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Stai rispondendo al messaggio di: Ronna Paulina
[20-09-2007, a  19:02]
Re: Valore simbolico gestualità danze Campan
Secondo il mio parere, la parola è: “discernimento”. Cioè, ho un grande rispetto per il lavoro del Maestro De Simone e mi rifiuto di archiviare la gestualità delle danze popolari campane come vuota di significati comunicativi, come casuale, strampalata, campata in aria. Nello stesso tempo: non riconosco “tutti” quei precisi significati, per di più ricondotti quasi ossessivamente ed esclusivamente a sesso e morte. Concordo con voi, nella vita reale e quotidiana balliamo e godiamo con spontaneità, così come mangiamo e beviamo, e come dice Tiziano, senza farci troppe seghe mentali.
Però... ci può essere il tempo per danzare in modo spontaneo e diretto e il tempo per riflettere “sul” linguaggio della danza? Secondo me sì. E’ un pò come mangiare. E’ vero, quando mangio mi dico: “Mmmmmmmmmmhhh, che bel gelato goloso! Ora me lo gusto a poco a poco..” . Posso anche evitare di pensare (per non farmelo andare di traverso) che contiene (che ne so?) i trigliceridi, i grassi, gli zuccheri, ... ma ciò non toglie che su un libro del nutrizionista questi ci siano. E che nei friarielli ci siano le vitamine, nelle salsicce le proteine, negli spaghetti i carboidrati, ai quali io non penso (beh, diciamo, CERCO di non pensare... poi sapete la dieta bla bla bla...) nel pasto della vita quotidiana, reale e concreta.
(E ringraziate Iddio che non abbia fatto l’esempio di un’altra pulsione primaria anzichè quella della nutrizione)
Anch’io, quando danzo non faccio analisi e penso a divertirmi e a godermi il profumo della vita, come così bene evidenzia Kukurni.
Quando ci rifletto su, però, nella gestualità, negli sguardi, nelle posture, io ci vedo qualcosa: gesti desunti dal lavoro e dalla vita contadina (spezzare la pasta, setacciare, tirare l’acqua dal pozzo, mietere, cogliere la frutta dagli alberi...); espressione e comunicazione di: gioia, spontaneità, divertimento, energia vitale...; approccio, avvicinamento, ricerca della giusta intesa e sintonia, sensualità, sì a volte anche il gioco di corteggiamento, fuga, rifiuto o accettazione, non si può negare quest’aspetto, così come non lo si può considerare come l’unico; ma anche sfida, competizione, a volte aggressività, durezza (anche a seconda delle differenze stilistiche locali).
Ecco, tento di esercitare la virtù del discernimento e di farmi un’idea mia, prendo gli insegnamenti degli antropologi “cum grano salis”, ma cerco di non buttar via il bambino con l’acqua sporca...

E siccome, oltre al tempo per la danza e quello per riflettere su di essa, c’è anche il tempo per parlare e quello per tacere, finalmente buon per voi taccio, vado a preparare la porrata con cacio e uova e la parmigiana di melanzane perchè con tutta questa meta-danza lo stomaco di Remì non si riempie.

Ma aspetto altri pareri, eh?...



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