cult. "Taranta" di Firenze e l'Istituto "Diego Carpitella" di Melpignano (LE) con il patrocinio dell'Università degli Studi di Lecce organizzano un:
" CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLE DANZE TRADIZIONALI DELL'EUROPA MEDITERRANEA "
Castrignano dei Greci (LE), Palazzo De Gualtieris
13 e 14 agosto 2007
* * *
PROGRAMMA
LA DANZA TRADIZIONALE COME PATRIMONIO E FRUIZIONE CULTURALE
La danza etnica oggi in Italia e nell'Europa mediterranea:
resistenze, contaminazioni, dislocazioni, vecchie e nuove funzioni.
Lunedì 13 agosto 2007
Giornata europea: Dallo stato degli studi etnocoreologici alla
conoscenza,
tutela e consumo del patrimonio etnocoreutico.
Mattina, h. 10:
Presidenza: Alkis Raftis
Saluto delle autorità e degli organizzatori de ³La notte della taranta²
Relatori: Giuseppe Michele Gala (Italia), Carles Mas (Catalogna), Josè
Alberto Sardinha (Portogallo), Eugenio Imbriani (Italia).
Pomeriggio, h. 16,30:
Presidenza: José Alberto Sardinha
Relatori: Alkis Raftis (Grecia), Castagna Ettore (Italia), Boschero
Gian Piero (Occitania italiana), Marinella Marras (Sardegna - Italia), Paolo
Apolito (Italia).
Ore 18,30: Etnodanza in Video
Film documentari sulla danza tradizionale europea.
Martedì 14 agosto 2007
Giornata italiana: Terre fertili di corpi danzanti e terre di passi
perduti.
Mattina, h. 10:
Presidenza: Paolo Apolito
Relatori: D'Ajello Caracciolo Gabriele (Campania), Tamara Biagi
(Basilicata), Tiziana Miniati (Abruzzo), Davide Monaco (Puglia).
Dibattito
Pomeriggio, h. 16:
Tavola rotonda:
Ombre e luci del ballo popolare meridiano. Dal folklore alla riproposta
e al folklorismo, dalla ricerca filologica al reinvenzione della tradizione.
Intervengono: Giuseppe Gala (moderatore), Gianni Amati, Mario Gennai,
Livio Greco, Davide Monaco, Ada Metafune.
Dibattito pubblico.
Ore 18: Etnodanza in Video
Film documentari sulla danza tradizionale europea.
Ore 19,30: conclusioni
* * *
Le ragioni di un convegno
L'ultimo convegno generale sulla danza tradizionale in Italia si è
tenuto col patrocinio di Carpitella nel 1988 in un'edizione di Estadanza a
Penna S. Andrea in Abruzzo: La danza tradizionale in Italia: bilancio delle
ricerche e prospettive. Quasi tutti i ricercatori allora in funzione furono
interpellati, si incontrarono ed esposero i risultati delle proprie
indagini, riflessioni e ipotesi per gli anni seguenti. Da allora solo
parziali incontri di studio a carattere monotematico o areali .
Nei quasi due decenni trascorsi molte cose sono cambiate nella pratica
della danza tradizionale in Italia e in Europa: un'altra generazione di
anziani ballerini se n'è andata, una nuova generazione di ³praticanti² hanno
creato nuovi modi e nuove ritualità coreutiche, innescando un consumismo
coreutico translocale. Si avvertiva, dunque, da più parti la necessità di rifare
il punto della situazione, dopo che in quest'ultimo decennio l'interesse
per il ballo popolare è cresciuto in maniera esponenziale.
La scelta di ritrovarsi nel Salento, non è casuale. La Puglia è oggi su
questo tema una terra trainante ed è divenuta uno stimolante
laboratorio di osservazione. Far incontrare gli addetti (ricercatori, antropologi,
operatori etnoculturali) per ridiscutere delle tante questioni vecchie
e nuove riguardanti lo stato di conservazione, la tutela delle forme
tradizionali ancora in funzione, l'urgenza della documentazione, dello
studio e della messa a conoscenza dei repertori coreutici tradizionali
con modalità nuove, la necessità delle nuove generazioni di recuperare i
"passi perduti", di tornare con nuove ritualità sui luoghi della tradizione o
di inventarsi scuole e nuove forme di aggregazione, la soluzione
spettacolare dei gruppi di esibizione, ecc. diventa una preziosa opportunità di
bilancio e di chiarezza. Parole come tradizione, tutela, recupero, localismo e
identità si sommano a neologismi come animazione, reinnesto, beni
immateriali, neo-pizzica, folkfestival, bombaal, ecc. Termini eIn occasione del X anniversario del Festival de "La Notte della
Taranta" e
della rassegna di Estadanza, l'Ass. Cult. "Taranta" di Firenze e
l'Istituto
"Diego Carpitella" di Melpignano (LE) con il patrocinio dell'Università
degli Studi di Lecce organizzano un:
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
SULLE DANZE TRADIZIONALI DELL'EUROPA MEDITERRANEA
Castrignano dei Greci (LE), Palazzo De Gualtieris
13 e 14 agosto 2007
* * *
PROGRAMMA
LA DANZA TRADIZIONALE COME PATRIMONIO E FRUIZIONE CULTURALE
La danza etnica oggi in Italia e nell'Europa mediterranea:
resistenze, contaminazioni, dislocazioni, vecchie e nuove funzioni.
Lunedì 13 agosto 2007
Giornata europea: Dallo stato degli studi etnocoreologici alla
conoscenza,
tutela e consumo del patrimonio etnocoreutico.
Mattina, h. 10:
Presidenza: Alkis Raftis
Saluto delle autorità e degli organizzatori de ³La notte della taranta²
Relatori: Giuseppe Michele Gala (Italia), Carles Mas (Catalogna), Josè
Alberto Sardinha (Portogallo), Eugenio Imbriani (Italia).
Pomeriggio, h. 16,30:
Presidenza: José Alberto Sardinha
Relatori: Alkis Raftis (Grecia), Castagna Ettore (Italia), Boschero
Gian
Piero (Occitania italiana), Marinella Marras (Sardegna - Italia), Paolo
Apolito (Italia).
Ore 18,30: Etnodanza in Video
Film documentari sulla danza tradizionale europea.
Martedì 14 agosto 2007
Giornata italiana: Terre fertili di corpi danzanti e terre di passi
perduti.
