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[29-02-2008, a 21:11]
Re: Sanremo
Il mio pensiero l'ho espresso sopra e non voglio più rendermi ridicolo ne tanto meno voglio perdere la mia ingenuità.
Però voglio porvi una riflessione affinchè chi pensa di avere la verità a portata di mano abbia, come diceva Bobbio, quantomeno il dubbio di sbagliare. Se persisterà il dubbio allora vuol dire che avremo ancora speranza.
La riflessione la dedico a Betsabea e a chi è padrone di questa affermazione "Eroi e paladini della musica di tradizione sono solo coloro che da 30-40 anni lo fanno senza alcun interesse economico."
Per il canto delle zampogne, "lo canto alla zampogna", occorrono suonatori dai polmoni possenti e dalla voce forte e piena di corpo.
Per l'accordatura lo zampognaro porta con se tutto un armamentario di ferri detti nel Lazio "stuzzicarelli" e un blocco di cera vergine. Tuttavia lo strumennto presenta difficoltà di manutenzione e di cure assidue. Questa è una delle ragioni principale che hanno portato alla sua sostituzione da parte dell'organetto.
Ma l'organetto con la sua tecnica differente, l'abbandono del bordone, la scala temperata ha portato notevoli cambiamenti stilistici. Il suo minor bisogno di cure e di manutenzione, il suo superare le mille difficoltà della accordatura ha permesso una maggiore facilità a fare musica insieme. Però ha portato, data la sua scala temperata, alla tendenza a dimenticare tutte le sottili, stupefacenti INNANZ di passaggi, di vaghezza, di allontanamento propri dei modi non temperati.
Molti degli strumenti più belli del passato giaciono nelle tombe insieme ai corpi dei cantori e dei suonatori defunti.
La Zampogna, strumento principe della musica contadina del sud è pure il simbolo dell'espressione artistica di una società povera, arretrata e che certo non godeva della propria condizione.
Il pastore zampognaro viene irriso e irrisa e disprezzata è la sua vità randagia. Ecco una canzone di satira della condizione del pastore che ha dimenticato, vivendo in solitudine, come si fa l'amore:
Mariteme e' pastore e se ne vene a ogni quindicina
vene da fora se mette a nu cantone di lu foco
'Vieni, marite mie, venite a cucca' chi agghie mise le bianche linzola'
'Mugghiera mea, cuccati sola, chi jie me mette accanto a li muntona'
'Maria quant'e' crape lu pastore ca crede cchiu' a li muntona che all'amore'
Anche la zampogna viene irrisa e trattata con fastidio sia dalla classe colta che dalla classe media e artigiana. C'è da credere che non molti giovani aspirassero a vivere da pastori e andare in giro con la zampogna a lato. C'è da credere che fossero di più i giovani oziosi oppure volti a menare la vità da briganti per avere quei facili vantaggi che la vita da pastore non poteva certo dare.
"A me non mi tiene più voglia di lavorare, bisogne che uccida qualcuno per andare a fare il brigante nella montagna".
Il contesto sociale in cui si esprimevano gli zampognari ci può facilmente comprendere come questa musica oltre ad essere non apprezzata e aiutata dalle classi colte, veniva in parte scostata e disprezzata anche dalla classe povera. In Abbruzzo ad es. gli zampognari vengono chiamati "scopinari". Nella valle di Comino l’espressione "é n’ Zampgnar’" come blasone popolare, sta ad indicare una persona rozza e sfaticata che, come lo zampognaro, vuol vivere alla giornata col suono dello strumento. Una contadina di Velletri solo una quarantina di anni fa a chi li chiese come mai portasse la radiolina nei campi e non cantava più i canti della tradizione rispose in un modo che non ha bisogno di commenti: "perchè quelli sono canti della miseria".
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