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[13-03-2007, a  23:38]
Re: Quaresima, magro/grasso, trad popolari
questa invece l'usanza del Cilento:

"Resiste ancora in alcuni paesi la simpatica usanza di fa' la Quarajésema, cioè di costruire una bambola di stoffa dalle sembianze di vecchia ed appenderla ad una finestra, subito dopo che si è sciolto il corteo di Carnevale. Ha le stesse caratteristiche della maschera e in più le viene attaccata sul posteriore un'arancia, sulla quale sono infilzate sette penne di gallina scacàta, cioè che non fa più uova. Queste vengono poi tolte una per ogni venerdì e bruciate. Infine il Venerdì Santo viene bruciata la Quarajésema con l'ultima penna e l'arancia.

Tutti i riferimenti mitologici di questo rito sono connessi con i simboli della Morte che sembra aver preso momentaneamente il sopravvento sulla Vita. Lo stesso pupazzo della Quarajésema è una pupa re pèzza, cioè una bambola di stoffa, ma che ha i caratteri della non prolificità e della non-festa (è a lutto, è vecchia, reca le penne di una gallina che non fa uova); mentre la bambola è sempre nei giochi delle bambine il simbolo della maternità.

Ecco come la Quaresima è cantata in queste strofe, nelle quali emergono i caratteri che la fantasia popolare attribuisce alla maschera:

Quarajésema cuossi-stòrta
Ja girànno pe into l'òrta
Se jettào pe nu muro
E se ruppètte l'uósso ru culo
Quarajésema cuossi-stòrta
Ja arrubbànno menèstra a l'òrta
La `nguntrào Carnulevàro
E `a pigliào cu nu palo
Quarajésema cuossi-stòrta
A lu spitàle se ne jètte
E ncapo re quaranta juórni
Accussì dda' fernètte."


.............
Tratto da: AMEDEO LA GRECA, Guida del Cilento 2, Il Folklore, Centro di Promozione Culturale per il Cilento, Acciaroli, 1990



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