Mattina, h. 10:
Presidenza: Paolo Apolito
Relatori: D'Ajello Caracciolo Gabriele (Campania), Tamara Biagi
(Basilicata), Tiziana Miniati (Abruzzo), Davide Monaco (Puglia).
Dibattito
Pomeriggio, h. 16:
Tavola rotonda:
Ombre e luci del ballo popolare meridiano. Dal folklore alla riproposta
e al
folklorismo, dalla ricerca filologica al reinvenzione della tradizione.
Intervengono: Giuseppe Gala (moderatore), Gianni Amati, Mario Gennai,
Livio
Greco, Davide Monaco, Ada Metafune.
Dibattito pubblico.
Ore 18: Etnodanza in Video
Film documentari sulla danza tradizionale europea.
Ore 19,30: conclusioni
* * *
Le ragioni di un convegno
L'ultimo convegno generale sulla danza tradizionale in Italia si è
tenuto
col patrocinio di Carpitella nel 1988 in un'edizione di Estadanza a
Penna S.
Andrea in Abruzzo: La danza tradizionale in Italia: bilancio delle
ricerche
e prospettive. Quasi tutti i ricercatori allora in funzione furono
interpellati, si incontrarono ed esposero i risultati delle proprie
indagini, riflessioni e ipotesi per gli anni seguenti. Da allora solo
parziali incontri di studio a carattere monotematico o areali
Roma
incontro interlocutorio fra i pochi ricercatori; 1991 in Abruzzo
convegno
sulla didattica della danza popolare; 1995 i Friuli convegno sulla
furlana;
1997 in Sardegna convegno sul ballo sardo; 1997 ad Amatrice convegno
sul
saltarello.gif" hspace="2">.
Nei quasi due decenni trascorsi molte cose sono cambiate nella pratica
della
danza tradizionale in Italia e in Europa: un'altra generazione di
anziani
ballerini se n'è andata, una nuova generazione di ³praticanti² hanno
creato
nuovi modi e nuove ritualità coreutiche, innescando un consumismo
coreutico
translocale. Si avvertiva, dunque, da più parti la necessità di rifare
il
punto della situazione, dopo che in quest'ultimo decennio l'interesse
per il
ballo popolare è cresciuto in maniera esponenziale.
La scelta di ritrovarsi nel Salento, non è casuale. La Puglia è oggi su
questo tema una terra trainante ed è divenuta uno stimolante
laboratorio di
osservazione. Far incontrare gli addetti (ricercatori, antropologi,
operatori etnoculturali) per ridiscutere delle tante questioni vecchie
e
nuove riguardanti lo stato di conservazione, la tutela delle forme
tradizionali ancora in funzione, l'urgenza della documentazione, dello
studio e della messa a conoscenza dei repertori coreutici tradizionali
con
modalità nuove, la necessità delle nuove generazioni di recuperare i
"passi
perduti", di tornare con nuove ritualità sui luoghi della tradizione o
di
inventarsi scuole e nuove forme di aggregazione, la soluzione
spettacolare
dei gruppi di esibizione, ecc. diventa una preziosa opportunità di
bilancio
e di chiarezza. Parole come tradizione, tutela, recupero, localismo e
identità si sommano a neologismi come animazione, reinnesto, beni
immateriali, neo-pizzica, folkfestival, bombaal, ecc. Termini e
concetti si
inventano, si logorano, mutano semantica, vengono destrutturati in un
processo iperdinamico, si aprono continuamente scenari nuovi, fra
bisogno di
appartenenza culturale e flusso inarrestabile verso la globalizzazione.
Tante sono le questioni dibattute in questi anni in Italia: la scarsità
di
studiosi specialisti, l'assenza istituzionale dell'università nella
formazione di ricercatori, la sporadicità e superficialità di molte
ricerche
e la diffusa tuttologia informatica, i fenomeni di
micro-globalizzazione di
forme coreutiche di successo, l'assenza di rapporti stabili con le
altre
esperienze analoghe in Europa, la difficoltà delle comunità locali a
viversi
in pace le proprie espressioni coreutiche, l'invadenza di
etnocoreofili,
della spettacolarizzazione, dei media e del turismo etnico, l'assenza
di
fondi per l'editoria specializzata e di materiali di studio, la
lievitata
domanda di conoscenza e altre problematiche di grande interesse.
La scelta di confrontarsi con altri paesi che si affacciano sul
Mediterraneo
e che in passato hanno avuto notevoli scambi fra loro, è dettata dal
bisogno
di conoscere le situazioni limitrofe, di confrontare metodi di
rilevamento e
di analisi, di individuare analogie repertoriali e contestuali, di
creareIn occasione del X anniversario del Festival de "La Notte della
Taranta" e
della rassegna di Estadanza, l'Ass. Cult. "Taranta" di Firenze e
l'Istituto
"Diego Carpitella" di Melpignano (LE) con il patrocinio dell'Università
degli Studi di Lecce organizzano un:
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
SULLE DANZE TRADIZIONALI DELL'EUROPA MEDITERRANEA
Castrignano dei Greci (LE), Palazzo De Gualtieris
13 e 14 agosto 2007
* * *
PROGRAMMA
LA DANZA TRADIZIONALE COME PATRIMONIO E FRUIZIONE CULTURALE
La danza etnica oggi in Italia e nell'Europa mediterranea:
resistenze, contaminazioni, dislocazioni, vecchie e nuove funzioni.
Lunedì 13 agosto 2007
Giornata europea: Dallo stato degli studi etnocoreologici alla
conoscenza,
tutela e consumo del patrimonio etnocoreutico.
Mattina, h. 10:
Presidenza: Alkis Raftis
Saluto delle autorità e degli organizzatori de ³La notte della taranta²
Relatori: Giuseppe Michele Gala (Italia), Carles Mas (Catalogna), Josè
Alberto Sardinha (Portogallo), Eugenio Imbriani (Italia).
Pomeriggio, h. 16,30:
Presidenza: José Alberto Sardinha
Relatori: Alkis Raftis (Grecia), Castagna Ettore (Italia), Boschero
Gian
Piero (Occitania italiana), Marinella Marras (Sardegna - Italia), Paolo
Apolito (Italia).
Ore 18,30: Etnodanza in Video
Film documentari sulla danza tradizionale europea.
Martedì 14 agosto 2007
Giornata italiana: Terre fertili di corpi danzanti e terre di passi
perduti.
