Stai rispondendo al messaggio di: Marcello Megna
[14-05-2008, a 07:23]
Re: Sfida all'ultimo stornello "DUE"
Filastrocca sparagnina
Vi racconterò la storia
Di un artista pien di boria
Il suo cuore, ci scommetto
È davvero un organetto.
Il suo nome? Tale Abrogio
Freddo come un orologio.
Un bel dì suonò a Verzino
Un simpatico paesino
In provincia di Crotone
Pieno di persone buone.
Gli altri tre della sua banda
Non trovando una locanda
Domandaron di venire
Un giorno prima per dormire.
”La Ginestra”, associazione
Lor trovò la soluzione
Posti letto e un ristorante
Prospettiva assai allettante!
Così il trio sparagnino
Fu alloggiato con Tonino
Un tarantellaro vero
Calabrese e cuor sincero.
Con Tonino all’organetto era proprio un bel quartetto
Portò pur la serenata
A una donna appen sposata.
Cibo e vino a volontà
Ma che gran cordialità!
E che gran bella sorpresa
L’accoglienza a loro resa.
A quei tre sembrò allor carino
Omaggiare allor Tonino
E gli chiesero di fare
Insieme un pezzo nel finale
Del concerto, l’indomani
Insomma… un pezzo a 10 mani.
Così provaron per due ore
Con impegno e con amore
E poi si aggiunse all’organetto
Un tal Giovanni, Bravo e schietto.
Anche lui fu contemplato
Nel finale “concertato”
E ora sol l’approvazione
Ci volea del gran padrone.
L’indomani arrivò Ambrogio
Freddo come un orologio
Dritto dritto come un falco
Per provare sopra il palco.
Quando Paolo gli illustrò
Il progetto, disse: “No!”
“Pezzo troppo sputtanato
Quel che avete preparato!”
Quella sorta di pretesto
Rese il poverino mesto
E quando in casa ritornò
Disse: “Il capo ha detto no”.
Ma quel no divenne un sì
Quando i 5 andaron lì
Da lui a proporgli di suonare
Un altro pezzo nel finale.
Però a fine esibizione
Grande fu la delusione
Sparagnino salutò
E nessun dei due chiamò.
Non la prese a mal Tonino
Ma al contrario Giovannino
Che si era vestito a festa
E disse: “Gli spacco la testa!”
“Ma che stronzo questo Ambrogio!”
disse Paolo, mogio mogio
“Era meglio un no sicuro
e non prenderli per culo!”
Quando i tre vider Tonino
Al ristorante di Verzino
Insiem si misero a mangiare
Era notte e avevan fame.
Si scusaron nuovamente
E Tonino: “Non fa niente”
Anzi aggiunse: “E Sparagna?
Come mai con noi non magna?”
“Mah, dev’essersene andato” disse Paolo imbarazzato
“Troppo stress, quello lì schioppa!”
come a metterci una toppa.
Ma ben altro era il motivo
Dell’Ambrogio fuggitivo:
La sua gran vigliaccheria
Fa la finta e scappa via!
Etnomusicologia? Che chimera, che utopia!
Se non riesci a rispettare
Il sentimento popolare.
Lui lo trovi dappertutto
Sparagnino farabutto
E trillillì e trallallà
Oggi qui, domani là.
Perché il fine dicitore
Dell’Ambrogio incantatore
Non ci recita a gran bocca
Questa allegra filastrocca?
Non è favola, è realtà
La sua gran disonestà:
Lui racconta, mercenario
Solo un mondo immaginario.
E finisce qui la storia
Di un buffone pien di boria
Certo è che con Sparagna
L’arte no… non ci guadagna.
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