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Stai rispondendo al messaggio di: Quirino
[26-09-2011, a  09:18]
Re: Tradizione e Folklore
Penso che un argomento del genere non possa essere affrontato in maniera tranchant ma tramite una visione dialettica dei processi, metodo che più si adatta a un discorso scentifico.
La storia è storia, e ciò che è successo non lo si cambia purtroppo. Il regime fascista (o meglio la sovrastruttura politica che il capitalismo italiano aveva in quel periodo) influenzò solo in superficie la cultura delle classi subalterne, in quanto i processi di omogeneizzazione ed appiattimento dei diversi aspetti culturali presenti nella penisola viaggiavano su binari loro inarrestabili, dovuti all'esigenza del capitalismo di unificazione statale ed uniformazione della produzione economica, processo che va ancora avanti oggi infatti e che è sotto gli occhi di tutti. Quel che ci lasciò il fascismo (ma ci ha lasciato purtroppo lasciti molto peggiori di cui scontiamo ancora oggi molte cose) vu appunto quella patina forzata e un po patetica nel campo delle tradizioni popolari, di uniformità a un presunto costume nazionale italico. Questo accadde perchè, da una parte il mondo contadino era in via di disgregazione e dall'altra la classe operaia aìveva preso sonore batoste. Inotre da sempre le classi popolari sono "spugne" assorbono molte cose, le riciclano e le fanno proprie inconsapevolmente. Molto sarebbe stato distrutto comuqnue dal capitalismo e paradossalmente i gruppi folkloristici degli anni '60 hanno permesso inconsapevolmente di salvare molte cose. Quindi le cose sono molto più complesse e sfaccettate, secondo me ogni situazione va valutata caso per caso.

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