Mattina, h. 10:
Presidenza: Paolo Apolito
Relatori: D'Ajello Caracciolo Gabriele (Campania), Tamara Biagi
(Basilicata), Tiziana Miniati (Abruzzo), Davide Monaco (Puglia).
Dibattito
Pomeriggio, h. 16:
Tavola rotonda:
Ombre e luci del ballo popolare meridiano. Dal folklore alla riproposta
e al
folklorismo, dalla ricerca filologica al reinvenzione della tradizione.
Intervengono: Giuseppe Gala (moderatore), Gianni Amati, Mario Gennai,
Livio
Greco, Davide Monaco, Ada Metafune.
Dibattito pubblico.
Ore 18: Etnodanza in Video
Film documentari sulla danza tradizionale europea.
Ore 19,30: conclusioni
* * *
Le ragioni di un convegno
L'ultimo convegno generale sulla danza tradizionale in Italia si è
tenuto
col patrocinio di Carpitella nel 1988 in un'edizione di Estadanza a
Penna S.
Andrea in Abruzzo: La danza tradizionale in Italia: bilancio delle
ricerche
e prospettive. Quasi tutti i ricercatori allora in funzione furono
interpellati, si incontrarono ed esposero i risultati delle proprie
indagini, riflessioni e ipotesi per gli anni seguenti. Da allora solo
parziali incontri di studio a carattere monotematico o areali .
Nei quasi due decenni trascorsi molte cose sono cambiate nella pratica
della
danza tradizionale in Italia e in Europa: un'altra generazione di
anziani
ballerini se n'è andata, una nuova generazione di ³praticanti² hanno
creato
nuovi modi e nuove ritualità coreutiche, innescando un consumismo
coreutico
translocale. Si avvertiva, dunque, da più parti la necessità di rifare
il
punto della situazione, dopo che in quest'ultimo decennio l'interesse
per il
ballo popolare è cresciuto in maniera esponenziale.
La scelta di ritrovarsi nel Salento, non è casuale. La Puglia è oggi su
questo tema una terra trainante ed è divenuta uno stimolante
laboratorio di
osservazione. Far incontrare gli addetti (ricercatori, antropologi,
operatori etnoculturali) per ridiscutere delle tante questioni vecchie
e
nuove riguardanti lo stato di conservazione, la tutela delle forme
tradizionali ancora in funzione, l'urgenza della documentazione, dello
studio e della messa a conoscenza dei repertori coreutici tradizionali
con
modalità nuove, la necessità delle nuove generazioni di recuperare i
"passi
perduti", di tornare con nuove ritualità sui luoghi della tradizione o
di
inventarsi scuole e nuove forme di aggregazione, la soluzione
spettacolare
dei gruppi di esibizione, ecc. diventa una preziosa opportunità di
bilancio
e di chiarezza. Parole come tradizione, tutela, recupero, localismo e
identità si sommano a neologismi come animazione, reinnesto, beni
immateriali, neo-pizzica, folkfestival, bombaal, ecc. Termini e
concetti si
inventano, si logorano, mutano semantica, vengono destrutturati in un
processo iperdinamico, si aprono continuamente scenari nuovi, fra
bisogno di
appartenenza culturale e flusso inarrestabile verso la globalizzazione.
Tante sono le questioni dibattute in questi anni in Italia: la scarsità
di
studiosi specialisti, l'assenza istituzionale dell'università nella
formazione di ricercatori, la sporadicità e superficialità di molte
ricerche
e la diffusa tuttologia informatica, i fenomeni di
micro-globalizzazione di
forme coreutiche di successo, l'assenza di rapporti stabili con le
altre
esperienze analoghe in Europa, la difficoltà delle comunità locali a
viversi
in pace le proprie espressioni coreutiche, l'invadenza di
etnocoreofili,
della spettacolarizzazione, dei media e del turismo etnico, l'assenza
di
fondi per l'editoria specializzata e di materiali di studio, la
lievitata
domanda di conoscenza e altre problematiche di grande interesse.
La scelta di confrontarsi con altri paesi che si affacciano sul
Mediterraneo
e che in passato hanno avuto notevoli scambi fra loro, è dettata dal
bisogno
di conoscere le situazioni limitrofe, di confrontare metodi di
rilevamento e
di analisi, di individuare analogie repertoriali e contestuali, di
creare
sinergie ed eventuali progetti comuni per la tutela e la valorizzazione
dei
balli di tradizione, al fine di convergere con l'UNESCO sull'urgenza di
una
protezione, perché come beni immateriali le danze e i loro contesti
rischiano un'affrettata agonia, la negazione di una memoria storica,
un'invadenza consumistica e aggressiva dall'esterno e la difficoltà di
un
dinamismo sincretico cosciente e sedimentario.
* * *
È prevista la pubblicazione degli atti, con sintesi degli interventi
del
dibattito e un DVD allegato contenente documenti etnocoreutici, che
ogni
partecipante fornirà a propria scelta.
* * *
CONCERTO SERALE
Curzi (LE) - 13 agosto - h. 10
Cobla Minima (Gruppo di musica e danza catalana)
Es Revetlers (Gruppo di musica e danza di Majorca)
Phaleg - musica e danza della Calabria
Compagnia della scherma salentina
sinergie ed eventuali progetti comuni per la tutela e la valorizzazione
dei
balli di tradizione, al fine di convergere con l'UNESCO sull'urgenza di
una
protezione, perché come beni immateriali le danze e i loro contesti
rischiano un'affrettata agonia, la negazione di una memoria storica,
un'invadenza consumistica e aggressiva dall'esterno e la difficoltà di
un
dinamismo sincretico cosciente e sedimentario.
* * *
È prevista la pubblicazione degli atti, con sintesi degli interventi
del
dibattito e un DVD allegato contenente documenti etnocoreutici, che
ogni
partecipante fornirà a propria scelta.
* * *
CONCERTO SERALE
Curzi (LE) - 13 agosto - h. 10
Cobla Minima (Gruppo di musica e danza catalana)
Es Revetlers (Gruppo di musica e danza di Majorca)
Phaleg - musica e danza della Calabria
Compagnia della scherma salentina
incontro interlocutorio fra i pochi ricercatori; 1991 in Abruzzo
convegno
sulla didattica della danza popolare; 1995 i Friuli convegno sulla
furlana;
1997 in Sardegna convegno sul ballo sardo; 1997 ad Amatrice convegno
sul
saltarello.gif" hspace="2">.
Nei quasi due decenni trascorsi molte cose sono cambiate nella pratica
della
danza tradizionale in Italia e in Europa: un'altra generazione di
anziani
ballerini se n'è andata, una nuova generazione di ³praticanti² hanno
creato
nuovi modi e nuove ritualità coreutiche, innescando un consumismo
coreutico
translocale. Si avvertiva, dunque, da più parti la necessità di rifare
il
punto della situazione, dopo che in quest'ultimo decennio l'interesse
per il
ballo popolare è cresciuto in maniera esponenziale.
La scelta di ritrovarsi nel Salento, non è casuale. La Puglia è oggi su
questo tema una terra trainante ed è divenuta uno stimolante
laboratorio di
osservazione. Far incontrare gli addetti (ricercatori, antropologi,
operatori etnoculturali) per ridiscutere delle tante questioni vecchie
e
nuove riguardanti lo stato di conservazione, la tutela delle forme
tradizionali ancora in funzione, l'urgenza della documentazione, dello
studio e della messa a conoscenza dei repertori coreutici tradizionali
con
modalità nuove, la necessità delle nuove generazioni di recuperare i
"passi
perduti", di tornare con nuove ritualità sui luoghi della tradizione o
di
inventarsi scuole e nuove forme di aggregazione, la soluzione
spettacolare
dei gruppi di esibizione, ecc. diventa una preziosa opportunità di
bilancio
e di chiarezza. Parole come tradizione, tutela, recupero, localismo e
identità si sommano a neologismi come animazione, reinnesto, beni
immateriali, neo-pizzica, folkfestival, bombaal, ecc. Termini e
concetti si
inventano, si logorano, mutano semantica, vengono destrutturati in un
processo iperdinamico, si aprono continuamente scenari nuovi, fra
bisogno di
appartenenza culturale e flusso inarrestabile verso la globalizzazione.
Tante sono le questioni dibattute in questi anni in Italia: la scarsità
di
studiosi specialisti, l'assenza istituzionale dell'università nella
formazione di ricercatori, la sporadicità e superficialità di molte
ricerche
e la diffusa tuttologia informatica, i fenomeni di
micro-globalizzazione di
forme coreutiche di successo, l'assenza di rapporti stabili con le
altre
esperienze analoghe in Europa, la difficoltà delle comunità locali a
viversi
in pace le proprie espressioni coreutiche, l'invadenza di
etnocoreofili,
della spettacolarizzazione, dei media e del turismo etnico, l'assenza
di
fondi per l'editoria specializzata e di materiali di studio, la
lievitata
domanda di conoscenza e altre problematiche di grande interesse.
La scelta di confrontarsi con altri paesi che si affacciano sul
Mediterraneo
e che in passato hanno avuto notevoli scambi fra loro, è dettata dal
bisogno
di conoscere le situazioni limitrofe, di confrontare metodi di
rilevamento e
di analisi, di individuare analogie repertoriali e contestuali, di
creare
sinergie ed eventuali progetti comuni per la tutela e la valorizzazione
dei
balli di tradizione, al fine di convergere con l'UNESCO sull'urgenza di
una
protezione, perché come beni immateriali le danze e i loro contesti
rischiano un'affrettata agonia, la negazione di una memoria storica,
un'invadenza consumistica e aggressiva dall'esterno e la difficoltà di
un
dinamismo sincretico cosciente e sedimentario.
* * *
È prevista la pubblicazione degli atti, con sintesi degli interventi
del
dibattito e un DVD allegato contenente documenti etnocoreutici, che
ogni
partecipante fornirà a propria scelta.
* * *
CONCERTO SERALE
Curzi (LE) - 13 agosto - h. 10
Cobla Minima (Gruppo di musica e danza catalana)
Es Revetlers (Gruppo di musica e danza di Majorca)
Phaleg - musica e danza della Calabria
Compagnia della scherma salentina
concetti si inventano, si logorano, mutano semantica, vengono destrutturati in un
processo iperdinamico, si aprono continuamente scenari nuovi, fra
bisogno di appartenenza culturale e flusso inarrestabile verso la globalizzazione.
Tante sono le questioni dibattute in questi anni in Italia: la scarsità
di studiosi specialisti, l'assenza istituzionale dell'università nella
formazione di ricercatori, la sporadicità e superficialità di molte
ricerche e la diffusa tuttologia informatica, i fenomeni di
micro-globalizzazione di forme coreutiche di successo, l'assenza di rapporti stabili con le
altre esperienze analoghe in Europa, la difficoltà delle comunità locali a
viversi in pace le proprie espressioni coreutiche, l'invadenza di
etnocoreofili, della spettacolarizzazione, dei media e del turismo etnico, l'assenza
di fondi per l'editoria specializzata e di materiali di studio, la
lievitata domanda di conoscenza e altre problematiche di grande interesse.
La scelta di confrontarsi con altri paesi che si affacciano sul
Mediterraneo e che in passato hanno avuto notevoli scambi fra loro, è dettata dal
bisogno di conoscere le situazioni limitrofe, di confrontare metodi di
rilevamento e di analisi, di individuare analogie repertoriali e contestuali, di
creare sinergie ed eventuali progetti comuni per la tutela e la valorizzazione
dei balli di tradizione, al fine di convergere con l'UNESCO sull'urgenza di
una protezione, perché come beni immateriali le danze e i loro contesti
rischiano un'affrettata agonia, la negazione di una memoria storica,
un'invadenza consumistica e aggressiva dall'esterno e la difficoltà di
un dinamismo sincretico cosciente e sedimentario.
* * *
È prevista la pubblicazione degli atti, con sintesi degli interventi
del dibattito e un DVD allegato contenente documenti etnocoreutici, che
ogni partecipante fornirà a propria scelta.
* * *
CONCERTO SERALE
Curzi (LE) - 13 agosto - h. 10
Cobla Minima (Gruppo di musica e danza catalana)
Es Revetlers (Gruppo di musica e danza di Majorca)
Phaleg - musica e danza della Calabria
Compagnia della scherma salentina
Re: Convegno internazionale sulle danze trad
[03-08-2007]
"È prevista la pubblicazione degli atti, con sintesi degli interventi del dibattito e un DVD allegato contenente documenti etnocoreutici, che ogni partecipante fornirà a propria scelta."
1. sarebbe un evento da festeggiare con una mbriacata;
2. già immagino quali saranno i "documenti etnocoreutici" che ogni partecipante fornirà a propria scelta.
Adesso faccio un DVD con "questi materiali", lo deposito da un notaio e poi facciamo un confronto.
Anticipo subito quelli che diranno: "Ma tutto sommato questi Professori ci campano con questa roba, gli è costato decenni di fatica, di spese, di sacrifici, ecc... Perché dovrebbero privarsene? Magari mettendolo a disposizione di gente senza scrupoli che lo utilizzerebbe in corsi di quarta categoria?"
1. Perchè molto di quel materiale è stato acquisito senza il consenso degli attori e, molto spesso, con metodi e apparecchiature talmente invasivi da modificare radicalmente il campo di rilevazione ed i fenomeni che su di esso si manifestano.
2. Perchè quello è patrimonio comune e ci si aspetterebbe, da questi signori, COME MINIMO un "risarcimento" morale delle comunità dalle quali quel materiale è stato attinto. Invece, molte delle persone filmate neppure sanno di essere presenti su fior di pubblicazioni.
3. Perchè solo in rarissimi casi le rilevazioni sono seguite da interviste ai soggetti oggetto di studio, per cui, spessissimo, lo studioso interpreta/analizza/pontifica a tavolino, senza aver sentito la "versione" di chi ha compiuto quell'atto.
D'altra parte, se io non posso andare ai Musei Capitolini e fotografare i reperti che voglio, perché questi Signori dovrebbero poter andare ovunque a riprendere qualsiasi cosa?
Credo sia arrivata l'ora di aprire (riaprire) un dibattito su: Il codice deontologico dei demologi italiani.
Re: Convegno internazionale sulle danze
[03-08-2007]
"1. Perchè molto di quel materiale è stato acquisito senza il consenso degli attori e, molto spesso, con metodi e apparecchiature talmente invasivi da modificare radicalmente il campo di rilevazione ed i fenomeni che su di esso si manifestano."
ho un ricordo confuso quest'anno di uno strano oggetto in cima ad una asta, con una specie di cocomero ricoperto di gomma piuma che inseguiva la processione al Pollino? ogni tanto spuntava e sopra le teste di tutti appariva questa strana giraffa che come un periscopio si intrufolava fra la gente, una specie di guardone camuffato! è questa rilevazione sul campo? è questa "osservazione passiva"?
Re: Convegno internazionale sulle danze trad
[03-08-2007]
Ma qui non stiamo parlando di ricerca scientifica.
Qui stiamo parlando di gente che è riuscita a piombare nel bel mezzo di riti religiosi collettivi, ha sfoderato microfoni "grossi come cocomeri" su aste lunghe 3 metri (non roba direzionale, no, troppo discreto) e telecamere di tutti i generi con riprese macro (non conoscono, forse, la parola zoom).
Non solo, ma per riprendere meglio i fedeli si è messa davanti alla Statua, indugiando sui particolari morbosamente più interessanti (le donne scalze, il pianto, l'estasi, ecc...)
E non stiamo parlando di pivellini o studenti, ma di FAMOSI PROFESSORI UNIVERSITARI con elenchi di pubblicazioni lunghe chilometri.
E quando gli ho chiesto (pur sapendolo perfettamente): "Ma chi sei?" "Che stai facendo qui?" "A chi hai chiesto il permesso?" "Che uso farai di questo materiale?" , questo parassita è scappato come una lepre.
IO LO ASPETTO AL VARCO, POI SE NE OCCUPERA' IL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI.
Ma la cosa più schifosa alla quale mi è capitato di assistere è che nel corso di una proiezione il parassita di turno si è anche permesso di fare apprezzamenti molto poco simpatici sulle vittime del suo voyerismo.
E' forse scienza questa? E' forse ricerca sociale?
Io so solo che nel mio campo ogni rilevazione che faccio deve sottostare a delle leggi dello stato e ad un preciso codice deontologico di autodisciplina, perchè la dignità delle persone è più importante dell'interesse di questi parassiti.
Re: Convegno internazionale sulle danze
[03-08-2007]
ahi avvocatista! hai messo il dito sulla piaga!
ma la scuola di antropologia in italia, o la scuola di etnomusicologia, che tradizione hanno? che storia hanno?
un grande antropologo direttore di un famoso museo di etnografia in europa, grande studioso che per anni è stato visto sparire per mesi e mesi nelle montagne e tornare a prendere fiato, sconvolto, a volte malato, sicuramente affaticato, quando gli venne chiesto, ma come si fa ad essere antropologi?
la risposta fu: vai nella giungla, trova la gente che ti interessa e vivi lì per alcuni anni. poi puoi tornare e cominciare a pensare alle cose che hai imparato, che hai osservato e che forse hai compreso.
"per alcuni anni"!
si sente spesso parlare di missioni sul terreno di alcuni "mesi"! (sic) per non parlare di studi di antropologia o etnomusicologia praticati con spedizioni di alcuni giorni, con ritorni magari di un giorno, e così via. certo, nel tempo queste spedizioni vengono ripetute e sommate matematicamente, magari la sintesi viene fatta dopo alcuni anni di "osservazione", ma non ci si ferma a considerare "quanto" effettivamente sia stata lunga questa osservazione!
c'è poi il caso di un fine antropologo italiano che per anni ha ricercato in un lontano paese esotico con queste "spedizioni sul campo a tempo determinato".
ma il tizio faceva studi antropologici senza parlare la lingua locale! si avvaleva di cosiddetti informatori o traduttori.
Quale verifica poteva avere sulla qualità di quello che stava facendo o riportanto ed infine osservando? sullo scarto fra ciò che osservava e l'interpretazione che ne dava l'informatore/traduttore?
eppure questo signore in italia ha fatto una fine carriera universitaria passando attraverso varie università!
forse non a caso la scuola "antropologica" o "etnomusicologica" italiana a livello internazionale non pare abbiano lasciato un segno molto evidente!
Re: Convegno internazionale sulle danze trad
[03-08-2007]
Caro Avvocatista, ti hanno fatto saltare la mosca al naso finalmente.
Ed ora, con il mio intervento, voglio anche andare fuori tema.
Ognuno di noi è ormai depositario di una, sia pure, piccola parte di un repertorio tradizionale raccolto più o meno fortunosamente, usando metodi più o meno invasivi con il risultato di salvare qualcosa.
Se mettiamo insieme il materiale in nostro possesso credo che potremmo avere una grande quantità di dati che sarebbe bello poter disporre gratuitamente e con procedure semplici (in questo forum già fu proposta un cosa del genere, ma la grande mole di lavoro previsto ci ha spaventato a tal punto che non ne abbiamo più parlato).
Il vecchio contadino o artigiano o pastore o ecc., nel momento in cui l'ho posto davanti al mio pur piccolo registratore, l'ho anche privato di spontaneità perché purtroppo ha avuto la paura di esprimersi correttamente (anche musicalmente parlando), però quella era l'unica occasione per "catalogare" una testimonianza che di li a poco non sarebbe più stata disponibile (si parla spesso di informatori ultraottantenni).
Ma allora come si doveva fare? Se eravamo nell'errore abbiamo fatto inconsapevolmente dei danni.
Come possiamo evitare in futuro di farne degli altri?
Rimunciando ad ulteriori "esplorazioni" oppure agire da antropologi (puntando da lontano e nascosti costosissimi apparecchi ultrasensibili ed ultradirettivi che non potremo mai acquistare)?
Inoltre c'è da dire che che il più delle volte il vecchio contadino ha ormai una sola occasione di suonare le sue musiche tradizionali: davanti al registratore di noi assatanati "ricercatori" (quant'è bella 'sta parola). Infatti nel suo paese il suo repertorio non interessa più a nessuno; già da tempo le feste sono gestite da amministratori che festeggiano a suon di ritmi latino-americani con tanto di culi e tette bene in vista (e meno male perché la musica è spesso inascoltabile).
Allora raccontiamo anche noi ciò che sappiamo, ed è ora di finirla che la tradizione musicale in Italia debba sempre essere raccontata dalle solite persone e rappresentata dagli onnipresenti "Notte della Taranta", "Tamburi del Vesuvio", "Acquaragia Drom", "Bosio Big Band", "ecc." impostici da chi gestisce i soldi pubblici.
Sarò ripetitivo, ma a me sembra che tutto si rifà ad un progetto di appiattimento della cultura popolare italiana.
L'Italia, a differenza di altre nazioni europee, è "Nazione" da solo 140 anni; troppo pochi perché il Sud dimentichi le ferite che gli sono state inferte. Sono 140 anni che i governi si adoperano per livellare le differenze etnoculòturali (guarda caso a modello del nord, mai viceversa). Il Lazio, grazie all'influenza di un governo troppo presente, ha di fatto ripudiato le proprie radici, e prova quasi vergogna per la persistenza di sacche di territorio dove la tradizione è dura a morire (vedi la zona di amatrice e l'alta Ciociaria).
Può sembrare una guerra persa, ma se cambiamo il fronte della battaglia potremo salvare qualcosa facendo veicolare la "nostra Musica" al di fuori dei canali "canonici".
So che può sembrare un'utopia perché sono i soldi che "mandano l'acqua verso l'alto"; proviamo ad iniziare una sequenza di scambi tra i nostri territori cercando di pareggiare le spese vive (Viaggio, vitto e alloggio) con la massima libertà di repertorio pur nel rispetto delle tematiche da noi programmate e/o proposte e con la pregiudiziale che nessun amministratore pubblico debba metterci il naso (questo naturalmente vuol dire dover rinunciare a finanziamenti che farebbero molto comodo).
Potremmo proporci, su questo forum, sugli argomenti di cui siamo più a conoscenza.
Per primo mi offro come esperto di esecuzione musicale di saltarello laziale, di stornelli e canti da osteria.
Costruiamo insieme questo binario parallelo, proponiamo "l'altra cultura".
Pino
Re: Convegno internazionale sulle danze
[03-08-2007]
caro pino,
sono daccordissimo sul piano parallelo e l'idea di una altra cultura.
non sono daccordo invece sul fatto che gli anziani non abbiano più quasi possibilità di esprimere i loro canti, balli, tradizioni ecc. penso piuttosto che si sia avuta come una reazione a questa invasione di cannibali.
a scapoli si è assistito a un crescendo di follia e non tanto per le questioni comune/organizzatori ecc. di cui abbiamo tutti parlato, ma per l'arrivo dei cannibali della musica popolare, quelli che addentano l'hamburger e si ingozzano senza ritegno, maschi e femmini, giovani e non! guarda che questa avidità, questo consumismo cieco secondo me ha colpito anche i non più giovani e purtroppo spesso le donne!
ed i vecchi, oppure diciamo i portatori di tradizione, perchè a scapoli c'erano anche bambini che suonavano zampogna, ciaramelle, organetti, erano letteralmente sopraffatti. e alla musica a palla del palcoscenico del comune avventato corrispondeva il ritmo ossessivo dei djembè o come si scrive! e quelli non erano pagati da nessuno se non dalla loro follia incontrollata!
e la notte fino alle 5 del mattino sempre questi invasati pare che abbiano scampanellato alle porte divertendosi da matti, e credimi, visti con i miei occhi, lì vivevano vecchietti neanche tanto forti e sani!
allora, i gruppi che citi in realtà nel corso dei loro "interventi" musicali mirano proprio a questo tipo di sballo folle che nulla ha a che vedere con la "cultura", ma una cultura che per quello che ho visto nel corso dell'ultimo anno girando, silenziosamente, in punta di piedi, nei posti dove ancora pochi vanno, esiste!
esiste cultura, tradizione, emozione, empatia, fede e anche giovani che vogliono ancora crederci, imparare e portare avanti insieme ad anziani che sono ancora felici di poter offrire!
ma che fare? e come fare? io nel mio piccolo per ora mi tengo dentro il nome di questi posti nella paura che anche lì arrivi la ......globalizzazione!
Re: Convegno internazionale sulle danze
[03-08-2007]
caro pino,
sono daccordissimo su questa idea di costruire un piano parallelo, una altra cultura.
ma non credo invece che gli anziani non abbiano più quasi possibilità di esprimere i loro canti, balli, tradizioni ecc. penso piuttosto che si sia avuta come una reazione a questa invasione di cannibali.
a scapoli si è assistito a un crescendo di follia e non tanto per le questioni comune/organizzatori ecc. di cui abbiamo tutti parlato, ma per l'arrivo dei cannibali della musica popolare, quelli che addentano l'hamburger e si ingozzano senza ritegno, maschi e femmini, giovani e non! guarda che questa avidità, questo consumismo cieco secondo me ha colpito anche i non più giovani e purtroppo spesso le donne!
ed i vecchi, oppure diciamo i portatori di tradizione, perchè a scapoli c'erano anche bambini che suonavano zampogna, ciaramelle, organetti, erano letteralmente sopraffatti. e alla musica a palla del palcoscenico del comune avventato corrispondeva il ritmo ossessivo dei djembè o come si scrive! e quelli non erano pagati da nessuno se non dalla loro follia incontrollata!
e la notte fino alle 5 del mattino sempre questi invasati pare che abbiano scampanellato alle porte divertendosi da matti, e credimi, visti con i miei occhi, lì vivevano vecchietti neanche tanto forti e sani!
allora, i gruppi che citi in realtà nel corso dei loro "interventi" musicali mirano proprio a questo tipo di sballo folle che nulla ha a che vedere con la "cultura", ma una cultura che per quello che ho visto nel corso dell'ultimo anno girando, silenziosamente, in punta di piedi, nei posti dove ancora pochi vanno, esiste!
esiste cultura, tradizione, emozione, empatia, fede e anche giovani che vogliono ancora crederci, imparare e portare avanti insieme ad anziani che sono ancora felici di poter offrire!
ma che fare? e come fare? io nel mio piccolo per ora mi tengo dentro il nome di questi posti nella paura che anche lì arrivi la ......globalizzazione!
Re: Convegno internazionale sulle danze trad
[06-08-2007]
Ciao Avvocatista,
tu poni una questione che, sì, sarà pure reale, ma che rischia essa stessa di divenire accademica, e confinarsi - da sé - nel mondo medesimo della deontologia. Certamente ci sono alcuni demologi che ir-rompono, ma mi pare che nell'ambiente dei ricercatori, altri, il problema se lo sono comunque posto. Inoltre, ripeto che la ricerca scientifica è di per se stessa (in qualunque campo) "invasiva": ciò, perché il ricercatore rende la realtà un fenomeno, un oggetto al di fuori di se stessa; perché il ricercatore deve penetrare con la sua persona o attraverso gli strumenti "nella" realtà oggetto di studio; ed anche perché nel trarre conclusioni "interpreta" la realtà mortificando la capacità della realtà di auto-disvelamento ed affermazione.
Ma al di là di questa chiacchiera inutile, certamente non si può pensare che il problema deontologico di "qualche" ricercatore (non sono certo migliaia !) possa davvero essere un reale disastro per i riti e, comunque, le tradizioni popolari. Ovviamente la "desertificazione" delle tradizioni ha ragioni e cause ben diverse. E' inutile e tedioso qui ricordare il mutamento della società causato dal cambiamento economico, etc. etc. etc. bla, bla, bla, bla... e quindi dei valori e dei miti che soprattutto attraverso la televisione hanno reso tutto spettacolo. Sai bene che anche gli "anziani" - che spesso mitizziamo - oggi sono abbondantemente pervasi dalla cultura televisiva e dai valori che questa esprime... anzi, imprime. Quando mi capita di fare ricerca, molte volte domandano di quale emittente televisiva si tratti (...solo perché mi vedono portare in mano dondolante una telecamerina); e molto spesso si "sanno mettere" anche in bella posa - da brave star - tutti contenti appassionatamente per la ripresa video. Questo della miti e dei valori televisivi è un problema pesante che fa passare, consentimi, la questione deontologica di quei quattro fastidiosi ricercatori - seppur degna di riflessione ed attenzione - una brezza rispetto all'uragano che già da tempo imperversa... ed aumenta di intensità.
Aggiungo pure che quel 5-10%, che s'è salvato dalla devastazione prodotta dal mutamento economico-sociale-culturale degli ultimi 30 anni e dalla TV, lo stanno piano piano "scorticando" la lobby dei "maestri" di musica tradizionale, MOLTI (non tutti, non fraintendermi !) dei quali (qui sì che si dovrebbe invocare deontologia... ma anzi una mazza di ferro !), ai ragazzi che s'avvicinano - per esempio, che so ? - all'organetto, insegnano il "Valzer dell'uccellino", come m'è capitato di ascoltare qualche sera fa qui in un paese del Molise ! :-(
Insomma, a due ragazze di un paese che, come tanti altri, ha un patrimonio tradizionale musicale e coreutico molto vasto, il "maestro" che fa ? ...gli insegna il "valzer dell'uccellino" ed amenità del genere. Deontologia vorrebbe che, se io insegno uno strumento tradizionale nel paese vicino, dovrei imparare io per primo le suonate che lì si fanno, ed avere il buon senso quindi di insegnare ai ragazzi del posto innanzitutto quelle suonate.... poi posso pure dirgli che esiste il valzer dell'uccellino o insegnargli la saltarella amatricio-teramana-pizzicarola (e comunque sarebbe 'na cazzata), come spesso si sente eseguire da 'sti ragazzi così allevati, o fargli suonare pure i Beatles; ma è doveroso che apprendano comunque il patrimonio locale.
Ed allora, come vedi, il problema del ricercatore (uno ogni tanto che si vede) rompicoglioni e rapinatore appare davvero piccolo come una piccola mosca.
Non c'è proporzione davvero ! Non so se riesco a spiegarmi.
Questione di alternative ai festival più o meno casinari..... chi lo dice all'altra lobby: quella dei suonatori ?
E qui sollevo un vespaio, lo so, perché nessuno in giro ne vuole parlare. Tabù !
Quanti sono quelli che davvero sono portatori della tradizione ?
La circostanza che io scriva una poesia in cinese non fa di me un poeta cinese.
Ma "soprattutto": quanti sono quelli disposti a rinunciare ai guadagni (più o meno lauti) e/o al prestigio personale quasi da star (appunto come da spettacolo televisivo), insomma all'effetto palco ?
Quanti sono, insomma, davvero disposti a rinunciare alla formula - inutile per la tradizione - del Festival ?
Mistero della fede !
Amen.
Lo so: non ho davvero nessuna qualifica né referenze per scrivere queste cose.... però chess' è !
Re: Convegno internazionale sulle danze trad
[06-08-2007]
A Kukurni:
Purtroppo insisto nel dire che, almeno dalle mie parti, gli anziani non hanno più la possibilità di esternare la propria tradizione musicale da almeno vent'anni. Questo perché il martellamento dei mass-media ha inculcato nella loro testa la vergogna del proprio passato, un passato che traspare dal saltarello, dalla tarantella, ecc.
Questa senzazione di disagio l'avvertii gia ai tempi delle mie prime "esplorazioni", anche nei paesi più lontani dalle grosse vie di comunicazione. Ricordo che gli anziani mi suonavano per primo, offrendomi da bere un "vermouth" (vino liquoroso diventato di moda nei tempi moderni), brani di musica commerciale appresi dalla radio o dalla televisione (Marina, Campagnola Bella, Romagna e Sangiovese, ecc.) poi, continuando la conversazione, si rendevano conto che ero veramente e benevolmente interessato al racconto della loro vita, mi proponevano di bere del vino al posto del vermouth e mi suonavano il saltarello o la ballarella.
Caro Samnispentorum (poi mi dirai cosa vuol dire),
hai ragione nel definire la discussione accademica, però può farci capire non cosa accade ma quanta voglia abbiamo di non farci condizionare, ed allora rinnovo la proposta di formare un binario parallelo dove potremmo evitare di farci cannibalizzare senza per questo dover rinunciare ad ingaggi remunerati.
Sono già quattro anni che, insieme a Raffaele Mallozzi, organizziamo "la sera tardi dell'Organetto" ed è una manifestazione sugli stili più disparati dove i musicisti addirittura si autopropongomo numerosi pur coscienti di non prendere nemmeno un euro di rimborso, ed è sempre stato un evento ad alto livello.
Rinnovo la mia disponibilità alla formazione del circuito di scambio, può servire anche a fare una mappatura della musica tradizionale al giorno d'oggi.
Sarà faticoso e forse utopistico ma sicuramente se non ci sono soldi da gestire non ci sarà nemmeno "trippa per gatti".
Re: Convegno internazionale sulle danze trad
[06-08-2007]
Ciao Pino, innanzitutto vorrei dirti che avevo letto il tuo primo intervento in questo argomento ed ho condiviso sostanzialmente un po' tutto il tuo discorso, e la tua analisi; così come la prima parte - che quella di carattere generale - nel tuo ultimo precedente intervento.
Certo, gli anziani anche si vergognano tutt'ora del loro passato (i giovani - poi - non ne conoscono quasi alcun tratto, perché gli anziani lo hanno rimosso): a me è capitato addirittura che un anziano mi dicesse che, come il paese si "evoluto" con l'arrivo delle strade e delle altre "meraviglie" della modernità, si è anche evoluto al livello di balli: << ...noi qui però facciamo anche i balli moderni, eh...... >>.
E' il grosso problema per cui oggi, almeno da me, per far passare in una festa di piazza la suonata dell'organetto, si fanno salire sul palco i ragazzetti. E' un modo di accattivare, di incuriosire i presenti (attraverso quindi una dinamica da spettacolo); e pertanto di far accettare qualcosa che oggi non si ritiene più cosa seria (...per questo - no ? - la si lascia al sollazzo dei bambini).
Al riguardo mi sovviene, Pino, la teoria lanciata da una simpatica e brava antropologa abruzzese: la "Sindrome del Cafone", secondo la quale si tende ad avere la convinzione che il proprio patrimonio culturale (e quindi se stessi) sia inferiore, se non deprecabile, rispetto a quello di altri.
E', se vuoi, la stessa Sindrome dell'Americano a Roma (film con A. Sordi... ATTUALISSIMO oggi in Italia) o che ci fa dire che la Toscana è l'unica bella, brava e buona Regione in assoluto. E' la sindrome che certo non aiuta le zone interne, i paesi a recuperare il proprio orgoglio, i propri saperi, i suoi veri sapori (non solo culinari), il proprio patrimonio culturale unico, in una parola le proprie potenzialità, che sono anche garanzia di coesione sociale: tessuto connettivo attraverso il quale vengono generati gli effetti positivi di successo personale, ma anche di sviluppo di una collettività.
Lo so: non ho alcuna referenza né titolo di studio per scrivere queste cose, ...ma chess' jè !
Samnis-pentrorum = Sannita dei Pentri (i Pentri pare fossero una tribù, una parte dei Sanniti)
Re: Convegno internazionale sulle danze
[07-08-2007]
grazie Pino per la risposta!
concordo con le cose che dici, in verità vere, ma rimango ottimista e qualcosa l'ho vista negli ultimi tempi, poco, pochissimo, molto ben celata, sia fra i vecchi che i giovani, e la speranza è come rinata, speriamo!
vermouth? si, divertente, è vero a me veniva dato con mio fratello un bicchierino di vermouth dolce bianco la notte di capodanno per brindare insieme ai miei nonni, perchè i genitori erano a bisbocciare! e che buono che mi sembrava! soprattutto quel fondo aromatizzato! hahahahahaha
direi che il vermouth ha preso il posto del rosolio piuttosto che del vino! o forse del vino dolce, quello che veniva offerto alle signore!
ma un pensiero tira l'altro e così per associazione arrivano le boccie, il tre sette, scopa....
perchè in verità è tutta una lunga storia che si dipana lungo un filo, non credi?
per questo oggi non riesco più a pensare musica, canto, ballo come tre momenti scissi, almeno nella cultura popolare. sono tre elementi strettamente interconnessi, che si nutrono reciprocamente e dove comanda in primo luogo il sentire piuttosto che la abilità, la grande maestria.
sarebbe molto bello sedere intorno ad un tavolino e chiacchierare sotto l'ombra del pergolato con un bicchiere di vino in mano piuttosto che attraverso questo mezzo così "incredibile"! e riprendere la dimensione del tempo e dello spazio, no?
Re: Convegno internazionale sulle danze trad
[07-08-2007]
Hai ragione Kukurni, il forum è stato prezioso perchè ci ha messo in contatto e, pur essendo lontani, ci fa interagire con facilità; però ci fa anche da paravento sottraendoci la senzazione di guardarci negli occhi mentre si parla.
Già nel post 103 degli stornelli, proposi di progettare un incontro tra i forumisti, ma le difficoltà non sono poche, logisticamente parlando.
Visto l'argomento, potremmo mascherare l'incontro da convegno etnoantropologoconviviale, dove, rigorosamente con un buon bicchiere in mano, si possa discutere di come virtuosismo e/o maestria (che faticosamente raggiunte creano incomunicabilità con la gente) cedano il passo alle appassionate esecuzioni musicali dei musicanti del popolo per il popolo in mezzo al popolo.
Oggi, che non ho il vermouth, brindo virtualmente con te con un bicchierino di liquore alla genziana.
Ciao
Pino